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Referendum, il flop (anche) calabrese e la sinistra che non si connette più alla realtà

Una lettura (parzialmente) politica del voto referendario nella nostra regione, con quella scarsissima affluenza che è tra i record negativi in Italia

Pubblicato il: 09/06/2025 – 16:45
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Referendum, il flop (anche) calabrese e la sinistra che non si connette più alla realtà

LAMEZIA TERME Un flop nazionale ma anche un flop calabrese, che solleva interrogativi anche politici. Com’era peraltro ampiamente prevedibile, e infatti ampiamente previsto, i cinque referendum hanno registrato un’affluenza bassissima, che definire lontana dal quorum è persino riduttivo. In tutt’Italia ha votato solo il 30% degli aventi diritto, in Calabria si è fatto molto ma molto di peggio, con un’affluenza che sfiora il 23% e che relega la nostra regione in coda alla classifica nazionale. E’ un dato che fa riflettere, al netto della ormai conclamata vetustà dell’istituto referendario e della sfiducia dei cittadini nei confronti di qualsiasi strumento che serva a eleggere qualcuno o a scegliere qualcosa. Fa riflettere il fatto che un tema come quello del lavoro, che in Calabria registra una sofferenza storica e strutturale secondo tutti gli indicatori economici non solo nazionali, non ha appassionato gli elettori. E questo è sicuramente il principale “campanello d’allarme” per i promotori dei quesiti, a partire dalla Cgil per arrivare ai partiti della sinistra e del centrosinistra come il Pd, peraltro al proprio interno non granitico sul referendum (tra i dem, anche calabresi, la componente ex renziana ancora è molto forte). A livello regionale la Cgil ha messo in campo il massimo dello sforzo, confermando comunque una certa capacità di mobilitazione, non altrettanto si può dire per forze politiche come il Pd e il M5S, che evidentemente non sono stati travolgenti (e, visto l’esito, neanche convincenti) nelle loro iniziative, non riuscendo a far capire ai calabresi la grande importanza di questi referendum proprio in una terra come la nostra che vive quotidianamente l’emergenza disoccupazione e un galoppante spopolamento. Dare una lettura tutta politica a questo voto referendario in Calabria forse è azzardato ma qualche ragionamento ci sta, e qualche riflessione si ritiene debba nascere nel fronte progressista che si candida a costruire l’alternativa alla guida della Regione, perché comunque il dato referendario calabrese, che è innegabilmente negativo, è un segnale. E rivela che la sinistra e il centrosinistra in Calabria faticano maledettamente a connettersi con il territorio. Sorride invece il centrodestra, quello nazionale e anche quello calabrese: sorride anche il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ha saputo scindere il lato istituzionale – quello che l’ha portato a dire che avrebbe votato anche come “esempio” in una terra ormai sfiduciata verso l’esercizio del diritto-dovere di voto – da quello politico (Occhiuto ha comunque ribadito il no ai quesiti).  Sorride il centrodestra, dunque, non sorride il centrosinistra, che vede la sua strada ancora in salita. (a. c.)

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