Catanzaro verso il Pride. L’orgoglio Lgbtq+ e il fuoco di sbarramento del centrodestra
Presentata da diverse associazioni, con il sostegno dell’amministrazione comunale, una manifestazione “lancio” di quella in programma nel 2026. Lega e Fratelli d’Italia all’attacco

CATANZARO Il “Road to Pride” di Catanzaro fa discutere e divide. E’ polemica per la due giorni in programma al Centro sociale “Fasano” Arci per il 26 e 27 giugno. La manifestazione è stata presentata nella Sala Concerti del Comune di Catanzaro da un ampio ventaglio di associazioni, movimenti e partiti con il patrocinio e il sostegno della stessa amministrazione comunale: Arci regionale e Arci Catanzaro, ArciEqua, Cgil, Libera, Anpi, Pd, Si, Rifondazione Comunista. La manifestazione è in pratica una sorta di “lancio”, una iniziativa preparatoria della manifestazione che nel capoluogo di regione l’anno prossimo darà vita alla la marcia dell’orgoglio LGBTQ+.
La conferenza stampa
Nell’incontro con i giornalisti Beppe Apostoliti (Arci Calabria) ha sottolineato l’importanza di «parlare di diritti a 360 gradi» evidenziando che sarà necessario «vivere la città in modo diverso», a sua volta Rosario Bressi (Arci Catanzaro) ha parlato di «un continuo scambio di relazioni con l’amministrazione comunale per arrivare a questo” ricordando l’esempio di «buona sinergia per arrivare al Pride a Catanzaro”. «Bisognerà squarciare il velo sulla discussione dei diritti e il primo atto sarà l’insediamento del Comitato promotore per il Pride 2026», ha aggiunto Bressi. Per Giovanni Carpanzano (Arciequa) «oggi accanto alla parola Pride non c’è più la parola gay e questo significa che il Pride abbraccia tutto il mondo Lgbt e questo significa accettare l’altro nel rispetto e nella libertà di entrambi». L’assessore comunale all’Istruzione Nuznio Belcaro ha auspicato il coinvolgimento del mondo della scuola mentre la consigliera comunale Daniela Palaia ha spiegato che «mancava in città uno spazio deputato alla discussione sui diritti civili e l’abbiamo recuperato nel Centro Fasano di Arci». A intervenire anche il presidente del Consiglio comunale Gianmichele Bosco: «Questa battaglia è rivoluzionaria, riguarda tutta una città nella quale ancora sussistono atteggiamenti retrogradi e comportamenti fascisti, e perciò l’amministrazione ci mette la faccia».

Le reazioni del centrodestra
Com’era prevedibile dal centrodestra è partito il fuoco di fila delle critiche, che hanno virato poi sul piano politico a livello cittadino. Per Eugenio Riccio, capogruppo della Lega al Comune, «Catanzaro è in ginocchio e mentre i cittadini lottano ogni giorno con disservizi e degrado, in Comune si organizzano conferenze stampa per lanciare un Pride nel 2026. È uno schiaffo alla città e un insulto all’intelligenza dei catanzaresi. Questa è un’amministrazione che ha completamente perso il contatto con la realtà. Di fronte a una città immobile si decide di sostenere una manifestazione ideologica, inutile e provocatoria. Una deriva culturale che nulla ha a che fare con i problemi veri della città. Se questa trovata non verrà ritirata, saremo in piazza, insieme a quei cittadini che vogliono rispetto, serietà, buon senso e concretezza. Catanzaro non può essere trasformata nel palcoscenico di esperimenti culturali e sociali estranei alla sua identità». All’attacco anche il coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia: «Un’amministrazione che non riesce a garantire il decoro minimo si aggrappa alla propaganda arcobaleno per distrarre l’opinione pubblica dai propri fallimenti. Nessuna visione sulla costruzione del nuovo ospedale, totale incertezza sui pontili che dovrebbero rilanciare la stagione estiva 2025: ma si pensa al Pride del 2026. È il tentativo maldestro di parlare di nuovi diritti, quando non si riescono nemmeno a garantire quelli basilari, per i quali i cittadini pagano tasse salatissime. Sconcertanti le parole del presidente del Consiglio comunale Bosco, che avrebbe dichiarato: “Catanzaro deve diventare una città normale, dove tutti possano uscire da casa come credono, dove si possano rivendicare i propri diritti. Sarà un percorso lungo ma fattibile: dobbiamo lasciare una traccia”. Se sono vere queste affermazioni, ci troviamo di fronte a un fatto grave». (a. c.)
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