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verso gli impegni ufficiali

Cosenza calcio, l’attesa sta finendo: ora tocca alla piazza. Tifosi chiamati al giudizio

Dopo mesi di promesse, gelo e provocazioni, si avvicinano gli impegni ufficiali. Città e tifo organizzato saranno compatti nella protesta in casa e in trasferta?

Pubblicato il: 11/08/2025 – 9:14
di Francesco Veltri
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Cosenza calcio, l’attesa sta finendo: ora tocca alla piazza. Tifosi chiamati al giudizio

COSENZA 11 agosto 2025. Un mese dopo l’annuncio del nuovo direttore sportivo Fabio Lupo – giunto con ritardo rispetto a come si muove generalmente il mondo del calcio – il Cosenza si ritrova fermo ai box, senza rinforzi, senza slanci, senza una narrazione credibile da offrire a chi si ostina a credere in questa maglia. E soprattutto senza i tifosi, o meglio: con una tifoseria disillusa, stanca ed esasperata. Che più che tifare, ormai diffida.
Lupo, dicevamo. Presentato come il deus ex machina del nuovo corso. Poi è arrivato Buscè, nome fresco e intrigante. A seguire il colpo di teatro: Domenico Roma, elevato a responsabile dell’area tecnica. Ma il sipario, anziché alzarsi, è rimasto chiuso. Perché mentre i competitor si rafforzano, il Cosenza, con ferragosto ormai alle porte, è l’unica squadra professionistica a non aver ancora annunciato un solo acquisto.
Nel frattempo, potrebbe svuotarsi la rosa che si definiva intoccabile, o quasi. Alcuni sono pronti a partire (per Venturi e Ricciardi si attende l’annuncio), altri sono corteggiati da settimane (Florenzi, Zilli), altri ancora sognano l’addio. C’è chi dice prima le uscite, poi le entrate. Anche questa, però, è diventata una favola stantia, una melodia stonata che nessuno ascolta più. Come se un club potesse aspettare a costruirsi mentre si sta per scendere in campo per i primi impegni di Coppa Italia e campionato.
Ma la vicenda sportiva sembra impallidire di fronte a quella sociale. Perché non c’è solo una società che non compra giocatori. C’è una città che non crede più. Il rapporto tra club e tifosi, si sa, non è logoro, è collassato. È un legame reciso, tossico, irrecuperabile. La piazza non chiede più chiarimenti, chiede l’addio. Lo grida, lo implora, lo scrive ovunque. Lo urla da mesi, invano. Guarascio, però, resta. E come ogni grande assente, è presente ovunque: nelle proteste, nelle invettive, nei malumori. Una costante inafferrabile.
E mentre non svaniscono le voci di offerte concrete da parte di potenziali acquirenti (puntualmente ignorate o sabotate), appare ormai accertato che il presidente non voglia cedere il timone nemmeno se la nave affonda.

La pantomima social e le contraddizioni tragicomiche

La comunicazione del club è l’altro grande teatro dell’assurdo. Dopo mesi di silenzi e censure, l’apertura ai commenti (solo) su Instagram è avvenuta in pompa magna, quasi come una concessione caritatevole e con un regolamento social da regime nordcoreano. Una “netiquette” surreale, che invece di favorire il dialogo, ha imposto regole da collegio anni ’50.
Emblematico, da questo punto di vista, quanto accaduto nell’amichevole – o allenamento congiunto – di ieri pomeriggio al “San Vito-Marulla” contro la Vigor Lamezia, squadra neo promossa in serie D, terminato 3-0 per i Lupi come riportato sulle pagine social dei biancoverdi e non del Cosenza. I giornalisti sportivi cosentini si sono visti negare l’accesso per l’inagibilità della tribuna. Una motivazione che avrebbe avuto anche un senso, se non fosse che, durante la gara, è circolata una foto che mostrava chiaramente almeno una quindicina di persone sedute in tribuna A. Una contraddizione che ha scatenato battibecchi accesissimi tra i cronisti e il neo addetto stampa, esplosi in particolare nella chat ufficiale della stampa accreditata. Ma il peggio è arrivato quando alcuni giornali online locali hanno pubblicato le foto dell’allenamento congiunto, con tanto di logo della testata.
Anche qui, dunque, il problema non è stato solo logistico, ma simbolico, discriminatorio, tra opacità e scelte che alimentano solo sfiducia e sospetti.
Come se non bastasse, di recente anche il tessuto imprenditoriale locale sembra si stia sfilacciando. Marchi che prendono le distanze, imprenditori che non vogliono accostare la propria immagine a una gestione opaca e a una piazza esplosiva. In questo clima di tensione, persino l’annuncio della collaborazione con Marca Fc per la scuola calcio, invece di rassicurare, ha sollevato ulteriori polemiche. Perché il parlare di «valorizzazione dei giovani» quando si è soppresso una squadra femminile vincente e trascurato per anni il vivaio, da molti è stato visto come un insulto all’intelligenza di chi guarda e ricorda.

L’ultima parola spetta al tifo

Ora, però, toccherà alle curve. Soprattutto a loro. Oggi la vera domanda non è più “cosa farà il Cosenza?”, ma “cosa faranno i suoi tifosi?”. Saranno disposti a seguirlo ancora, almeno in trasferta? O, come molti minacciano da tempo, abbandoneranno anche quel gesto d’amore, lasciando il club, considerato da tanti non rappresentativo della storia rossoblù, al suo destino? Già lo scorso anno molti avevano smesso di frequentare il “San Vito-Marulla”, “rifugiandosi” nei viaggi lontano da casa. Ma quest’anno potrebbe essere diverso. Potrebbe scattare il grande boicottaggio. E se così fosse, se la tifoseria scegliesse davvero l’autoesilio, allora Guarascio resterebbe solo. Con i suoi due direttori sportivi, i suoi proclami vuoti, e i suoi commenti filtrati su Instagram.
Il primo vero segnale arriverà da Monopoli, in Coppa Italia, il prossimo 17 agosto. Mentre una settimana dopo, ancora a Monopoli, si giocherà la prima di campionato. Ma il giudizio più atteso, forse, ci sarà alla prima in casa, contro la Salernitana, rivale storica. Solo allora si capirà se il pubblico cosentino ha davvero detto basta e sarà compatto e coerente nella sua intenzione, dichiarata più volte, di non seguire più questo Cosenza calcio. Riuscirà la piazza bruzia a resistere alla tentazione del richiamo del pallone? Vedremo se il silenzio sarà davvero assordante o solo una pausa scenica. (f.veltri@corrierecal.it)

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