Il calabrese che salvò la vita a Indro Montanelli
Indro Montanelli nel 1944 fu rinchiuso nel carcere San Vittore di Milano dopo essere stato catturato dai tedeschi che lo processarono e lo condannarono a morte. A San Vittore Montanelli conobbe tanti…

Indro Montanelli nel 1944 fu rinchiuso nel carcere San Vittore di Milano dopo essere stato catturato dai tedeschi che lo processarono e lo condannarono a morte. A San Vittore Montanelli conobbe tanti personaggi, tra cui il generale Della Rovere (quest’uomo in realtà era un ladro di nome Giovanni Bertoni, una spia dei tedeschi, che fu preso dal personaggio militare che interpretava rifiutandosi di riferire qualsiasi informazione ai suoi rapitori tedeschi e fu giustiziato come un vero ufficiale nemico. Dopo la guerra, Montanelli dedicò un libro a questo episodio, “Il generale Della Rovere” da cui in seguito venne, nel 1959, tratto l’omonimo film diretto da Roberto Rossellini e interpretato da Vittorio De Sica). E ancora: Mike Bongiorno (poi trasferito nel campo di transito di Bolzano, dove fu torturato) e Gaetano Greco Naccarato. Quest’ultimo, calabrese, ospitò la madre di Montanelli quando il giornalista era ancora detenuto a San Vittore in mano ai nazisti e fu uno degli artefici della sua fuga in Svizzera. In pratica gli salvò la vita. Si trattò di una amicizia durata tutta la vita: Montanelli si trovava ospite in casa sua, quando, molti anni dopo, fu raggiunto dal giornalista Piero Ottone che gli comunicò il licenziamento dal Corriere della Sera. Greco Naccarato era un giornalista-imprenditore di Castrovillari che diventò amico intimo di Montanelli. Infatti, successivamente il giornalista di Fucecchio avrebbe cambiato opinione sui calabresi, che non era molto alta, dopo aver, appunto, conosciuto l’amico Gaetano. L’ingegnere è sepolto nel cimitero di Bergamo, la città di sua moglie, sulla cui lapide recita una frase scritta personalmente da Indro Montanelli: «Qui riposa Gaetano Greco Naccarato di Castrovillari. Trattò l’industria pesante con inaudita leggerezza». Chi era Gaetano Greco Naccarato? Ha scritto il suo profilo Aldo Lamberti sulle pagine di ICSAIC (Istituto calabrese per la storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea): «Industriale, dirigente di aziende nazionali e internazionali, pubblicista, nacque in una modesta famiglia da Basilio, muratore, e da Maria Macrini, contadina.

Compiuti gli studi di base nella città natale e quelli superiori presso l’Istituto Industriale Rossi di Vicenza dove si diplomò perito tessile, frequentò in seguito la Scuola di Ingegneria di Friburgo (Svizzera), diplomandosi in Ingegneria Meccanica (il fratello Giuseppe, si laureò in Legge, ma morì a 54 anni nel 1971). Negli anni Trenta fu uno dei giovani animatori della vita sociale di Castrovillari. Ma il lavoro lo portò altrove. Dal 1936 al 1937, infatti, fu in Africa Orientale Italiana dove diresse la Società Coloniale Autotrasporti, nonché alcuni lavori per la costruzione di opere stradali. Rientrato in Italia, nel 1939 si stabilì a Milano che diventerà la sua seconda patria. Nel capoluogo lombardo diresse la Società Anonima Procedimenti Elettrolitici e successivamente fondò La Stellite, società tecnico-commerciale per le macchine tessili della lavorazione della lana. Pur mantenendo frequenti rapporti con Castrovillari, sempre più si inserì nella vita economica e culturale lombarda. Strinse amicizia con Guido Piovene, Leo Longanesi e altri intellettuali. Fu amico, soprattutto, di Indro Montanelli: ospitò la madre quando il giornalista era detenuto a San Vittore in mano ai nazisti e fu uno degli artefici della sua fuga in Svizzera. Si trattò di una amicizia durata tutta la vita: Montanelli si trovava ospite in casa sua, quando, molti anni dopo, fu raggiunto da Piero