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Omicidio Rocco Gioffrè, la difesa di Mirabelli: «Chiediamo l’assoluzione, è legittima difesa»

L’avvocato Cristiano conclude l’arringa in Corte d’Assise a Cosenza. L’accusa, rappresentata dalla pm D’Andrea, ha chiesto l’ergastolo

Pubblicato il: 16/07/2025 – 15:08
di Fabio Benincasa
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Omicidio Rocco Gioffrè, la difesa di Mirabelli: «Chiediamo l’assoluzione, è legittima difesa»

COSENZA Il pm del tribunale di Cosenza, Marialuigia D’Andrea, ha invocato la massima pena per Tiziana Mirabelli: la donna è accusata della morte di Rocco Gioffrè, 75enne ucciso il 14 febbraio 2023 nello stabile popolare di via Monte Grappa a Cosenza. La richiesta del pubblico ministero è giunta al termine della requisitoria durata circa due ore. In Corte d’Assise a Cosenza (presidente Paola Lucente), l’udienza è proseguita con la discussione dell’avvocato di parte civile, Francesco Gelsomino, che si è conclusa con la medesima richiesta proposta dalla procura e con l’arringa dell’avvocato dell’imputata, Cristian Cristiano.

La ricostruzione dell’accusa

La pm, nella requisitoria, ha ricostruito tutti i momenti topici che hanno portato alla morte di Gioffrè. Intanto, il numero di coltellate (41) per l’accusa non giustificherebbe una legittima difesa ma una volontà di uccidere per motivi legati al denaro. «Non ci può essere legittima difesa quando il coltello cade a terra – come dice l’imputata – e la donna riferendosi a Gioffrè chiede una tregua, lui avrebbe risposto “questa mattina non finisce così” e a quel punto lei avrebbe iniziato a colpirlo. Questa è legittima difesa»? E allora, per D’Andrea si tratta di un «fatto di sangue per commettere una rapina ed estinguere un debito pregresso con i familiari, l’altra parte del debito potrebbe esserci ma non è risultato nella fase dibattimentale». Gioffrè «deteneva notevoli risparmi in casa, soldi necessari alle cure del figlio» e dunque, la «bramosia di denaro ha spinto l’imputata a rapinare un anziano, uccidendolo senza dare scampo per una pulsione superficiale e violenta». Il delitto si caratterizza da «un istinto violento e aggressivo, approfittando di una futile occasione». Nella chiosa, l’ennesimo passaggio della pm teso a sostenere la tesi dell’omicidio non passionale ma legato al denaro. «In tutto il processo non è mai emerso il senso di colpa dell’imputata, che non ha mai fatto cenno al pentimento».

L’arringa della difesa

La discussione dell’avvocato Cristian Cristiano parte da un dato, decisamente agli antipodi rispetto a quello sottolineato più volte dall’accusa: Mirabelli «non ha ucciso per soldi, lei avrebbe potuto avere denaro in prestito da Gioffrè e quindi perché avrebbe poi deciso di ucciderlo?». Ed ancora, «non ci sono delitti avvenuti per moventi economici risolti con un numero così alto di coltellate». L’avvocato Cristiano esclude un raptus di follia, «Tiziana Mirabelli è stata da me definita “vittima di femminicidio”, se non avesse reagito al tentativo di Gioffrè avrebbe fatto quella fine». Il presupposto è l’esistenza di un evento, probabilmente un rifiuto ad una avances sessuale di Gioffrè, ad aver provocato il precipitare di un rapporto decisamente in bilico. «E’ casuale che l’omicidio sia stato compiuto il giorno di San Valentino?». L’avvocato elenca tutta una serie di dettagli emersi nel corso della fase dibattimentale sufficienti a dimostrare come il delitto sia avvenuto per legittima difesa. Motivo per il quale, l’avvocato Cristian Cristiano ha chiesto l’assoluzione della propria assistita. (f.b.)

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