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la ricostruzione

“Rimborsopoli” e il terremoto del 2015. Quando la politica si inchinò al giustizialismo…

Dieci anni fa la “rivoluzione” alla Regione all’indomani dell’inchiesta, con il “licenziamento” di big coinvolti nell’indagine ma oggi prosciolti

Pubblicato il: 18/07/2025 – 15:12
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“Rimborsopoli” e il terremoto del 2015. Quando la politica si inchinò al giustizialismo…

LAMEZIA TERME Quando la politica si inchinò al giustizialismo… L’odierna sentenza nell’ambito dell’inchiesta “Rimborsopoli”, con una sfilza di politici condannati ma di altrettanti politici assolti, fa tornare indietro nel tempo le lancette dell’orologio. A dieci anni fa, per la precisione: è il 2015, alba della legislatura regionale guidata dal presidente di centrosinistra Mario Oliverio, che aveva trionfato contro il centrodestra nel novembre 2014 e nel gennaio successivo varerà la prima Giunta. Una partenza rallentata – per le solite “alchimie” politiche, nel campo del centrosinistra e del Pd poi ulteriormente ingigantite dalle consuete tensioni interne – e anche molto controversa. Oliverio dunque insedia la prima Giunta, che però resta subito orfana di una componente, l’ex ministro Maria Carmela Lanzetta, delegata alle Riforme e alla Cultura ma che all’atto della presentazione rinuncia per dissonanze interne al Pd (e – raccontarono all’epoca i cronisti – per un forte pressing esterno da Roma, in particolare dell’allora ministro e plenipotenziario del Nazareno Graziano Delrio). Nel primo esecutivo Oliverio entrano comunque Enzo Ciconte (vicepresidente con delega al Bilancio), Carlo Guccione (Lavoro, Politiche sociali e Attività produttive), e Nino De Gaetano (Infrastrutture).

Il “terremoto” del 2015

E’ in pratica un “monocolore” Pd, che si prende anche la presidenza del Consiglio regionale con Tonino Scalzo. E’ un assetto che durerà giusto qualche mese, fino a luglio 2015, quando ecco irrompere l’inchiesta “Rimborsopoli” che terremota tutti gli equilibri.  Sono gli anni – va ricordato – dell’anti-casta e del giustizialismo portati alle estreme conseguenze, soprattutto sull’onda d’urto del Movimento 5 Stelle prima maniera – quella di Beppe Grillo – e delle pulsioni antipolitiche alle quali i democrat non riescono a resistere anche per la linea della “rottamazione” imposta da Matteo Renzi all’interno del partito. In “Rimborsopoli” restano impigliati, per fatti comunque non legati all’attività in Giunta, tutti gli assessori – Ciconte, Guccione e De Gaetano – e anche Scalzo. Pressato da tutte le parti, Oliverio azzera la Giunta “silurando” i tre assessori e la coalizione di centrosinistra ridisegna tutti gli assetti politici. “Salta” anche Scalzo, che sarà sostituito da Nicola Irto alla guida di Palazzo Campanella mentre in Giunta Oliverio piazza diversi prof e tecnici (Antonio Viscomi, Federica Roccisano, Franco Rossi, Antonella Rizzo, Carmela Barbalace, Roberto Musmanno, Francesco Russo). E’ uno “strappo” politico molto forte. C’è una componente politica nella nuova Giunta ma è residuale, perché in realtà la politica fa un passo indietro e si inchina al vento populista e giustizialista, quello stesso che poi – secondo la più classica legge del contrappasso – dopo qualche anno si abbatterà – ingiustamente – sullo stesso Oliverio finito anche lui sotto i riflettori della magistratura (dai quali peraltro in gran parte si è già sottratto con raffiche di assoluzioni). Quel luglio 2015 comunque fu l’inizio di una stagione politica all’insegna delle fibrillazioni continue nella pancia del centrosinistra, perché quello “strappo” in realtà non venne mai pienamente ricucito. Oggi, a distanza di 10 anni, per i protagonisti di quella stagione – Ciconte, Guccione, De Gaetano e Scalzo – arriva, sia pure in primo grado, l’assoluzione da “Rimborsopoli”. Domanda doverosa anche se destinata a restare – ovviamente – senza risposta: cosa sarebbe successo se fossero rimasti al loro posto? (a. cant.)

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