Omicidio Boiocchi, i sospetti degli ultrà su Bellocco. «C’è di mezzo quel nanetto»
Prima degli arresti del mese scorso c’è stato un periodo in cui il gruppo, quello indagato dalla Dda di Milano, sospettava del rampollo di ‘ndrangheta e di Andrea Beretta

LAMEZIA TERME Dubbi, supposizioni, ricostruzioni vere o presunte. Tutto per cercare di individuare i responsabili dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, il capo ultrà dell’Inter ucciso la sera del 29 ottobre 2022 sotto casa nel quartiere Figino, periferia Ovest di Milano. E quando amici, ultrà ed ex soci si ritrovano a parlare, ecco che il discorso inevitabilmente scivola proprio sul suo brutale omicidio. E c’è chi si lascia andare a teorie più o meno credibili, annodando i fili della logica criminale che, spesso, in queste occasioni nasconde una verità. Poco più di un mese fa è scattato l’arresto per 6 soggetti, tra cui i presunti esecutori materiali dell’omicidio Boiocchi, uno dei quali individuati nel calabrese Pietro Andrea Simoncini (cl. ’83) di Vibo Valentia, chiudendo il cerchio dopo oltre due anni e mezzo.

L’estate 2023
Tornado all’estate di due anni fa, quando cioè la pg, su delega della Distrettuale antimafia di Milano, sta monitorando alcuni degli elementi chiave delle curve di Inter e Milan e si imbatte in una animata discussione. Tema centrale la gestione dei parcheggi dello stadio “Meazza” di Milano, coinvolgendo Mauro Russo (cl.’ 58) e il fratello, oltre a Gherardo Zaccagni, milanese classe ’71 per il quale la Procura meneghina ha già chiuso le indagini dopo l’inchiesta “Doppia Curva”. Mauro Russo, invece, è stato arrestato solo qualche giorno fa nel blitz legato alla stessa inchiesta che fa da sfondo ad una serie infinita ed intricata di vicende che legano ultrà nerazzurri e rossoneri.
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I sospetti su Beretta e Bellocco
È il 20 luglio 2023 e il discorso fra i presenti si concentra presto sulla morte di Boiocchi. Quando Zaccagni ipotizza che Boiocchi potesse essere stato ucciso su ordine di Andrea Beretta e Antonio Bellocco. E ancora, sempre secondo Zaccagni, Pino Caminiti che effettivamente aveva contatti anche con Giuseppe Calabrò, pur non avendo nulla a che fare con le dinamiche della curva, «comunque aveva dei collegamenti con tale contesto e soggetti» racconta, «creando un link con la società dell’Inter che era il vero nocciolo della questione». E mentre continua il dialogo tra i fratelli Russo, propensi a “destituire” Caminiti per dare un segnale di discontinuità e Zaccagni, contrario invece perché avrebbe significato l’implicita ammissione di consapevolezza di aver avuto tra i dipendenti un soggetto legato alla criminalità organizzata, il discorso tornava all’omicidio Boiocchi. Ancora Zaccagni, infatti, spiegava ai soci di aver saputo che Peppe Calabrò non era al corrente di chi avesse commissionato l’omicidio del capo ultrà interista, non escludendo che a volere la morte del pregiudicato milanese potessero essere stati proprio Beretta e Bellocco così da prendere in toto la gestione della curva. Mauro Russo, dal canto suo, spiegava di aver avuto con Boiocchi una lite furiosa, quasi violenta. «(…) io l’ho mandato a fanc*lo e stavo facendo a botte qui fuori…».
«C’è di mezzo quel nanetto»
Beretta e Bellocco, dunque, erano stati indicati quali «responsabili» della morte del capo ultrà dell’Inter. Ma non solo. Un’altra pista seguita dal gruppo, sempre durante il dialogo del 20 luglio 2023 intercettato, era quella del narcotraffico. «(…) l’hanno ammazzato per me roba di droga… lui faceva da garante, me l’ha detto Ricky…», mettendo in mezzo un presunto gruppo di soggetti albanesi. Una ipotesi, però, non condivisa da Mauro Russo. Quest’ultimo, infatti, irrompe del discorso tornando ad indicare quale responsabile, a suo dire, Antonio Bellocco. «(…) secondo me c’è di mezzo quel nanetto… quel nanetto, quel nanetto…» insiste Russo, perché, come raccontato ai presenti, «quando… c’era una batteria di calabresi che finché c’era Walter e Corrado non rompevano il cazzo…». (g.curcio@corrierecal.it)
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