Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 7:00
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

l’appello al voto

Checchinato: «Votiamo 5 sì al referendum, altrimenti poi non lamentiamoci»

L’invito del vescovo che accoglie Maurizio Landini a Cosenza. Il leader Cgil: «Lavoro precarizzato anche per colpa del centrosinistra»

Pubblicato il: 29/05/2025 – 20:44
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Checchinato: «Votiamo 5 sì al referendum, altrimenti poi non lamentiamoci»

COSENZA «Maurizio Landini ha parlato di lavoro, dignità e libertà: questioni che ci interrogano come cittadini prima che come cristiani. È arrivato il momento di mettere da parte quell’avverbio mortifero “ormai”: nessuno si salva da solo e stavolta le possibilità le abbiamo, ad esempio andando a votare domenica mattina presto, e votando cinque sì. Altrimenti poi non lamentiamoci quando le cose vanno male». È il saluto del vescovo Giovanni Checchinato al segretario nazionale della Cgil che passa dalla parrocchia di Sant’Aniello tra le due tappe calabresi di Villapiana e il centro città, dove per le 19 è previsto un comizio in piazza Kennedy: qui lo attenderà una folla nella quale si distingue la candidata sindaca 5Stelle a Rende, Rossella Gallo, tra bandiere solo del sindacato.

«Non ho paura del confronto»

Dopo tre testimonianze – Rosario Cambrea (27enne) su giovani e lavoro e su «come riaccendere la passione», Giancarlo Vivone (Spi Cgil) che legge la lettera di un nonno ai nipoti, Ibrahima Diop responsabile consulta intercultura Comune di Cosenza sul tema integrazione – Landini inizia, non prima di dirsi «emozionato»: «Era un po’ che non entravo in una parrocchia. Ma ho avuto una mamma cattolica e un padre comunista che mi portava nelle sezioni del Pci, quindi non ho paura delle differenze, del dialogo e del confronto». Quello di Landini è un comizio a tutti gli effetti: un’ora e mezzo a braccio che parte dalla crisi della democrazia che ha generato l’astensionismo con percentuali sempre più alte. Cita la legge 352/1970 sul referendum e richiama tutti all’obbligo del voto: «Non è solo un diritto ma un dovere, questo di giugno è un voto per qualcosa e non per qualcuno. Nel referendum non c’è nessuna delega», dice a una platea composta anche da giovani. Poi una critica alle politiche e alla legislazione degli ultimi 25 anni, senza omettere «le colpe del centro-sinistra e dei vari governi gialloverdi, giallorossi e istituzionali»: l’ex leader della Fiom denuncia «una condizione permanente di precarizzazione fatta di negazione dei diritti, lavoratori poveri stritolati in un sistema di subappalti e logica del massimo ribasso, mentre i profitti non diminuiscono ma anzi aumentano». E su questo cita un rapporto di Mediobanca sull’arricchimento, negli ultimi anni, di banche, assicurazioni e industria a discapito dei lavoratori.
«Io – racconta – non ho conosciuto precarietà grazie alle leggi e ai diritti conquistati e assicurati da che è venuto prima di me. Per questo ho potuto vivere da persona libera. Oggi la condizione di chi lavora è un precariato perenne, tanto nel lavoro quanto nella vita, con la conseguenza di un clima di competizione e paura contro gli ultimi e tra gli strati meno garantiti della società».
Di qui il discorso sul welfare e sull’importanza dell’accoglienza contro quelle che definisce «le balle della propaganda: l’Italia sta invecchiando e comunque sono più gli emigrati degli immigrati, in futuro avremo sempre più bisogno di nuovi ingressi benché anche adesso molti degli stranieri che arrivano in Italia sono solo di passaggio verso luoghi in cui hanno più prospettive».

L’insegnamento di Papa Francesco

Nel discorso applauditissimo di Landini colpisce la citazione, per ben due volte, di Papa Francesco: «Nelle sue due encicliche c’è la migliore analisi del modello capitalista, come nessuno faceva da anni», osserva. Poi ricorda un incontro con il pontefice nel 2019 in cui lo colpì una frase sul rischio di un ritorno al 1933: «Mi fece riflettere questo passaggio perché in quegli anni i regimi nazista e fascista sono nati non con un colpo di stato ma grazie al voto di chi aveva paura».
Torna dunque sul concetto di paura alimentata da chi oggi è al governo per mantenere lo status quo: «Il ministro Salvini – attacca Landini – invita a non andare a votare perché vuole mantenere che tutto resti così, una cosa gravissima anche perché lui ha un ruolo istituzionale. Dobbiamo essere consapevoli che 18 milioni di persone non vanno a votare o votano scheda bianca perché non si sentono rappresentate mentre il centrodestra governa con 12 milioni di preferenze a fronte di un centro-sinistra disunito ma che coalizzato raccoglierebbe 15 milioni di preferenze. Se raggiungiamo il quorum lanciamo un segnale al governo, alla politica e alle aziende: iniziamo a rivoltare il paese mettendo la persona al centro. Parliamo con chi si sente escluso – l’invito finale di Landini – consapevoli che il problema non sono i giovani che non votano ma la politica che non li tutela». (euf)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per isc«riverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x