Ottone che gli comunicò il licenziamento dal Corriere della Sera. Tra il 1949 e il 1950, trascorse un anno in America Latina e negli Stati Uniti, da dove inviò alcune corrispondenze al settimanale La Vedetta di Castrovillari (Incontro con Dino Grandi, S. Paolo, Brasile, ottobre 1949; Non è tutt’oro, credetemi. Rio de Janeiro 1950; gli Stati Uniti si preparano, New York novembre 1950). Il 29 maggio 1952, a Città del Messico, con rito civile sposò Raquel Barcia Morales, matrimonio che fu annullato con sentenza dell’11 luglio 1964 della Corte d’Appello di Catanzaro. Il suo destino sembra ormai il Sud America. Costituì una società della quale fu presidente e azionista e con altri soci, dopo qualche anno rilevò la gestione e poi la proprietà di uno stabilimento della Isotta Fraschini. Fece parte del consiglio di amministrazione della Lapenur S.A. di Montevideo, industria laniera uruguaiana e, rientrato ormai in Italia, nel 1960 creò una società per la lavorazione delle fibre sintetiche con stabilimento a Biella. Nell’aprile 1961 fece un viaggio in Calabria. Fu una esperienza importante perché da quel viaggio nacque Calabria Oggi, libro-collage sul viaggio di Fanfani nella regione, uno spaccato drammatico e crudo sulle miserie e sull’arretratezza calabrese, che portò la regione al centro della questione meridionale. Nell’ottobre successivo organizzò una “missione” economica lombarda e portò 40 imprenditori, facendo visitare loro le zone suscettibili di sviluppo. Riprese in quegli anni la sua vecchia passione per il giornalismo. Collaborò al Corriere della Sera, al Corriere d’Informazione, alla Cronaca di Calabria, a Il Giornale di Calabria, al settimanale socialista Calabria Oggi, alla rivista Nord e Sud, al mensile Nuovo Mezzogiorno e altre testate. Interessatosi anche al settore editoriale, dal 1972 al 1980 fu amministratore delegato della Segisa, la società editrice del quotidiano Il Giorno di Milano di proprietà dell’Eni. Sua grande passione è stata anche la politica. Fu vicino al Partito socialista e in particolare a Giacomo Mancini di cui condivise le battaglie per lo sviluppo della Calabria. Considerato uno dei meridionalisti più attivi, schierato sull’esigenza di una politica di pianificazione territoriale, per le esperienze fatte in campo economico che si sommavano a una profonda conoscenza dei problemi del Mezzogiorno, negli anni Settanta soprattutto si prodigò per la modernizzazione del Sud e fu protagonista di numerose battaglie culturali, tra le quali la difesa dell’archeologia e del paesaggio nella Sibaritide. Fu fautore anche di un asse regionalista tra la Calabria e la Lombardia, entrato nella storia regionale con l’accordo del 1971 firmato dai presidenti Antonio Guarasci e Piero Bassetti. Fu uno dei più convinti sostenitori – assieme a Guarasci, Mancini e altri – dell’istituzione dell’Università della Calabria, tanto da essere considerato uno dei padri fondatori dell’ateneo ad Arcavacata avendo partecipato, fin dagli anni Sessanta, a questa battaglia. Ne parlò una prima volta a Palazzo Serbelloni e poi al Circolo della Stampa a Milano, presentando un progetto di università calabrese, un “sogno generoso di ideale cittadella degli studi”, un campus che avrebbe avuto «la finalità, nuova nei nostri ordinamenti scolastici, di consentire l’istruzione e il mantenimento gratuiti degli studenti che dovrebbero vivere, studiare e lavorare in “colleges” di tipo americano in quotidiano contatto con gli insegnanti. Dal 1970, inoltre, fece parte del Comitato tecnico amministrativo dell’Università della Calabria e successivamente, fino al 1976, del Consiglio di amministrazione quale rappresentante del Governo. Dal 1974 al 1977 fu componente della commissione speciale per la realizzazione dell’aeroporto di Lamezia Terme. […]».