La trincea delle carceri in Calabria, una situazione «insostenibile» per agenti e detenuti
L’estate, con le alte temperature e le poche risorse, è uno dei periodi peggiori. E crescono aggressioni e proteste

LAMEZIA TERME «Sono invivibili». È la sintesi del durissimo j’accuse lanciato sulle carceri italiane da Sergio Mattarella. Un monito ancora più rilevante se arriva dal Presidente della Repubblica, che poche settimane fa, in occasione dell’incontro con il capo della polizia penitenziaria, aveva ribadito nuovamente le difficili condizioni in cui detenuti e agenti sono costretti a convivere nelle carceri italiane: sovraffollamento, carenza di personale, emergenza suicidi. Una vera e propria “trincea” dentro i confini del paese dove quotidianamente si combatte contro le criticità di cui da anni, ormai, si discute. Eppure, nonostante proposte e promesse, chi vive gli istituti penitenziari parla ancora di «situazione insostenibile» sia per agenti e detenuti.
Aggressioni e incendi
Ne ha parlato così il sindacato Sappe, dopo l’ultimo caso – avvenuto pochi giorni fa – di aggressione ai danni di un agente della Polizia penitenziaria di Vibo Valentia, raggiunto da calci e pugni sferrati da detenuti. In otto, nello stesso carcere, sono finiti intossicati alcune settimane fa dopo che era stato appiccato un incendio all’interno della casa circondariale. Anche a Rossano un agente è stato aggredito a metà luglio da cinque detenuti, dopo poche settimane prima un drone era stato bloccato mentre cercava di introdursi con diversi telefoni all’interno della casa circondariale. Disordini che si erano registrati anche nel carcere di Arghillà lo scorso giugno, con il segretario del sindacato Uilpa PP Gennarino De Fazio che aveva evidenziato, in quell’occasione, come le carceri fossero «una polveriera pronta ad esplodere». Sempre nel carcere reggino, dove si denuncia anche una carenza d’organico del personale, a marzo altre tensioni tra detenuti avevano portato a tre di questi a ricorrere alle cure sanitarie.
Carenza d’organico e suicidi
A preoccupare negli istituti penitenziari calabresi non è tanto il sovraffollamento, minore rispetto a quello delle altre regioni ma comunque presente (circa 270 detenuti in più rispetto alla capienza), ma la carenza di personale nella Polizia penitenziaria. Gli agenti sono spesso costretti a lavorare in condizioni difficili e con un organico ridotto che non consente di applicare a pieno il vero programma rieducativo previsto dal carcere. Gli educatori, figura fondamentale nel percorso detentivo, sono ancora in un numero insufficiente rispetto alla pianta organica prevista, seppur la Calabria registri dati migliori rispetto alla media nazionale del paese: 59,1 detenuti per educatore rispetto al 64 dell’intero paese. Criticità che, purtroppo, diventano ancora più evidenti con i suicidi e i tentativi di suicidi, problema diffuso nelle carceri italiane. Non a caso, in Italia, il 2024 è stato l’anno con più suicidi di sempre, ben 91 decessi, mentre nei primi 5 mesi del 2025 siamo già a 33, secondo i dati di Antigone. In Calabria si sono registrati tra il 2024 e i primi mesi del 2025 5 suicidi.
La condizione delle donne detenute
Nelle ultime settimane Uil ha rilasciato anche un approfondimento sulle donne detenute in Calabria, denunciando come continuino a vivere «tra sezioni marginali, cure sanitarie assenti e percorsi di reinserimento pressoché inesistenti». Il rapporto disegna un quadro disomogeneo, con istituti come quello di Reggio Calabria dove «mancano acqua calda, spazi adeguati, attività trattamentali, supporto medico 24 su 24 e servizi educativi efficaci». «A Castrovillari, pur in condizioni migliori, si registrano sovraffollamento, carenze di mediatori culturali, psichiatri e ostetriche, e solo una minima parte delle donne ha accesso a lavoro o percorsi professionalizzanti». (ma.ru.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato