Catanzaro, l’Anticorruzione “bacchetta” un’altra volta il Comune sul bando rifiuti
Diverse criticità registrate dall’Anac. Ora l’amministrazione deve annullare l’atto e ripubblicarlo emendato dalle illegittimità

CATANZARO Prima nel mirino c’erano state le proroghe ora è il nuovo bando. Nuovo stop dell’Anac (l’Anticorruzione) al Comune di Catanzaro bando per la gestione dei rifiuti, il bando più importante a livello amministrativo (dal valore di 80 milioni), bando che ora l’amministrazione dovrà ripubblicare dopo averlo annullato. Nella nota ufficiale Anticorruzione spiega che dopo la segnalazione di presunte illegittimità da parte di operatori economici, Anac ha intrapreso una verifica che ha portato ad accertare tutta una serie di illegittimità, tra cui la previsione del disciplinare di gara che prevede l’obbligo di dimostrare il possesso delle certificazioni di qualità, quale requisito di partecipazione, a pena di esclusione, già in fase di gara. Per questo Anac raccomanda “in occasione della futura e successiva riedizione della procedura di gara, una rivalutazione della complessiva documentazione di gara anche alla luce degli ulteriori vizi evidenziati nella presente delibera”, assegnando trenta giorni alla stazione appaltante “per agire in conformità, con avvertenza che, in mancanza, l’Autorità sarà legittimata ad impugnare la documentazione di gara esaminata”. Per l’Anac inoltre è “illegittima la previsione del disciplinare di gara che richieda la comprova di un fatturato specifico, inteso quale requisito tecnico professionale, maturato nell’arco di un triennio, invece che nell’arco del decennio antecedente la data di pubblicazione del bando stesso”. Questo perché “la previsione in esame limita la concorrenza, in quanto ragionevolmente un più ampio orizzonte temporale (dieci anni a fronte di tre anni) amplia la platea dei potenziali concorrenti”. L’Anticorruzione ha poi ritenuto “illegittima la previsione del disciplinare di gara che prevede l’obbligo di dimostrare il possesso di un deposito/cantiere funzionale all’espletamento del servizio in assegnazione (cosiddetta clausola territoriale), quale requisito di partecipazione, a pena di esclusione, già in fase di gara”. Anche questo limitativo della concorrenza “in quanto l’obbligo di avere la disponibilità di un locale deposito/cantiere nel territorio comunale, già in sede di gara, può ridurre la platea dei potenziali concorrenti”.
Talerico all’attacco
“A distanza di oltre un anno dall’annuncio del nuovo bando per il servizio di raccolta rifiuti nel Comune di Catanzaro, ci ritroviamo con un nulla di fatto. Nulla, se non una nuova e più grave bacchettata da parte dell’Autorità nazionale Anticorruzione, che, con linguaggio tecnico ma inequivocabile, certifica il fallimento amministrativo di questa Giunta nell’assicurare una gara pubblica equa, trasparente e aperta alla concorrenza. Non si tratta soltanto di una questione burocratica o procedurale. Ciò che Anac ha scritto – e che il presidente Giuseppe Busia ha firmato in calce – costituisce un atto formale, ma dal contenuto politico ed amministrativo pesantissimo, che attesta l’incapacità dell’amministrazione di Catanzaro e la poca trasparenza. Un giudizio che, letto attentamente, descrive una gara pensata non per aprire il mercato, ma per chiuderlo. E per chiuderlo attorno ad un solo soggetto economico: la Sieco. A dirlo è il consigliere comunale Antonello Talerico, ex alleato dell’amministrazione Fiorita. “Il parere Anac – prosegue Talerico – è una censura severa poiché mette in luce non semplici errori formali, ma scelte mirate che appaiono, nel loro insieme, orientate a restringere l’accesso alla gara a un numero ristrettissimo – nel caso specifico, ad un solo operatore. Questi gli elementi più gravi: Fatturato specifico richiesto per ciascun anno del triennio 2022-2024 pari ad oltre 11 milioni di euro: un tetto altissimo, difficile da giustificare, che taglia fuori molte imprese sane e capaci; Clausola territoriale: richiesta di un deposito già attivo nel Comune di Catanzaro, misura che limita a monte l’accesso a operatori extraterritoriali; Requisiti tecnici sproporzionati, come la disponibilità preventiva di mezzi e attrezzature, oltre alla presenza obbligatoria di due certificazioni di qualità già in sede di gara. E poi la conclusione, netta e inequivocabile: ‘clausole, misure o condizioni ingiustificatamente restrittive della partecipazione e, più in generale, della concorrenza’. Più chiaro di così, difficile essere. Anac va oltre: evidenzia come l’unico partecipante alla gara – la Sieco, per l’appunto – dimostri concretamente l’effetto distorsivo di una lex specialis disegnata in modo da escludere”. Per Talerico “siamo dunque di fronte alla solita politica dell’annuncio a cui questa gestione marcata Fiorita c’ha abituati ed alla mancanza di responsabilità. L’amministrazione comunale ha avuto oltre un anno per predisporre un bando equo, imparziale, trasparente. Non solo non ci è riuscita, ma è addirittura incorsa in nuove e più gravi contestazioni da parte di un’autorità indipendente dello Stato. È questa l’idea di buona amministrazione? È questa la trasparenza tanto sbandierata? Ciò che colpisce non è solo l’errore – che può sempre capitare – ma la ripetizione dell’errore, l’incapacità di apprendere, la mancanza di responsabilità. Il sindaco Fiorita, chiamato a commentare, si trincera dietro l’operato degli uffici comunali e accenna alla possibilità di annullare il bando ‘adeguandosi’ all’Anac. Ma questa è una resa, non un gesto di responsabilità politica. La verità è che ci troviamo davanti ad un danno oggettivo per la città: si è perso tempo prezioso, si è congelato un servizio essenziale, si è trasmesso all’esterno il messaggio peggiore possibile, quello di una città dove le gare si fanno su misura e la concorrenza è un principio teorico. La lezione che non si vuole imparare. La democrazia amministrativa si nutre di legalità e trasparenza, ma anche – e soprattutto – di imparzialità. Quando un bando pubblico diventa un vestito su misura, non siamo più nell’ambito del diritto, ma in quello del privilegio. E dove c’è privilegio, non c’è più interesse pubblico. L’auspicio, a questo punto, è che la nuova gara venga realmente riscritta con criteri limpidi, aperti, orientati alla concorrenza e alla qualità del servizio. Non sarà facile, perché la sfiducia è ormai alta. Ma se davvero il Comune di Catanzaro vuole dimostrare di avere a cuore i principi di legalità e trasparenza, questa è l’ultima occasione per farlo. Ma per Fiorita e Capellupo va tutto bene. Andrà tutto bene”. (c. a.)
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