LAMEZIA TERME Una foto spuntata dagli archivi universitari e una storia esemplare. È quella che Roberto Saviano ha raccontato a Trame. Non solo il botta e risposta con il leghista Furgiuele dopo le frasi su Salvini: lo scrittore di Gomorra ha rapito l’uditorio parlando della genesi del suo ultimo romanzo dedicato alla figura di Rossella Casini.
«Rossella – racconta Saviano – era una ragazza che non superava il metro e sessanta, con gli occhi chiari, i capelli biondi, assetata di conoscenza come forma di vita. Sono gli anni in cui tutto è politico, quindi il privato, il decidere di amare, come amare, il volersi immergere nei sentimenti, nell’avventura, era proprio parte del progetto politico del movimento degli anni settanta». La ragazza si innamora di un vicino di casa, Francesco Frisina, calabrese fuorisede a Siena, economia, ma pur di stare con gli amici, cosa tipica, decide di vivere a Firenze. Rossella frequenterà Palmi negli anni in cui non si pronuncia neanche mai la parola ‘ndrangheta, che «era associata ai sequestri di persona, il percepito in Toscana in quegli anni erano pastori che sequestrano imprenditori e se li portano in Aspromonte. La parola proprio era quasi impronunciabile. Lei è terrorizzata dall’idea che possa l’amore svanire». Di qui si dipana la storia, «particolarmente interessante da scrivere, da conoscere – dice l’autore – perché ha proprio tutti i colori di una storia d’amore dentro un contesto drammatico dove c’è lo slancio, la libertà e la passione».
Giovanni Tizian fa notare a Saviano che Rossella è una donna libera a tratti rivoluzionari e ribelle, dall’altro ci sono le donne del clan che trattengono Francesco con quei codici, lo riportano e anche in Francesco si scorge «un tentativo, anche se fragile, di voler cercare un’alternativa a quella della famiglia criminale, che è il dramma di tantissimi ragazzi all’interno dei clan, che non hanno un’opportunità, un’alternativa: il parallelo fra Rossella, donna libera, e le donne che poi devono addirittura comandare il clan in tempo di guerra è molto forte».
Saviano ammette di averci «lavorato cercando di non entrare dentro lo stereotipo». Altra figura forte del libro è quella di Concetta Frisina, Cettina, insegnante, «donna che ha una formazione che comanda il gruppo. Alla morte del loro padre che viene ucciso dai Condello di Palmi, di fatto lei diventa l’anima del gruppo. Con Rossella c’era stata una prossimità importante perché Concetta aveva perso un bambino quindi era caduta in depressione, un aborto spontaneo già a gravidanza avanzata e Rossella è accanto a lei, la porta a Roma per la prima volta, fanno shopping, benché la famiglia all’inizio per gioco la chiama “la straniera” questa Toscana». Alcune scene raccontano al meglio la dicotomia tra due visioni del mondo: «A un certo punto Rossella si toglie il pezzo di sopra del costume, perché vede che la spiaggia è quasi vuota, quindi non dà fastidio a nessuno, ma non lo fa per provocazione, lo fa perché si vuole asciugare meglio. Francesco va subito con l’asciugamano perché la vuole coprire ma mentre si dirige verso di lei interrompe il passo. A Rossella non le importa lo sguardo dell’altro ma non perché è indifferente, lei non vive questa distanza dalla realtà ma perché è consapevole di voler vivere esattamente come vive» al di là dei giudizi.
Senza svelare troppo sulla trama, Saviano spiega che «in Campania io non ricordo di una pratica di stupro come punizione fatta dalle organizzazioni criminali. Qui invece succede che, come racconta un pentito, la storia è terribile perché Rossella doveva tornare, avverte i suoi genitori che torna a Firenze e non tornerà mai e viene rapita. La stuprano in due. E lì c’è proprio la vendetta su tutto quanto ho provato a raccontare prima, su quel modo di vivere, su quella consapevolezza, la leggerezza, tutte cose che hanno minato la famiglia perché, elemento non secondario che ho dimenticato di dire, a un certo punto Francesco inizia a pentirsi, parla…».
Ma «quando Francesco si pente e poi ritratta, la necessità della famiglia è dare la colpa a lei, e la cosa orrenda, anche se la famiglia Frisina è stata assolta, è che nelle indagini emerge come Francesco, a un certo punto, accetti la logica della famiglia».
Quella di Rossella non è la storisa di «una militante antimafia» o di un attivista, «lei tutto quello che fa non lo fa in nome della giustizia, la lotta di classe, il diritto sindacale, lo fa in nome dell’amore cioè una possibilità di felicità perché questo è l’amore: una costante possibilità di felicità».
Parlando di «amore e libertà» Tizian si ricollega allora alla storia di un altro ragazzo, un altro ventenne, «che abbiamo ricordato qui ieri, Giancarlo Siani, a cui siamo entrambi molto legati. Quest’anno è il quarantennale dalla sua uccisione. E Giancarlo in fondo amava talmente tanto il suo mestiere che non si è arreso davanti a nulla. Oggi Giancarlo Siani in questo paese che guai passerebbe?».
«Passerebbe i guai che in realtà ha passato da morto – risponde Saviano –. I genitori di Siani muoiono leggendo sui giornali che Giancarlo è stato ucciso perché era amante della moglie di Valentino Gionta». Non solo: la notizia di Siani morto non volevano metterla in pagina, infatti non fu messa nella prima edizione, fu messa nella seconda edizione, quella della mattina, non nella prima edizione della notte». (redazione@corrierecal.it)
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