Al congresso del Pd di Cosenza nessuna emozione, due mozioni contrapposte in una sarabanda finita a carte bollate
Il Nazareno ancora non lo hanno visto arrivare

COSENZA Due fazioni l’un l’altra armate di regolamenti e procedure per decidere chi deve governare il principale partito di opposizione nella provincia di Cosenza, la più grande della Calabria e quella decisiva nel voto.
Congresso anticipato per arrivare in tempo alle regionali dopo l’assise che ha confermato segretario regionale Nicola Irto, chiamato a decidere le sorti di un partito che ha votato in modo unitario a Vibo Valentia, Crotone e a Reggio Calabria, mentre a Catanzaro uno dei due candidati, Francesco Pitaro, ha deciso di ritirarsi perché «nella provincia catanzarese, con casi di arbitrio inequivocabili, non è più possibile tollerare oltre una condizione di prevaricazione che non garantisce partecipazione, trasparenza e legalità».
Ha vinto Gregorio Galello senza ramoscello d’ulivo al ritirato, il quale viene accusato di aver «esasperato i toni dello scontro, trasformando il congresso in una guerra personale, trascinando con sé amministratori e militanti in un clima avvelenato».
Acqua fresca rispetto al congresso provinciale di Cosenza dove radio circolo fa sapere che per le contrapposizioni esasperate alla riunione di Belvedere Marittimo un militante ha dovuto ricorrere al soccorso del 118 per un infarto provocato dalla molta animosità. A darsele di santa ragione la mozione di Matteo Lettieri, sindaco di Celico sostenuto dai consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, e Pino Le Fosse, dirigente di Corigliano-Rossano spinto da Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio e Carlo Guccione. Niente scontro su dimensioni del campo largo, temi sociali, diritti e doveri, pace e guerra ma solo numeri per il potere assoluto nella contesa. Numeri che al momento di scrivere restano molto ballerini a causa di ricorsi e carte bollate.
Oggetto del contendere i risultati di Rende, San Giovanni in Fiore e Mirto Crosia dove querele di parte al Tribunale e ricorsi alle Commissioni fioccano contro il risultato globale favorevole a Lettieri e che se eventualmente accolti potrebbero ribaltare il dato favorevole per qualche centinaio di voti.
Il congresso provinciale di Cosenza è iniziato male ed è finito peggio. Prima si era dimesso dalla Commissione di garanzia provinciale, il presidente del consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca, che con troppa fretta era stato identificato come nuovo segretario in pectore.
Al suo posto è stato indicato l’avvocato Salvatore Giorno, tecnico di regolamenti, esperto professionale di Statuti e personalità politica che sa stare sopra le parti. Tra molte perplessità sono iniziate le procedure, ma quando Giorno ha constatato che i paletti delle regole venivano conquistati a colpi di maggioranza per stile, buon senso e rispetto della politica ha preferito cedere la mano. L’avvocato Dem quando ha visto le sue decisioni per ben tre volte andare in minoranza nei voti di Commissione per dignità politica e personale ha preferito opporre il suo gran rifiuto. Si è così conquistata la Commissione di garanzia. Al netto delle ragioni e dei torti di parte emerge un dato politico. Nel circoli, ogni mozione, ma è meglio dire fazione, vince con risultati schiaccianti di zona. O tutti con Lettieri o tutti con Le Fosse. Un congresso muscolare a colpi di tessere verrebbe da osservare. In ogni circolo solo pensiero unico. Peggio dei congressi bulgari di antica memoria. Ora la gatta da pelare finisce alla Commissione regionale di garanzia che stasera 30 giugno dovrà probabilmente decidere l’esito finale. L’orientamento è di convalidare la maggioranza Lettieri ma le sorprese non possono mancare tra tanta carta bollata e merda nel ventilatore.
Da registrare il vuoto pneumatico del Pd Nazionale. Il Nazareno tace e nessun Baruffi o Taruffi (responsabili nazionali dei territori) si vede o si sente. Non si tratta di un silenzio degli innocenti considerato che il Secolo d’Italia sul sito ha titolato sulle baruffe dem cosentine scrivendo: «Che ne dice Elly Schlein di quanto sta avvenendo in Calabria? È contenta che il suo partito finisca in tribunale e si denuncino brogli e aggressioni? Per il momento tace. Così come tacciono tutti gli organismi di Largo del Nazareno». La rassegna stampa è servita.
Un punto molto basso del Pd cosentino e calabrese. A chi conosce la Storia sorge il malizioso sorriso a ricordare il Congresso del Pci nel 1926 quando le federazioni di Cosenza e Catanzaro orientate sulle posizioni di Bordiga votarono contro la mozione Gramsci mettendosi all’opposizione. Vigeva la forza ideologica del Novecento. Altri tempi. Oggi il voto controllato da algoritmi e social postmoderni ha sopito passioni e idee. A quanto pare, contano solo poltrone, incarichi e strapuntini. (redazione@corrierecal.it)
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