Garlasco, impronta di Sempio vicino al cadavere di Chiara Poggi
Esclusiva del Tg1 attraverso una perizia disposta dalla Procura di Pavia

Ci sarebbe l’impronta di Andrea Sempio accanto al cadavere di Chiara Poggi. Lo afferma il tg1 in un servizio esclusivo, che avrebbe avuto accesso a una perizia disposta dalla procura di Pavia nel nuovo filone dell’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. La svolta arriva grazie ai nuovi accertamenti disposti nell’inchiesta coordinata dal procuratore di Pavia Fabio Napoleone, dall’aggiunto Stefano Civardi e dalla pm Valentina De Stefano. Di questa impronta, a quanto si apprende, se ne sarebbe parlato nel corso degli interrogatori di oggi, quello di Alberto Stasi, appena concluso a Pavia, e del fratello della vittima Marco Poggi, ascoltato come persona informata sui fatti presso la caserma dei carabinieri di Venezia.
Investigatori scrissero, ‘quella è l’impronta dell’assassino’
“E’ logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scale appartenga all’assassino”. Lo scrivevano i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano in un’annotazione del luglio 2020, parlando di quel “contatto papillare numero 33”, ossia dell’impronta del palmo di una mano che, all’epoca delle prime indagini sull’omicidio di Garlasco del 2007, era stata definita “totalmente inutile ad un esame dattiloscopico”. Impronta che ora, nelle nuove indagini su Andrea Sempio e attraverso una consulenza disposta dai pm di Pavia, è stata attribuita all’amico del fratello di Chiara Poggi. L’informativa del 2020 faceva parte del fascicolo che fu archiviato quello stesso anno, di fatto la seconda archiviazione per Sempio, anche se formalmente non era indagato come nel 2016-2017. I carabinieri scrissero cinque anni fa che su quella impronta sulla parete destra della scala non venne fatta nemmeno una indagine “biologica” per accertare se la mano fosse sporca di sangue. Le comparazioni dattiloscopiche su quella traccia numero 33, si legge nella relazione del Ris dei carabinieri dell’epoca della prima inchiesta, non erano state effettuate perché era “completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti”. E anche l’esito del “combur test” era stato “dubbio”. Dalla relazione dell’epoca era emerso, inoltre, che sulle pareti destra e sinistra della scala, dove in fondo fu trovato il corpo di Chiara, erano state repertate 25 impronte, sia palmari che digitali. La gran parte classificate con utilità “nessuna” per gli accertamenti. E oltre a quelle attribuite ad un investigatore che lavorò sulla scena del crimine, ce ne era anche una, sempre sulla parete destra, del pollice destro di Marco Poggi, che ovviamente viveva in quella casa. (ANSA)