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‘Ndrangheta, le mire dei Piscopisani su Vibo Marina per scardinare l’egemonia dei Mancuso

Le estorsioni sulla frazione marina come “testa d’ariete” per cercare di scardinare il potere della famiglia di Limbadi

Pubblicato il: 17/08/2025 – 19:20
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‘Ndrangheta, le mire dei Piscopisani su Vibo Marina per scardinare l’egemonia dei Mancuso

VIBO VALENTIA Due clan potenti, uno storico e un nuovo gruppo autonomo che in poco tempo stava scalando le gerarchie criminali vibonesi: era Vibo Marina il “campo di battaglia” scelto dai Piscopisani per iniziare l’ascesa e sovrastare i Mancuso. Una guerra non solo fatta di proiettili ed armi, ma anche a colpi di estorsioni e tentate estorsioni. Come è emerso dal processo Rimpiazzo, arrivato in Cassazione, con gli ermellini che nel confermare pene per anni hanno certificato l’esistenza del clan dei Piscopisani, al cui vertice c’era Rosario Battaglia, condannato in questo filone a 28 anni di carcere. Per la prima sezione penale, le cui motivazioni sono state depositate qualche giorno fa, regge la sentenza d’appello in cui si ricostruisce l’ascesa della cosca e la volontà di scansare i Mancuso da Vibo. Un’ascesa dovuta a due principi cardine del gruppo criminale: il traffico di droga e le estorsioni.

Le estorsioni come “testa d’ariete”

Sono proprio quest’ultime che il gruppo utilizza come testa d’ariete per scardinare l’egemonia dei Mancuso. Gli inquirenti individuano Vibo Marina come luogo in cui attuare il piano dei Piscopisani, ovvero sostituirsi ai Mancuso nell’attività estorsiva nella frazione vibonese. L’intenzione era quella di «allargare il proprio controllo sulla zona di Vibo Marina, sottoponendo ad estorsione gli operatori economici». Per la Cassazione sono attendibili le dichiarazioni di Raffaele Moscato, collaboratore di giustizia e in passato vicino al clan di Piscopio, che ha spiegato come fossero interessati a subentrare ai Mancuso «nella gestione di tutte le attività economiche di Vibo Marina».

La condanna a Pantaleone Mancuso

Tra i condannati c’è, infatti, anche Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, che avrebbe guidato la parte contrapposta ai Piscopisani, sostenendo i Tripodi. Secondo quanto riferito da Moscato, erano loro – comunque legati ai Mancuso – la famiglia egemone nelle estorsioni a Vibo Marina, con la quale il nuovo clan iniziò una faida sanguinaria durata anni. Allo stesso “Scarpuni” è stata inflitta una pena di 8 anni di carcere, divenuta definitiva con la Cassazione che ha rigettato i ricorsi presentati dai legali difensori. A lui viene contestata anche una estorsione ad una nota attività commerciale sita all’entrata di Vibo Marina: per i giudici regge l’impianto accusatorio, basato sia sulle dichiarazioni dei teste che su quelle di Moscato. (ma.ru.)

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