Cosenza, si continua a far finta che vada tutto bene: allenamenti tra i pini e dirigenti tra le ombre
La squadra rossoblù scompare nel suo stesso silenzio. Disinteresse della tifoseria verso il ritiro e presentazioni saltate: così si alimenta una diserzione che non è solo simbolica

COSENZA Forse sì. Oppure, come spesso accade a Cosenza, la verità si nasconde in una zona grigia, in quel limbo emotivo che separa l’indifferenza dalla disperazione. Perché dire oggi che di questo Cosenza calcio non importa più a nessuno è ingeneroso. Ma affermare il contrario sarebbe semplicemente una bugia. Una di quelle che ormai da anni rimbalzano dai corridoi ovattati della sede societaria ai bar della città, senza trovare mai smentite né conferme. Perché tanto, alla fine, chi dovrebbe parlare continua a tacere.
Nel frattempo, mentre la squadra si allena tra i boschi della Sila, immersa in un silenzio più assordante di una Curva piena ma muta, la distanza tra società e tifoseria si fa voragine. Un abisso che nessuno ha più intenzione di colmare. Né il presidente Guarascio, ancora saldamente al timone di una barca che fa acqua da tutte le parti, né i suoi nuovi collaboratori, di giorno in giorno sempre più simili a comparse in un film già visto che a protagonisti di un nuovo corso.
Eppure, sabato scorso, il cuore rossoblù ha mostrato di battere ancora. Lo ha fatto durante l’omaggio a Gigi Marulla, nel decennale della sua scomparsa. Un evento sentito, commosso, vero. Tutto ciò che questo Cosenza – quello attuale – non è più. In città si respirava affetto, memoria, appartenenza.

A Lorica, invece, si respirava altro: forse l’aria pulita dei 1400 metri, forse solo noia. Perché quasi nessuno (circa una ventina), tra i tifosi, ha ritenuto opportuno salire fin lassù per vedere da vicino questa nuova creatura. Per protesta, per stanchezza, o perché semplicemente non ci crede più nessuno.
Una diserzione simbolica, ma anche terribilmente reale. È la prima volta che il Cosenza torna, dopo anni, in ritiro “a casa”, e paradossalmente è la prima volta che la casa si scopre vuota. Nessuno ad accoglierli, nessuno a incoraggiarli. Solo gli alberi, il campo e qualche fotografo distratto. Il silenzio come risposta, l’assenza come unico striscione.
Nel frattempo, Guarascio procede. Serafico, impermeabile, inossidabile. Il suo stile comunicativo – se così vogliamo chiamarlo – è ormai noto: non dire, non fare, non spiegare. Ma decidere. Magari all’ultimo, magari al contrario di quanto annunciato. E così la presentazione del nuovo direttore sportivo Fabio Lupo, attesa per lunedì scorso, è sparita dal calendario senza spiegazioni. Posticipata? Annullata? Rimandata a tempi migliori? Non si sa. Ma tanto nessuno chiede, nessuno pretende. In fondo, in questa società, tutto è possibile. Anche che un dirigente venga annunciato, poi silenziato, poi forse riapparirà. Chi lo sa?
Nel frattempo, Micheli (consulente finanziario e forse nuovo dg), Lupo e Buscè (allenatore) – le tre new entry di questo ennesimo laboratorio calcistico – continuano a muoversi nell’ombra. Presunti costruttori di futuro, oggi sembrano più che altro spettatori passivi di una recita già scritta. Nessuna parola, nessuna presa di posizione mentre il mercato corre rapido solo da altre parti. Il loro silenzio è talmente composto da risultare sospetto. Perché chi conosce il calcio sa bene che il silenzio, in certi casi, è peggio di mille parole. E allora ci si chiede: sono già allineati al “metodo Guarascio”? Stanno cercando (magari solo qualcuno) l’uscita di emergenza senza far troppo rumore o cercano, maldestramente, di passare inosservati?
La verità, come sempre, resta nascosta. Ma i segnali sono fin troppo chiari. La partitella in famiglia ignorata da tutti con primo gol stagionale di Mazzocchi su rigore, i calciatori con l’aria di chi già sogna altri lidi. La sensazione è quella di un gruppo messo insieme per dovere, non per convinzione. Una squadra che non ha ancora giocato una partita ufficiale, ma che sembra già stanca. O peggio: rassegnata.

E allora ci si chiede: quanto potrà durare ancora questo gioco al massacro? Quanto tempo servirà prima che qualcuno dica basta? Prima che qualcuno – dentro o fuori – alzi la voce? Adesso resta solo l’attesa. Di una svolta, di una rottura, di qualcosa. Qualsiasi cosa, pur di uscire da questa pantomima senza fine. Nel frattempo, a Lorica si continua a correre. Ma nessuno sa verso dove. (fra.vel.)
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