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Tirocinanti, il piano B della Cgil: «Utilizziamoli anche negli enti subregionali»

La Nidil e la confederazione calabrese lanciano la proposta alla Regione, al governo e agli enti locali. E invocano maggiori risorse

Pubblicato il: 16/05/2025 – 12:50
Tirocinanti, il piano B della Cgil: «Utilizziamoli anche negli enti subregionali»

CATANZARO Prevedere la possibilità di utilizzare i tirocinanti anche negli enti sub regionali. E’ questa la proposta che la Nidil Cgil e la Cgil Calabria hanno presentato oggi sotto forma di un piano straordinario di contrattualizzazione dei tirocinanti Tis. A lanciare la proposta in una conferenza stampa a Catanzaro il coordinatore Nidil Cgil Calabria Ivan Ferraro, il segretario Cgil Calabria Luigi Veraldi, il segretario generale Cgil Calabria Gianfranco Trotta.

La proposta

«Oltre alle stabilizzazioni già previste presso alcuni enti locali – spiega Ferraro – proponiamo di ampliare le possibilità anche ad altri enti subregionali presenti in Calabria. L’obiettivo è offrire ai lavoratori più di un’unica prospettiva – cioè quella della stabilizzazione presso i Comuni – consapevoli delle difficoltà che questi enti locali stanno affrontando da tempo. In questo modo, si potrebbe alleggerire il carico sugli enti locali distribuendo il bacino del precariato anche su altri enti regionali o subregionali. Attualmente siamo in una fase delicata, con la scadenza imminente della manifestazione di interesse tramite piattaforma, per la quale abbiamo già fornito indicazioni e supporto. La proposta che abbiamo presentato – rimarca il coordinatore Nidil Cgil – si compone di due parti: una ricostruzione storica del bacino di precariato, utile a contestualizzare la situazione attuale, un’analisi del percorso in corso, che include l’impegno condiviso con la Regione Calabria di completare un primo step attraverso il prepensionamento di circa 1.200 unità. Per il resto del bacino, siamo in fase di sensibilizzazione verso gli enti pubblici. La Regione ha previsto un voucher per incentivare le stabilizzazioni, ma siamo consapevoli che si tratta solo di una misura transitoria». Quanto alle prospettive future, per Ferraro si ipotizza «l’assorbimento dei lavoratori anche in altri enti regionali, come Sorical, che ha già previsto nuove assunzioni nei prossimi anni (si parla di circa 1.000 unità). Ci sono inoltre proposte rivolte al settore sanitario, visti i fabbisogni già evidenziati dal presidente Occhiuto, e altre opportunità in enti come Fincalabra, Arpacal e il Parco regionale delle Serre. L’intento – sostiene Ferraro –  è distribuire equamente il carico occupazionale, evitando che gli enti locali – soprattutto quelli di piccole dimensioni – siano gli unici destinatari delle stabilizzazioni. In molti casi, infatti, questo comporterebbe contratti part-time, insufficienti per garantire una vita dignitosa ai lavoratori. Alla luce delle esperienze passate, come quella degli Lsu, è necessario assicurare ai tirocinanti una stabilizzazione vera, sostenibile e con prospettive di lungo termine».

L’appello a Regione e governo

A sua volta Veraldi lancia un appello innanzitutto «agli enti locali che dispongono di risorse finanziarie e non sono vincolati da restrizioni giuridiche ed economiche: a loro chiediamo di dare il via a una prima fase di contrattualizzazione. Siamo consapevoli, tuttavia, che per garantire un intervento su tutto il bacino dei tirocinanti sarà necessario un ulteriore impegno, soprattutto da parte del governo regionale e, in maniera ancora più significativa, da parte del governo centrale. Ricordo che l’emendamento approvato lo scorso anno dal Parlamento va in questa direzione, prevedendo la possibilità di superare i vincoli giuridici ed economici per quegli enti che intendono assumere questi lavoratori. Tuttavia, il finanziamento previsto – pari a 5 milioni di euro – risulta del tutto insufficiente rispetto alle reali necessità. Basti pensare che per coprire un’intera annualità lavorativa per tutti i tirocinanti coinvolti servirebbero circa 70 milioni di euro. Questo nostro intervento – sottolinea ancora Veraldi – mira anche a coinvolgere gli enti subregionali che non sono soggetti a particolari vincoli sul reclutamento. È arrivato il momento che anche questi enti, impegnati in attività di potenziamento e rafforzamento dei servizi, prendano in considerazione l’impiego di questo bacino di lavoratori, finora sfruttati gratuitamente, e che meritano il giusto riconoscimento professionale ed economico». Infine Trotta: «Sono anni che i tirocinanti stanno lavorando negli enti locali e a sentire i Comuni sono necessari per la loro attività amministrativa. Ma poiché non viviamo a Bergamo ma in Calabria sappiamo che il 60% dei Comuni calabrese è in dissesto o in predissesto e non ha le risorse per la stabilizzazione: per questo bisogna aumentare le risorse e nello stesso tempo laddove i Comuni non ce la fanno, ricorrere agli enti subregionali, anche in sanità, che avendo le risorse potrebbero avvalersi dell’opera di questi calabresi che loro malgrado – conclude il segretario generale della Cgil Calabria – si trovano in questo bacino e che percepiscono 550 euro al mese, che è precariato massimo». (a. c.)

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