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De Bortoli: «Un patto tra pubblico e privato per salvare la sanità»

L’editorialista del Corriere denuncia sprechi, evasione fiscale e disattenzione politica

Pubblicato il: 05/06/2025 – 8:27
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De Bortoli: «Un patto tra pubblico e privato per salvare la sanità»

In un editoriale lucido e provocatorio pubblicato sul Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli affronta il tema della sanità pubblica in Italia, con un richiamo netto alla necessità di tenere insieme diritto alla salute e sostenibilità economica. «L’economia della salute è un ossimoro. Un accostamento all’apparenza improponibile», scrive de Bortoli sul Corriere. «La sanità è un servizio primario. Ridurla alle regole del mercato è deprimente, ma ignorare le questioni della sua sostenibilità economica è altamente irresponsabile».
L’ex direttore della testata milanese sottolinea come la garanzia del diritto alle cure non possa prescindere da una riflessione sulla disponibilità concreta delle risorse: «Il diritto a essere curati è costituzionalmente sancito, ma spesso ci dimentichiamo che occorrono i mezzi per garantirlo. Se la sanità è il principale bene comune allora dovrebbe ridurre le disuguaglianze e non aumentarle come sta avvenendo».
Nel suo editoriale sul Corriere della Sera, de Bortoli richiama alla responsabilità collettiva: «Una maggiore sensibilità civica ci dovrebbe indurre, come cittadini, a esigere una gestione rigorosa delle risorse pubbliche che non sono per loro natura infinite». Il giornalista riporta anche i dati economici che riguardano il Servizio sanitario nazionale: «Il Servizio sanitario nazionale è costato (nel 2023) 136 miliardi cui se ne aggiungono 44 di spesa privata. Il 60% degli italiani non paga le tasse ma tutti hanno, giustamente, il diritto ad essere curati e assistiti. Le esenzioni sono sacrosante; le evasioni delittuose e prive di scusanti».
Un passaggio cruciale dell’intervento sul Corriere è dedicato agli sprechi: «Gli sprechi nella sanità pubblica e nel consumo dei farmaci sono doppiamente dannosi: si disperdono soldi dei contribuenti e si finisce per penalizzare i più fragili e deboli economicamente».
De Bortoli si sofferma anche sul ruolo del settore privato: «Il privato ha un ruolo importante, sbagliato negarlo. Giusto che abbia un ritorno tale da remunerare il capitale e assicurare gli investimenti», scrive. Ma ammonisce: «Se gode di una comoda nicchia profittevole che lo ripara dalla concorrenza, scegliendo le cure più redditizie, perde la sua funzione sussidiaria e rischia di avvinghiarsi al potere politico. Un rapporto, non raramente, oscuro e incestuoso».
Il giornalista del Corriere della Sera sottolinea anche le ingiustizie strutturali del sistema: «Chi ha un’istruzione superiore vive mediamente quattro anni di più di chi non ha potuto averla. Le disparità regionali sono intollerabili e ingiuste. Con differenze, nella speranza di vita in buona salute, che arrivano addirittura a vent’anni».
Preoccupano, secondo de Bortoli, le malattie croniche e la crescente fascia di popolazione non autosufficiente. «Concentrati sui ritardi nelle visite e negli esami, stiamo sottovalutando l’esplosione delle malattie croniche e l’aumento della platea dei soggetti non autosufficienti», avverte sul Corriere.
A supporto della sua analisi, de Bortoli cita uno studio dell’Associazione Peripato e della Fondazione Anthem: «Il sistema pubblico non sarà in grado di affrontare la futura, ed inevitabile, emergenza sanitaria e sociale. Sarà necessario coinvolgere di più la sfera privata, soprattutto del privato sociale, investire in tecnologie, rivedere l’organizzazione sul territorio, programmare meglio le professionalità. Un’enorme sfida sociale, economica, scientifica e manageriale».
I dati che elenca nel suo editoriale sono impressionanti: «La presenza in una famiglia di una persona disabile o di un anziano bisognoso di un caregiver è la principale causa di impoverimento di un nucleo familiare. Le malattie croniche interessano, direttamente o indirettamente, il 40,5% della popolazione italiana, ovvero 24 milioni di individui. Le persone affette da almeno due patologie croniche sono 12 milioni».
Inoltre, «Il 30% degli over 65 convive con limitazioni nell’attività di base della vita quotidiana (mangiare, lavarsi, vestirsi, muoversi). La spesa pubblica per la non autosufficienza ammontava nel 2023 a 13 miliardi. Quella a carico delle famiglie per l’assistenza sanitaria di lunga durata a 4,4 miliardi. La somma (oltre 17 miliardi) è il doppio del costo di tutta l’università italiana».
Guardando al futuro, l’editoriale del Corriere lancia un allarme chiaro: «Nel 2030 si stima che la popolazione non autosufficiente crescerà del 25% per un totale di 5 milioni di soggetti. I caregiver sono circa 8,5 milioni, in maggior parte familiari. Tra badanti e collaboratori domestici il tasso di irregolarità è del 47%».
Infine, de Bortoli conclude amaramente: «Messe in fila queste cifre fanno semplicemente paura. Dunque, vengono rimosse nella discussione pubblica. Ed è l’aspetto più grave. C’è anche la patologia della rimozione».

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