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La Via Crucis di Razetti. Diamante si divide sul murales in chiesa

Petizione online (oltre 500 firme) dopo l’idea del nuovo parroco di rimuovere i pannelli: «Sarebbero decontestualizzati e a rischio abbandono»

Pubblicato il: 16/07/2025 – 13:19
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La Via Crucis di Razetti. Diamante si divide sul murales in chiesa

DIAMANTE Nessuno tocchi i murales. Neanche il nuovo parroco. A Diamante sta diventando un caso la proposta di don Franco Liporace di rimuovere la Via Crucis del maestro Nani Razetti che da decenni adorna la chiesa del Buon Pastore. «Un bene comune che appartiene a tutti i diamantesi e non si tocca!».
Mentre la cittadinanza si schiera a favore o contro la decisione – unipotesi per ora solo paventata – è nata l’associazione culturale Pro Razetti con una pagina fb e una petizione online che ha superato le 540 adesioni, mentre i promotori sono presenti anche con punti di raccolta firme sul lungomare di Diamante.
L’opera realizzata negli anni 80, su commissione del parroco del tempo mons. Leonardo Aloise, è unica nel suo genere per la potente forza drammatica delle figure e soprattutto per l’originale concezione con pannelli non incorniciati che si susseguono con diversi rapporti fra di loro e col muro che diventa importante nella fruizione dei dipinti.

L’artista e pioniere dei murales

Nani Razetti – spiegano dall’associazione a lui intitolata – è stato un grande artista conosciuto in tutta Italia e non solo. E’ stato l’ideatore dei Murales nel 1981 ed oggi è solo grazie a lui ed alla sua intuizione, supportata dal sindaco Evasio Pascale, che oggi Diamante è indicata e conosciuta come paese dei murales. Ma Razetti fece di più. Alla fine degli anni 80 realizzò un grande opera che gli venne commissionata dal parroco Don Leonardo. Un’opera rappresentante il calvario di Gesù che raffigurò in varie tele e una grande tela che raffigurava l’Ultima cena. Le opere vennero posizionate all’interno della Chiesa del Buon Pastore ed oggi sono visibili e meta di turisti e fedeli durante le celebrazioni.

Con queste opere Razetti dimostrò il suo amore per Diamante e dimostrò anche la sua visione pittorica del calvario di Cristo. Nelle opere c’è tutta la sofferenza del Cristo ma anche viene rappresentata la sofferenza del popolo. Il rosso come un fulmine che incendia l’animo, accompagna tutte le tele e solo Gesù morto posto sulla pietra è avvolto da una luce gialla segno della resurrezione. L’Ultima cena è grigia, alle spalle un cielo fatto da nuvole tenebrose che anticipano il suo arresto e l’inizio del calvario. L’opera posta sulle pareti laterali e l’ultima cena alle spalle dell’altare induce a riflessioni, trascina il fedele nella preghiera nel vortice della sofferenza e lo porta passo dopo passo alla vita del Cristo come vita dell’uomo nella sua naturalezza e nella sua nudità. Il Cristo nudo è l’uomo e Cristo stesso libero dalla santità ed è lì che ti guarda e ti osserva. Un’opera gigantesca, questa di Razetti, che fa parte del patrimonio muralistico e quindi di tutti i diamantesi.

«La scusa della ristrutturazione»

«Ma ora corriamo un rischio, che questo patrimonio finisca perduto in qualche magazzino. Al nuovo parroco (don Franco Liporace, ndr) queste opere non piacciono e con la scusa di una ristrutturazione interna della Chiesa vorrebbe toglierle. Sarebbe un atto gravissimo non solo verso Razetti e don Leonardo che le hanno volute ma anche un torto ai diamantesi credenti e non credenti che sentono proprie quelle opere» continuano gli attivisti, che assieme a un gruppo di cittadini di Diamante sono promotori dell’iniziativa “Razetti non si tocca” per evitare la rimozione della Via Crucis: «È un’opera di grande rilevanza artistica – dice Angelo Aligia, presidente dell’Associazione – alla quale tutti i cittadini sono affezionati visto che è l’unica opera pubblica di un artista che ha dedicato la sua vita a Diamante, promotore nel 1981 della “Operazione murales” che ha fatto conoscere la città in tutto il mondo e che ha avuto un seguito in tutti gli anni successivi facendola diventare famosa come la città più dipinta d’Italia».

«Più che quadri – aggiunge Aligia – una vera e propria installazione che anticipa le tendenze degli anni successivi». Per l’associazione che ha come finalità la tutela e la valorizzazione delle opere di Razetti, si tratta di un’iniziativa che mortifica l’amore del Maestro per Diamante e l’affetto che tutti i diamantesi nutrono per quelle opere diventate patrimonio di tutta la città. Da qui la richiesta di un ripensamento da parte del parroco, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle autorità competenti.
Come prima iniziativa è stata promossa una raccolta di firme a corredo di una petizione-appello per evitare la rimozione dell’opera. In particolare sarà inviata alla Sovrintendenza ai Beni ambientali di Cosenza, al vescovo di San Marco Argentano, al sindaco di Diamante e all’attuale parroco della Chiesa del Buon Pastore. Da quello che si sa non è stata nemmeno prevista una nuova sistemazione dei dipinti che rischiano di finire in qualche magazzino, dimenticati o perduti», fanno sapere gli attivisti.
«In tutti i casi – precisa Aligia – un deterioramento dell’opera che è stata appositamente concepita per la Chiesa del Buon Pastore e non avrebbe senso senza il rapporto col muro che è fondamentale nella concezione di Razetti». (redazione@corrierecal.it) 

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