Caffè, cocaina e la caccia coi droni: così il broker calabrese è stato catturato in Colombia
Agenti sotto copertura colombiani per mesi hanno seguito Federico Starnone (cl. ’76) di Locri, latitante dal 2024. Fatali i 17 conti bancari e l’attività di gastronomia

LAMEZIA TERME Da tempo le autorità colombiane erano ormai sulle sue tracce. Soprattutto da quando erano riuscite ad individuare 17 conti bancari già sotto osservazione dalle autorità civili di Cali per controversie su ingenti somme di denaro. Le indagini serrate della Polizia colombiana hanno fatto il resto, senza lasciare respiro a Federico Starnone (cl. ‘76) di Locri, catturato proprio nella città colombiana.
Agenti sotto copertura e droni
“Fedi”, così era soprannominato, è stato arrestato su mandato delle autorità italiane dopo l’inchiesta “Pratì” della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria scattata circa un mese fa. Le agenzie antimafia di almeno due Paesi avevano localizzato Starnone dall’inizio dell’anno a Cali e da allora hanno iniziato a tracciare tutti i suoi movimenti e i suoi itinerari verso i territori limitrofi, viaggiando su auto lussuose. Starnone, però, non sapeva che sulle sue tracce c’erano agenti sotto copertura e anche i droni.
La gastronomia e la spedizione di caffè
A proposito dei conti bancari, secondo la “Unidad Investigativa” del quotidiano colombiano “El Tiempo”, da una delle controversie emerse sarebbe saltato fuori il numero di passaporto di Starnone e in cui sarebbe stato coinvolto anche un cittadino colombiano trovato morto nei pressi di un cimitero di Niquia (Antioquia). Federico Starnone, oltre ai conti bancari, avrebbe utilizzato una copertura considerata efficace, ma non abbastanza. Il calabrese emissario dei clan di ‘ndrangheta – secondo le autorità colombiane – avrebbe aperto un’attività di gastronomia oltre che un’attività di spedizione di caffè all’estero. Attraverso quest’ultima, in particolare, sarebbe stata camuffata la cocaina purissima. Fedi Starnone sarebbe riuscito a ritagliarsi un ruolo affatto marginale in Colombia, allacciando rapporti con i “signori della droga” locali per iniziare a spedire cocaina in Europa e in Calabria.
«Intermediario e contatto per il gruppo calabrese di Platì»
Secondo la Procura, Starnone aveva un ruolo centrale in una delle organizzazioni criminali, che operava costantemente dal Sud America. Era un intermediario e un contatto per il gruppo calabrese di Platì nei suoi rapporti con i cartelli della droga colombiani ed ecuadoriani. La sua cattura ha fatto seguito alle informazioni raccolte in un altro caso: quello di Giuseppe Palermo, arrestato a Bogotà l’11 luglio. Secondo gli agenti dell’intelligence, Starnone era il suo operatore. L’accusa nei suoi confronti è di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, con l’aggravante di due tentativi di importazione di ingenti quantità di cocaina.
I 150 chili di cocaina, i viaggi tra Spagna e Colombia
Secondo la Dda di Reggio Calabria, Federico Starnone «fungeva da referente del gruppo criminale in Sud America col compito di trattare con i narcos l’acquisto e la spedizione del carico di droga verso l’Italia». Durante le indagini il sodalizio criminale si è «costantemente occupato di organizzare importazioni di cocaina dal Sudamerica in Italia», scrivono gli inquirenti, trattandone l’acquisto di ingenti quantità (circa 100/150 kg) con i narcos colombiani ed ecuadoriani ed organizzandone il trasporto via mare con modalità e su rotte “sicure”. Già a partire dal 2019 Federico Starnone avrebbe effettuato una serie di viaggi dalla Calabria verso la Spagna e da lì in Sud America dove si spostava tra Colombia, Ecuador e Perù, per poi rientrare in Italia il 30 dicembre 2019 dove sarebbe rimasto fino alla metà di gennaio 2020, prima di ripartire di nuovo per la Spagna e poi per la Colombia. (g.curcio@corrierecal.it)
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