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Il Festival

“Dialog”, se Casignana diventa un teatro di memoria e speranza

La riflessione del vicesindaco Franco Crinò su Giubileo e pellegrinaggio ma anche sui conflitti in corso

Pubblicato il: 11/08/2025 – 16:50
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“Dialog”, se Casignana diventa un teatro di memoria e speranza

CASIGNANA «Gli Incontri di comunità… stanno riuscendo!»: inizia così la riflessione di Franco Crinò, vicesindaco di Casignana.
«In tema con la seconda edizione del Dialog Festival a Casignana, il Municipio ha invitato Pro loco, Protezione Civile, Servizio Civile, Parrocchia, Confraternita, Società sportiva e i gruppi comunali ad “intervistarsi” in occasione di eventi aperti alla cittadinanza. Per tirare fuori in pubblico il loro ruolo e la loro funzione senza cedere alla retorica o ai buoni propositi ma vestendosi di vero valore. Per confrontarsi con la società civile senza l’intermediazione di “influencer” che li farebbero apparire parziali».
Secondo Crinò, «per non perdersi, bisogna accendere le passioni. Così, scoprire se Cicerone ha soggiornato alla nostra Villa Romana o se Giammarco Carroccia, nel concerto dei prossimi giorni, ci “riporterà” Battisti, sono questi gli appuntamenti che ci fanno scappare (per fortuna) dai luoghi comuni».

Giubileo e pellegrinaggio

«Noi dobbiamo ricordare ciò che siamo da sempre. L’inaugurazione della Piazzetta del Giuggiolo, da poco restaurata e la presentazione del libro di Marco Roncalli La città del perdono. Santi, artisti e briganti nei Giubilei, nel borgo tornato a nuova vita vogliono raggiungere esattamente questo scopo, sfruttando l’arte e la cultura per ricordare che i grandi temi della vita non vanno mai abbandonati».
«È con questa filosofia che, sabato scorso, Roncalli ci ha ricordato come il Giubileo sia un tempo di grazia e di misericordia, un evento che si rinnova nel cuore dell’uomo e della società, assumendo di volta in volta un volto diverso perché cambia il contesto storico e cambiano le persone che lo vivono. Non si tratta soltanto di un richiamo al passato, ma di un invito a guardare al presente con uno sguardo più consapevole, riconoscendo le fragilità e i limiti che ciascuno porta con sé. Ci ha invitato a considerare il pellegrinaggio non solo come un viaggio fisico verso un luogo sacro, ma come un cammino interiore che conduce al perdono, alla riscoperta della speranza e alla possibilità di rinnovare il proprio sguardo sul mondo. Ha richiamato anche la forza simbolica della Porta Santa, emblema di un passaggio verso una nuova consapevolezza, e fatto un parallelismo sulla “macchia nera” dell’anno giubilare 1933 denunciato da Edith Stien a Pio XI con quella che viviamo ai nostri giorni, evidenziando come il senso del Giubileo non si esaurisca nella celebrazione, ma viva nella capacità di trasformare la coscienza individuale e collettiva, come del resto ha saputo raccontare con efficacia il “nostro” Padre Pietro Lonni quando ha affermato, non senza commozione, che il suo giubileo è legato da 25 anni alla rinascita del borgo».

Un messaggio di pace

«Ma riportare alla luce il passato – aggiunge il vicesindaco di Casignana – è anche ricordare chi è venuto a farlo, da Nuccio Ordine a Enrico Mentana, da Tommaso Labate a Luca Barbareschi, da Claudio Martelli a Pietrangelo Buttafuoco, da Anton Giulio Grande a Roberto Occhiuto solo per citare quelli più vividi nella memoria. Alla vigilia (?) dello sbarco su Marte, sulla Terra le guerre uccidono come dieci secoli fa. Ci sono genuini predicatori e crudeli dittatori. Hanno seguaci gli uni e gli altri. Assistendo a discussioni improbabili tra chi in Chiesa va più o meno spesso, tra peccatori che pensano di rimanere nascosti dal buio, si avverte un malessere quasi fisico. Siamo riusciti con la manifestazione nel sobborgo e con il confronto con uno scrittore eccelso a parlarci, forse a capirci. Non le consideriamo cerimonie, quelle che abbiamo organizzato, guardiamo ai commenti come a un “rinfresco” degli eventi, l’attenzione dimostrata dai capannelli dei cittadini che si vengono a formare attorno ai tavoli delle presentazioni un successo in virtù della difficoltà a partecipare imposta da questi tempi frenetici. Organizziamo (ci sta riuscendo molto, se non tutto) smentendo l’amarezza di Ennio Flaiano, che scriveva che “I giorni indimenticabili della vita sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume”. Riempiamo invece la nostra vita di tanti, tantissimi giorni indimenticabili aggiungendone, grazie al nostro “teatro” del Dialog Festival, molti altri, oltre quelli che abbiamo già vissuto. Pienone di pubblico, qualità degli eventi, emozioni a susseguirsi. Un obiettivo semplice, ma non per questo poco ambizioso, per una comunità che sgomita da sempre per confermare il suo posto al sole… » conclude Crinò.

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