Pd Lamezia, salta la candidatura di Pandolfo. «Non c’erano le condizioni»
«Al via le operazioni di voto senza un confronto e un dibattito tra gli iscritti»

«Abbiamo abbandonato il congresso del Partito Democratico: non c’erano più le condizioni di legittimità e confronto. Abbiamo deciso di abbandonare il congresso cittadino del Partito Democratico perché, fin dall’inizio, è apparso evidente che si stessero violando le regole che noi stessi, come comunità politica, ci eravamo dati. In particolare, al momento previsto per l’inizio della discussione, invece di avviare un dibattito aperto tra gli iscritti, è stato dato subito inizio alle operazioni di voto». È quanto comunica in una nota la mozione a sostegno di Antonio Pandolfo che, poche ore fa, aveva annunciato l’intenzione di candidarsi a segretario cittadino del Pd di Lamezia Terme. Ora, invece, il passo indietro.
«Il garante nominato dalla Commissione provinciale di garanzia ha cercato, con senso di responsabilità, di interrompere la procedura per riportare il congresso nei binari della correttezza e del confronto. Ma ogni tentativo è stato respinto: alcuni esponenti di peso, presenti in sala, hanno imposto comunque la prosecuzione della votazione, ignorando le richieste di rispetto delle regole. A quel punto è apparso chiaro a tutti che non vi fosse alcun interesse per il dibattito, né per il confronto democratico tra mozioni, proposte e visioni politiche. L’intero congresso sembrava ridursi a una formalità svuotata di senso, uno strumento per arrivare ad eleggere un segretario cittadino “ad ogni costo”, a prescindere dalle regole e dalla partecipazione reale degli iscritti».
«Inoltre, – denuncia la mozione Pandolfo – abbiamo constatato la presenza di persone che, pur risultando tesserate al partito, non avevano mai preso parte attiva alla vita democratica del circolo, né avevano partecipato alle sue iniziative o ai momenti di confronto. Anche questo elemento ci ha dato la conferma che si puntava più a un risultato numerico che a un percorso condiviso».
«Desideriamo ringraziare il giovane avvocato Antonio Pandolfo, che con entusiasmo e spirito di servizio aveva dato la propria disponibilità a guidare un nuovo corso del Partito Democratico, aperto, giovane, moderno, in grado di coinvolgere energie fresche e idee nuove. Attorno a lui si era raccolta una comunità viva e motivata, composta numerosi iscritti che avevano scelto di credere in un progetto diverso, fondato sul merito, sul confronto e sulla partecipazione reale. La delusione di chi ha creduto in questo percorso diventerà spinta per il rilancio autentico del Partito Democratico e non diventerà il partito delle tessere o delle conta di potere, ma una casa comune in cui contano le idee, il dialogo e il futuro delle nostre comunità».