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la decisione della consulta

La Corte costituzionale boccia la legge Laghi. «La Centrale del Mercure è salva»

Graziano: «Una sentenza storica, il diritto al lavoro di oltre 1.500 persone difeso grazie a chi, come noi, si è battuto dal primo giorno»

Pubblicato il: 28/07/2025 – 14:11
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La Corte costituzionale boccia la legge Laghi. «La Centrale del Mercure è salva»

COSENZA «È una giornata storica per la Calabria, per i lavoratori della centrale del Mercure e per tutte le comunità che ruotano intorno a quel presidio produttivo. Dopo mesi di battaglie legali, politiche e istituzionali, la Corte Costituzionale ha ristabilito la verità: quella norma regionale che imponeva la chiusura dell’impianto era incostituzionale. Oggi vince il lavoro, la legalità, il buon senso».
Lo scrive in una nota Giuseppe Graziano, Consigliere regionale e presidente di Azione Calabria, che sin dal primo giorno si è schierato a difesa dei lavoratori coinvolti nella vertenza e del futuro dell’impianto a biomasse della valle del Mercure, minacciato da una legge regionale (la cosiddetta Legge Laghi) che imponeva la riduzione forzata di potenza sotto i 10 MW, determinandone di fatto la chiusura. «Parliamo – sottolinea – di una filiera occupazionale in ambito forestale di oltre 1.500 lavoratori, e quindi famiglie, che diversamente sarebbero rimasti senza lavoro. Ecco perché la sentenza di oggi assume un valore eccezionale e straordinario».
«Non era pensabile – prosegue Graziano – che per una norma sbagliata si potessero mandare in fumo centinaia di posti di lavoro e cancellare un’esperienza produttiva che rappresenta un esempio di economia sostenibile e circolare nel cuore del Parco del Pollino. Abbiamo sempre detto che quella legge, oltre ad essere una “norma-provvedimento” mascherata, era irragionevole, retroattiva e scritta solo per colpire un impianto specifico. La Consulta ci ha dato pienamente ragione».
«La Corte – sottolinea ancora il Presidente di Azione Calabria – ha riconosciuto l’illegittimità costituzionale della legge regionale, sia nella parte in cui vietava a priori l’impianto, sia per aver violato i principi di legittimo affidamento e di libertà d’impresa. È una sentenza che va oltre il singolo caso: è un argine al populismo normativo e un richiamo alla serietà della legislazione regionale. Nessuna legge può travolgere i diritti fondamentali dei cittadini senza una ragione oggettiva e proporzionata».
Graziano chiude con un pensiero ai lavoratori: «A loro va il mio primo pensiero. Hanno resistito, con dignità e determinazione, anche quando la situazione sembrava compromessa. Oggi la loro lotta è diventata giurisprudenza. È una vittoria collettiva, che ci insegna che la politica ha senso solo quando si mette al servizio delle persone, non delle ideologie. Oggi portiamo a casa un risultato importante, storico. Ma da domani si continua a lavorare, con ancora più forza, per garantire futuro, stabilità e sviluppo a questo territorio».

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