Il flop della riapertura di Villa Gagliardi: svastiche, secchi di vernice e rami abbandonati
Il polmone verde di Vibo riaperto dopo tre anni di lavori e un investimento da 900 mila euro. Ma il degrado non è scomparso del tutto

VIBO VALENTIA Partiamo da una premessa: sicuramente meglio aperta e fruibile, che chiusa e abbandonata a se stessa. Villa Gagliardi rappresenta per i cittadini di Vibo Valentia un polmone verde e un punto di riferimento fondamentale, uno spazio per “respirare” aria pulita in uno dei luoghi più belli della città. Per troppo tempo è stata divorata dal degrado e dall’incuria, inaccessibile per i vibonesi: motivo per cui era stata oggetto di un importante investimento da circa 900 mila euro per i lavori di riqualificazione partiti con la precedente amministrazione targata Maria Limardo. C’era anche l’ex sindaca alla riapertura in pompa magna (e forse un po’ frettolosa) della scorsa settimana, con il successore Enzo Romeo a fare quasi da Cicerone nell’antica villa finalmente riaperta a suon di musica e passerelle.
Il progetto: 900 mila euro per il restyling della Villa
I lavori di riqualificazione, dopo già diversi anni di abbandono e degrado, sono iniziati nel 2022 e durati circa 3 anni per un investimento, finanziato con fondi europei, da quasi un milione di euro. I principali interventi sono stati destinati alla sicurezza dei maestosi alberi che riempiono i circa 25 mila metri quadrati di parco, con l’aggiunta di nuove sedute, un’area giochi per bambini, la sistemazione di vialetti e delle fontane ornamentali, tra cui la “cascata” della grotta all’esterno della galleria. Interventi importanti con l’obiettivo di non rivoluzionare la già naturale bellezza della villa, realizzata a fine 1800.



La riapertura: svastiche non coperte e secchi di vernice abbandonati
Ma basta una semplice passeggiata, effettuata i giorni successivi alla festa per la nuova inaugurazione, per far emergere dubbi e critiche con più di un cittadino che ha “storto” il naso di fronte alla restaurata Villa Gagliardi. Oltre alle (discutibili) sedute in cemento in un contesto naturale e di tutt’altro stile, chi decide di avventurarsi sotto la celebre galleria si imbatte subito in una svastica accompagnata altri segni vandalici, tra cui un teschio, rimasti impressi (e lasciati lì) sulle antiche mura. Difficile credere che qualcuno non abbia pensato di rimuovere, prima dell’apertura, quantomeno una svastica così evidente. Ma continuando nel percorso all’interno della Villa la situazione non migliora: rami abbattuti e secchi tagliati dagli alberi e lasciati a terra nel degrado, angoli di parco abbandonati tra spazzatura e panchine “inghiottite” dalla vegetazione selvaggia. A terra in vari punti vecchie mattonelle rotte e buttate nel prato, ma il culmine si raggiunge quando in un angolo si possono trovare anche testimonianze dirette dei lavori effettuati (qualora qualcuno avesse avuto dubbi): secchi e bombolette di vernice abbandonati, con un colore casualmente uguale a quello delle recinzioni appena restaurate. Anche la cascata e gli altri zampilli d’acqua risultano spenti, ma forse – lasciamo il beneficio del dubbio – accesi soltanto in determinati orari. Nel resto della villa, si trovano anche quadri elettrici aperti e altri angoli “dimenticati” dai lavori. Insomma, ben venga la riapertura di uno spazio così importante, ma anche questa volta tra i cittadini serpeggia quella sensazione che si sia assistito agli ormai celebri lavori “alla vibonese”. (ma.ru.)



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