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Addio tintarella e benvenuta ansia da spiaggia

C’è stato un tempo in cui si usavano abbronzanti a filtro 0. Oggi siamo bombardati dalle raccomandazioni sul rischio melanoma e il sole non è più un alleato

Pubblicato il: 27/07/2025 – 16:08
di Lucia Serino
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Addio tintarella e benvenuta ansia da spiaggia

Della serie: non è vero, non ci credo ma nun se po’ mai sapè. Facciamo i debiti scongiuri, ma la profezia di Elon Musk sulla fine della vita sulla terra che sarà distrutta dal sole agita quest’estate già rovente e generativa di ecoansie diffuse. Chiusi in casa con i condizionatori accesi (a proposito la Cgia di Mestre ha rilanciato i dati sulla povertà energetica che dicono che la Calabria è quella più povera in Italia). La notizia, grazie, già la conoscevamo, è di marzo scorso e non è cambiata, anche così però, con questo flusso di ripescaggio continuo di dati si contribuisce a creare un allarme prolungato), con i condizionatori accesi – dicevamo – la cosa più semplice è cercare notizie ufficiali sui siti istituzionali per ponderare il grado di bufala dell’inquietante avvertimento del miliardario americano. Effettivamente la Nasa, da tempo, sostiene prima o poi, il Sole esaurirà la sua energia e che, quando inizierà a morire, si espanderà in una gigantesca stella rossa, che potrebbe diventare così grande da inglobare Mercurio, Venere e potenzialmente la Terra. Tuttavia, gli scienziati stimano che questo processo potrebbe iniziare tra circa cinque miliardi di anni. Insomma, se la fine del mondo ci sarà, non è poi così vicina. 
Ma non c’era bisogno di Musk per accorgersi che il nostro rapporto col sole è totalmente cambiato negli ultimi quindici, vent’anni.
Ricordate le estati in cui c’era una sola preoccupazione: abbronzarsi. E ricordate i consigli dei pediatri quando, ansiose neomamme, portavamo i neonati per la prima visita? Il sole fissa la vitamina D per le ossa. Confesso che anche io ho messo ad arrostire i miei figli in carrozzina sotto il sole di Cosenza, per una operazione domestica di fissione nucleare. Io, per fortuna, sono tra quelle che non ha mai amato l’abbronzatura, ho sempre detestato stendermi al sole. Ma accanto a me, in spiaggia, fino all’inizio degli anni Duemila, erano ancora tutte spalmate di olio di cocco. No, non per fare il mojito, ma per ottenere una tintarella che gareggiava con quella di una statuetta di bronzo. E per chi voleva andare oltre, c’era il mitico olio abbronzante con il filtro 0. Filtro zero, pensate.

E come dimenticare la pubblicità di Bilboa?

Quella che mostravano la bambina con il culetto bianchissimo, mentre il suo viso e le sue braccia erano di un colore così scuro da sembrare pitturati a mano. Una scena che aveva più effetti collaterali della tanto discussa “pasta” di Photoshop di oggi, ma che nessuno sembrava troppo interessato a evitare. L’unica paura era non rimanere “bianco come una mozzarella”. I giornali femminili, Amica in testa, regalavano fogli d’alluminio d’argento, come quelli che si mettono sui parabrezzi delle auto, per facilitare l’effetto specchio sul viso e accelerare l’abbronzatura.

Poi sono arrivati gli anni 2000 e tutto è cambiato

E’ iniziato il “protezionismo solare”. Combinato con le prime campagne di sensibilizzazione sui danni delle radiazioni UV, a poco a poco la tintarella è diventata un tabù, e il sole si è trasformato nell’arcinemico delle nostre vacanze estive. Niente più esposizione selvaggia mentre l’oncologo napoletano Paolo Ascierto, numero uno in Europa per la cura dei melanomi, ci avverte: fate attenzione al sole. Siamo nell’era della cautela e della messa in guardia, in ogni momento della nostra vita. La paura spinge gli eccessi e così oggi ricopriamo di crema (che poi finisce a mare) ogni metro quadrato di pelle, anche quelle zone che non avremmo mai pensato di proteggere: l’attaccatura dei capelli, l’interno delle orecchie, la zona del collo dietro la nuca. E la canzone nostra è.
Il 2025 segna l’era dell’ombra strategica: gli attrezzi da spiaggia sono diventati quasi più importanti del costume. Ombrelloni a doppio strato, tende ultratecnologiche che proteggono dai raggi UVA e UVB, tende con ventilatori incorporati e persino cappelli da sole con visiere che ricordano più un casco da astronauta che un accessorio fashion.
Un’ultima domanda, a tutti quelli nati verso la fine degli anni Sessanta, ma voi la birra per abbronzarvi la usavate?  (redazione@corrierecal.it)

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