Corigliano Rossano, «una sequenza di accadimenti quasi surreali»
Spari e mezzi in fiamme. La movida violenta preoccupa al pari degli episodi incendiari. Si indaga mentre il sindaco chiede un incontro in prefettura

CORIGLIANO ROSSANO Nelle scorse ore, un mezzo adibito all’autospurgo di una ditta privata con sede a Corigliano Rossano è stato distrutto da un incendio, sulla cui natura indagano le forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Corigliano Rossano che hanno domato le fiamme e la Polizia che ha avviato le indagini per stabilire le cause del rogo e le eventuali responsabilità. E’ l’ultimo episodio di una lunga serie di azioni a sfondo doloso che stanno interessando l’area urbana della terza città della Calabria.
Il sindaco di Co.Ro Flavio Stasi ha pubblicato un post sui social per sottolineare la «prontezza con la quale le Forze dell’Ordine avrebbero individuato parte dei responsabili di quanto accaduto in questi giorni, esattamente come mi avevano garantito l’altro ieri».
«Una sequenza di accadimenti quasi surreali»
Il riferimento del primo cittadino è alla violenta contesa tra due fazioni contrapposte, proseguita con l’incendio dell’autovettura di uno degli addetti alla sicurezza di un noto locale notturno e culminata con un’aggressione armata in piena regola, attuata lungo il frequentatissimo viale Mediterraneo di Rossano, meta in questo periodo dell’anno di giovani e famiglie. I presunti responsabili sono stati individuati e sottoposti a fermo per tentato omicidio aggravato. Si tratta di due parenti, uno dei quali minorenni. I fermi sono stati operati al termine di un’indagine congiunta condotta dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano–Rossano, del personale del Commissariato di Polizia dello stesso centro e della Squadra mobile della Questura di Cosenza, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta da Alessandro D’Alessio e della Procura per i minorenni di Catanzaro, diretta da Alessandra Ruberto. La sparatoria è giunta al culmine di quella che gli investigatori, in una nota, definiscono «una sequenza di accadimenti quasi surreali, che hanno dato l’immagine distorta di un contesto sociale difficile e compromesso da evidenti dinamiche criminali che pongono in pericolo la pacifica convivenza della gente».
Tutto sarebbe nato da una violenta rissa avvenuta nella tarda serata di sabato, seguita dall’incendio dell’autovettura di uno degli addetti alla sicurezza di un noto locale notturno e, infine, con l’aggressione armata attuata lungo viale Mediterraneo di Rossano, meta in questo periodo dell’anno di giovani e famiglie. Più persone, secondo la ricostruzione degli investigatori, hanno sparato ad altezza d’uomo. I proiettili hanno raggiunto la carrozzeria dell’auto del soggetto preso di mira e solo casualmente non hanno attinto nessuna delle numerose persone presenti lungo il viale. I colpi hanno provocato il panico tra la gente, oltre alla preoccupazione di una cittadina intera.
«L’azione repressiva – spiegano ancora gli investigatori – è stata congeniata unendo le forze e svolgendo gli accertamenti in tutte la direzione, sempre sotto il coordinamento dei magistrati. Un lavoro minuzioso di ricostruzione che non ha lasciato nulla al caso e durante il quale magistratura, polizia e carabinieri hanno perseguito in maniera convinta il loro obiettivo, lavorando senza sosta sino al raggiungimento del risultato». Si è trattato, sottolineano gli investigatori di «una risposta immediata della “Squadra Stato”, verso un episodio che aveva gettato nello sconforto un’intera comunità».
L’incontro in prefettura
«I prossimi incontri presso la Prefettura serviranno per valorizzare e rafforzare questo lavoro, soprattutto in termini di prevenzione. La criminalità, la sua arroganza sociale ed il disprezzo degli esseri umani, rappresenta una zavorra da cacciare per la nostra comunità, che ha voglia di crescere e che merita attenzione ed iniziative strutturali», ha sottolineato ancora Stasi. Che aggiunge: «Pestaggi, spari, auto a fuoco: tutto questo per una comunità civile come la nostra non è minimamente ammissibile». (f.b.)
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