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L’INFAMIA E LA PAURA

I sospetti dei Gallace su Pasquino e la lettera anonima in Germania. «Sanno che sei in Colombia»

La latitanza e le voci sul pentimento che il broker tenta di smentire con veemenza. «Li scanno, bruciate tutto». I clan di Guardavalle non si fidano e lui promette allo zio: «Non lo deluderò mai»

Pubblicato il: 18/06/2025 – 6:17
di Giorgio Curcio
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I sospetti dei Gallace su Pasquino e la lettera anonima in Germania. «Sanno che sei in Colombia»

LAMEZIA TERME «Li scanno, la prima e lei. Come si permettono, ma stiamo scherzando? (…) li uccido, una cosa del genere se lei ha autorizzato si possono cancellare di avere un fratello e un figlio, puoi dirglielo». Troppa la paura di passare come un «infame» per Vincenzo Pasquino, classe ’90, nato e cresciuto a Torino, ma considerato membro di spicco della ‘ndrangheta, catturato in Brasile, a Joao Pessoa, dalla polizia federale del Paese sudamericano e dai carabinieri del Ros il 24 maggio del 2021 dopo un periodo di latitanza, mentre era in compagnia del boss della ‘ndrangheta e narcotrafficante Rocco Morabito, di Africo.
Nei mesi scorsi il Corriere della Calabria aveva pubblicato il tam-tam scatenatosi tra gli appartenenti al clan di ‘ndrangheta dei Gallace dopo la pubblicazione di un articolo di giornale dove si dava conto di un virgolettato in cui proprio Pasquino «riteneva opportuno confessare tutto davanti ad un tribunale italiano», e quindi «aderire al programma di protezione per i collaboratori di giustizia».

Le pressioni su Pasquino

Il broker del narcotraffico, quando sull’edizione torinese del Corriere legge di una presunta lettera a suo nome, reagisce in modo brutale. E lo fa in chat, con i suoi amici e soci d’affari. Messaggi infuocati quelli di Pasquino con i quali tenta in ogni modo di spiegare ciò che effettivamente stava avvenendo. Dettagli investigativi agli atti dell’inchiesta “Ostro” della Distrettuale antimafia di Catanzaro che ancora non erano emersi. Tra le carte si legge che Pasquino – era il 2021 – non aveva alcuna intenzione di collaborare con la giustizia, nonostante una lunga latitanza e l’ombra degli investigatori sempre più vicina.
Pasquino però sembra reggere bene la pressione e spedisce al mittente le accuse e, soprattutto, le illazioni. Ad esempio, quelle di Domenico Vitale (cl. ’76) che, sempre via chat sui canali criptati, invita Pasquino a mandare la sorella dall’avvocato per poter visionare e fotografare la lettera ricevuta. Il broker, però, spiega di non avere contatti diretti con i suoi familiari e di aver incaricato tale “Cristian” a recarsi presso la sorella. Come “prova”, Pasquino invia in chat un estratto di un’altra conversazione avuta con tale “PRADA”, con quest’ultimo che riferiva di essere venuto a conoscenza di questa lettera e di aver avvertito la sorella di Pasquino. Ed è proprio a “PRADA” che Pasquino affida le sue minacce rivolte alla famiglia. Come ricostruito dagli inquirenti, quindi, Domenico Vitale (cl. ’76) consiglia a Pasquino di inviare la chat tenutasi con “Cris” anche a Domenico Vitale (cl. ’69), il quale aveva ricevuto la foto dell’articolo del “Corriere” che tanto rumore aveva fatto. 



«Sanno che sei in Colombia»

Ma la vicenda, come è emerso dall’inchiesta, assume contorni più inquietanti. Chattando con “PRADA”, infatti, Vincenzo Pasquino viene informato di un fatto molto preoccupante: a quanto pare la cognata del broker della ‘ndrangheta era stata chiamata da una persona, individuata dai conversanti coma la “piccola dalla Germania”, che le avrebbe riferito di aver trovato un foglio all’esterno della propria abitazione dove veniva informata che “terzi” non meglio specificati sapevano dove si trovasse Pasquino. «Tua cognata ha detto che l’ha chiamata la piccola dalla Germania che ha trovato un foglio fuori di casa / con scritto che vi hanno trovato che sanno che siete in Colombia».

«Tutto voglio che bruci»

Nella conversazione con “PRADA” esplode la rabbia di Pasquino, prima minacciando la sorella e i familiari, compreso il padre, poi se la prende con l’avvocato. «Sto avvocato di merda se nn gli bruci tutto a me cancellati pure tu di avere un amico e un fratello», scrive Pasquino. «Tutto voglio che bruci». “PRADA” lo invita alla calma, ma non è sufficiente. «Ma che calmo che primo che faccio scannare e la mia famiglia ma stiamo scherzando», scrive ancora il broker in chat. A questo punto – sempre via chat criptata – Vincenzo Pasquino invia a Domenico Vitale (cl ’76) la conversazione avuta con l’utente “GHOST” al quale l’ex broker chiedeva «di uccidere l’avvocato o comunque ferirlo gravemente e bruciare tutto, avendo cura di firmare il gesto con il suo nome e cognome, con il chiaro intento» scrivono gli inquirenti della Dda, di «lavare l’onta della missiva».

I dubbi di Gallace: «Non me la conta giusta questo mi sa»

Come noto, Pasquino all’epoca non aveva alcuna intenzione di pentirsi, lo farà solo nel 2024, ma tra i sodali, sebbene abbia tentato con veemenza di dissociarsi da quanto era avvenuto ed era stato pubblicato sui giornali, il dubbio si era comunque fatto sempre più ingombrante nelle loro menti paranoiche. Al punto che Domenico Vitale (cl. ’76) e Cosimo Damiano Gallace (cl. ’61) iniziano a temere che, forse, un fondo di verità ci fosse. «Ma non me la conta giusta questo mi sa» scrive Gallace dopo aver allegato prima l’articolo, poi la chat di Pasquino. «Teniamole per noi ste parole / Non mi convince a me ma… / Troppo strana / si che ci combina qualche frittata / Valutiamo bene sta cosa! Con attenzione!».

Negli atti dell’inchiesta, infine, c’è una conversazione avvenuta sempre attraverso chat criptata tra Vincenzo Pasquino e Domenico Vitale (cl. ’76), quest’ultimo mentre era in compagnia dello zio del broker. Dop aver ragionato su una eventuale smentita da far pubblicare e dopo aver allegato la conversazione avuta con l’utente “PRADA”, alla fine della chat è proprio Pasquino a rassicurare tutti: “(…) digli che io non le faccio ste cose che mai lo deluderò e che ora iniziamo a mandare pacchi che abbiamo fatto e abbiamo solo perso”. (g.curcio@corrierecal.it)

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