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‘Ndrangheta: radici reggine, tentacoli globali. San Luca «patrimonio di riferimento per tutte le cosche»

I tre mandamenti, i settori d’interesse e una «una regia collegata al territorio d’origine» che vigila su affari e alleanze

Pubblicato il: 28/05/2025 – 18:28
di Mariateresa Ripolo
‘Ndrangheta: radici reggine, tentacoli globali. San Luca «patrimonio di riferimento per tutte le cosche»

REGGIO CALABRIA «Un fenomeno di portata internazionale che, tuttavia, continua a mantenere le sue radici nella provincia di Reggio Calabria». Radici nel reggino e raggio d’azione che va oltre ogni confine regionale e nazionale. A tracciare un’identikit ben preciso di quella che è una fitta rete di interessi criminali capace di infiltrarsi in tutti i maggiori settori economici mondiali, è la Dia nell’ultima relazione sull’attività svolta riferita al 2024. Dal documento, in cui vengono analizzati tutti i settori e i territori d’interesse della ‘ndrangheta, emerge un quadro allarmante che pone l’organizzazione mafiosa calabrese tra le più pericolose al mondo. «La delocalizzazione delle proprie attività criminali tramite centri decisionali fuori Regione – viene rilevato – risponde, infatti, ad una regia collegata al territorio d’origine da cui promana il beneplacito alla conclusione di affari e alla stipula di nuove alleanze senza mai rinunciare al ricorso all’uso della violenza, soprattutto nei territori di origine, ove nel corso del 2024 si è registrato un numero rilevante di atti intimidatori, diretti contro amministratori o rappresentanti di enti locali, membri delle Forze dell’ordine, giornalisti e imprenditori».

I tre mandamenti e il “locale” di San Luca, «patrimonio di riferimento per tutte le cosche»

In questo quadro, la provincia di Reggio Calabria, come confermano le evidenze giudiziarie e di analisi, vede una ripartizione delle aree di influenza della criminalità organizzata calabrese in Provincia secondo le seguenti macro-aree: mandamento centro, che ricomprende la città di Reggio Calabria e le zone limitrofe; mandamento tirrenico, che si estende sull’omonima zona tirrenica (la Piana); mandamento ionico, che insiste nella fascia ionica (la Montagna).

Nell’area di interesse mandamento centro, e in particolare nel capoluogo reggino, si conferma l’egemonia delle cosche Libri, Tegano, Condello e De Stefano.
Nel mandamento tirrenico, «le cosche presenti continuano a esprimere una spiccata vocazione imprenditoriale», si rileva nella relazione della Dia. E nella Piana di Gioia Tauro si conferma l’operatività dei gruppi Piromalli, Molè, Pesce e Bellocco.
Infine le cosche del mandamento ionico, che «esprimono da sempre una spiccata vocazione al narcotraffico internazionale grazie a un consolidato “rating” di affidabilità riconosciuto da parte dei narcotrafficanti stranieri». Tra le più operative nel settore, il locale di Platì, nel cui ambito operano le cosche federate Barbaro-Trimboli-Marando, nonché i Sergi, i Perre, gli Agresta e i Papalia. Ma è il locale di San Luca, si legge nella relazione della Dia – che vede la presenza delle cosche Pelle-Vottari-Romeo e Nirta-Strangio – ad essere «da sempre considerato il primo di tutti i locali di ‘ndrangheta, depositario della tradizione e delle regole istitutive dell’organizzazione, patrimonio di riferimento per tutte le cosche. In quel territorio – si rileva – c’è il Santuario della Madonna di Polsi, noto per le riunioni tra i vertici delle consorterie ‘ndranghetiste ovunque dislocate funzionali a orientare gli affari, a definire alleanze, a dirimere controversie e, in definitiva, a dettare le strategie criminali».

I settori di interesse per i clan

Narcotraffico e non solo. I vari clan – come dimostrano le numerose indagini condotte negli anni dalla Dda di Reggio Calabria – hanno saputo farsi largo nei settori più vari. Sul punto, nel documento viene rilevato come, in particolare, le cosche di ‘ndrangheta operanti nel capoluogo reggino, tra le quali i De Stefano, Labate e Ficara, abbiano «esercitato condizionamenti nel comparto edile mediante imprenditori in grado di costituire e controllare complessi reticoli di società, fittiziamente intestate a terzi, operanti con il fine di gestire gli imponenti flussi di liquidità di provenienza illecita». Sono, altresì, emersi gli interessi delle cosche del mandamento centro, tra le quali i Libri e del mandamento tirrenico, quali i Piromalli, i Pesce ed i Bellocco, nel settore ortofrutticolo, dei giochi e delle scommesse on line, «contaminati anche questi con il preciso fine di ripulire denaro sporco».
Le cosche reggine Serraino, Iamonte, Floccari e Cataldo «hanno evidenziato la loro presenza nel settore delle pulizie tramite imprenditori ad esse contigui», mentre la cosca dei Ficara-Latella «è stata fortemente ridimensionata nei suoi assetti organizzativi all’esito di un’inchiesta che ha disvelato il suo coinvolgimento nel settore della grande distribuzione organizzata e nel settore agrumario mediante diverse condotte estorsive nei confronti di numerosi operatori economici di settore». E ancora, la cosca reggina Labate – emerge dalla relazione – è risultata implicata nel settore della produzione e commercio di packaging industriale e si è nuovamente manifestato il suo coinvolgimento, comune alle più strutturate cosche dei tre mandamenti reggini, nel campo del commercio dei prodotti petroliferi. Sempre i Piromalli hanno manifestato precipui appetiti anche verso le attività di gestione e recupero di materiale ferroso tramite aziende utilizzate per consentire il riciclaggio di proventi illeciti. Così come, per le stesse finalità, la cosca Pesce di Rosarno ha evidenziato tentativi di inquinamento nel settore degli autotrasporti. (m.ripolo@corrierecal.it)

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