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il rapporto di Avviso Pubblico

Comuni sciolti per mafia, dal 1991 ad oggi 401 casi

Il 96% degli scioglimenti si concentra in 4 regioni: Calabria, Campania, Sicilia, Puglia

Pubblicato il: 22/05/2025 – 17:10
Comuni sciolti per mafia, dal 1991 ad oggi 401 casi

Dal 1991 al 19 aprile 2025 sono 401 i decreti di scioglimento di Comuni per infiltrazioni mafiose: in media uno al mese. E’ quanto si legge nel rapporto di Avviso Pubblico, presentato oggi a Napoli. Il 72% dei Comuni sciolti per mafia ha una popolazione inferiore ai 20mila abitanti. Il 96% degli scioglimenti si concentra in quattro regioni: Calabria, Campania, Sicilia, Puglia. In quasi tutte le relazioni analizzate emerge il coinvolgimento, a vario titolo, dei clan mafiosi nelle campagne elettorali: un’attenzione finalizzata ad ottenere o consolidare i rapporti con le future amministrazioni nell’ottica di assicurarsi vantaggi di natura economica. Le forme con cui ciò si manifesta sono diverse: si annoverano, ad esempio, episodi di intimidazioni ai danni di altri candidati, liste sottoscritte anche da soggetti contigui alle organizzazioni mafiose, situazioni in cui la richiesta di sostegno a membri dei clan proviene direttamente da alcuni candidati, casi in cui la moneta di scambio si concretizza soprattutto in assunzioni e occasioni di lavoro. Nel periodo esaminato (1991-19 aprile 2025) in Campania sono stati sciolti 124 Comuni. Nel 2025 la Campania ha subito 2 scioglimenti per mafia: Poggiomarino e Caserta. Mentre nel 2024 sono stati 4: in provincia di Avellino 2 (Quindici e Monteforte Irpino), in provincia di Caserta 1 (Calvi Risorta) e uno in provincia di Napoli (Melito). Un caso è quello del Comune di Quindici, che dal 1983 è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche per ben 4 volte.

Dal 2010 al 2023 oltre 5mila casi di intimidazione

Dal 2010 al 2023 Avviso Pubblico ha censito sul territorio nazionale oltre 5mila casi di intimidazione, minaccia e aggressione nei confronti di amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione. Queste intimidazioni si sono verificate in 1.616 Comuni italiani, il 20.4% del totale presente sul territorio. Sono alcuni dei dati resi noti da Avviso Pubblico nel corso dell’Assemblea nazionale che si svolge oggi e domani a Napoli, una due giorni patrocinata da Anci e dal Comune di Napoli. I dati, pubblicati in un Rapporto che Avviso Pubblico redige dal 2010, denominato “Amministratori sotto tiro”, evidenziano anche che i piccoli Comuni si confermano i più vulnerabili: ridotti presidi di forze dell’ordine, minore attenzione mediatica, rapida infiltrazione criminale sul territorio. Dal 2010 la Campania è la Regione con il maggior numero di Comuni colpiti (212), ma è la seconda – dopo la Sicilia – per numero assoluto di minacce: nel 2023 ne sono state registrate 39 in totale nella Regione, mentre sono stati 794 gli atti intimidatori totali dal 2010 al 2023. La Campania – evidenzia il rapporto – è anche la Regione in cui ci sono più giornalisti sotto tiro. In Italia attualmente 25 giornalisti sotto scorta, di cui 5 in Campania (4 per minacce di camorra casertana, 1 Napoli nord). In questa Regione – si legge nel Rapporto – i giornalisti sono spesso bersaglio di minacce, intimidazioni e attacchi fisici, spesso legati alla loro attività di inchiesta su questioni di corruzione, mafia o criminalità organizzata. Nonostante questo la Campania è anche la Regione in cui ci sono meno presidi giornalistici e dove la pressione esercitata dalle organizzazioni criminali mette a rischio l’informazione e la trasparenza, compromettendo la tenuta di un sistema democratico. 

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