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bande di narcotrafficanti

Cocaina e massacri: in Colombia i narcos in affari con la ‘ndrangheta seminano il terrore

Doppio attentato a Cali e Antioquia, città dove negli ultimi mesi sono stati catturati alcuni broker. I gruppi armati di Mordisco alzano il tiro

Pubblicato il: 23/08/2025 – 18:50
di Giorgio Curcio
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Cocaina e massacri: in Colombia i narcos in affari con la ‘ndrangheta seminano il terrore

LAMEZIA TERME «Non sono dissidenti ma bande di narcotrafficanti coordinate a livello internazionale con mafie messicane, albanesi e italiane come la ‘ndrangheta. Quello che stiamo affrontando è un fenomeno criminale transnazionale, non uno scontro politico». Il commento durissimo è di Gustavo Petro, presidente della Colombia, Paese in lotta da tantissimi anni contro le organizzazioni criminali che fanno affari miliardari grazie alla produzione di cocaina da esportare anche in Europa, proprio attraverso i canali della ‘ndrangheta calabrese.

Il doppio terribile attacco

La Colombia è stata scossa da un brutale doppio attentato, il peggiore registrato negli ultimi anni a Cali, capoluogo del dipartimento di Valle del Cauca ed è il principale centro economico, industriale e finanziario del sud-ovest della Colombia. Qui sono sei le persone uccise in un attacco esplosivo contro una struttura militare, la Scuola di Aviazione Marco Fidel Suárez. Sono invece 12 i poliziotti morti dopo l’abbattimento di un elicottero in una zona rurale di Antioquia. Insomma, in Colombia è tornata quella violenza che da alcuni anni ormai sembrava lontana dai centri cittadini.
Il doppio attentato, come riporta “El Tiempo”, è già stato definito un vero e proprio massacro con decine di feriti, colpendo la popolazione di Cali in modo brutale e profondo. Il presidente colombiano ha parlato di un attacco come «rappresaglia per la sconfitta subita in modo intenso e profondo dalla colonna “Carlos Patiño” nel canyon del Micay, dove martedì 19 agosto sono stati sequestrati più di 250.000 proiettili, cinque case piene di esplosivi, 200 parti di fucili e un potente arsenale da guerra».  

Iván Mordisco

L’attacco, secondo il ministro della difesa colombiano, sarebbe stato perpetrato dalla struttura criminale dedita al narcotraffico “Jaime Martínez”, parte delle fazioni dissidenti del cartello del narcotrafficante alias Mordisco, principale gruppo dissidente delle ex Farc, dopo il fallimento delle trattative di “pace”, e in aspra lotta con il governo colombiano. Secondo le indagini, il camion bomba fatto esplodere nei pressi della Scuola di Aviazione sarebbe appartenuto proprio al gruppo armato. Il presidente Petro – in conferenza stampa – ha assicurato che «non c’è alcun margine di dialogo con Iván Mordisco né con il suo gruppo. Questi colloqui sono stati sospesi molti anni fa e non c’è alcuna possibilità di riprenderli».

Starnone pedinamento in Colombia

L’arresto a Cali di Starnone

Proprio nella città di Cali nei giorni scorsi gli agenti della polizia colombiana hanno catturato Federico Starnone, locrese classe 1979, tra gli arrestati nel blitz della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria “Pratì”. Per gli inquirenti emissario della ‘ndrangheta e «incaricato di recarsi in Colombia per concordare l’approvvigionamento e la spedizione del carico di cocaina con i narcos». Starnone, inoltre, secondo le autorità colombiane, era stato designato dai clan di ‘ndrangheta quale successore di Giuseppe “Peppe” Palermo, il palermitano anche lui broker per i calabresi in Colombia catturato solo qualche settimana fa a Bogotà.

Gli altri arresti

Tempi di guerra e di violenza, dunque, con possibili ripercussioni anche negli affari della ‘ndrangheta in Colombia. Oltre a Palermo e Starnone, infatti, negli ultimi mesi non si contano le operazioni condotte dalla Policìa Colombiana contro broker legati alla criminalità organizzata calabrese. Come ad esempio quella che ha portato alla cattura di “Dollarino” Emanuele Gregorini, coinvolto nell’inchiesta “Hydra” sull’alleanza a Milano tra ‘ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra e Ronald Fernando Acosta Cuesta alias “Rony”, finito in manette lo scorso 26 marzo, al servizio della ‘ndrangheta, «trasportando cocaina tra la Calabria e Milano».

‘Ndrangheta «emergenza nazionale»

Arresti di un certo peso. Anche perché in Colombia la ‘ndrangheta è considera un’altra «emergenza nazionale», una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo perché ha esteso la sua influenza in più di 40 Paesi, tra cui proprio la Colombia. Il suo modello operativo si basa sull’invio di emissari che creano reti in diverse regioni e, nel paese caraibico, i clan sarebbero riusciti a stabilire legami con il “clan del Golfo” e “Los Costeños”, due delle strutture criminali più attive sulla costa, ma hanno anche individuato movimenti nella Valle del Cauca, Urabá e la Sierra Nevada de Santa Marta, «dove hanno cercato contatti con gruppi locali per assicurarsi le forniture di droga», riporta il giornale. Una fonte avrebbe raccontato ancora: «Il rapporto è funzionale per entrambe le parti: mentre le mafie italiane garantiscono il flusso di droga verso l’Europa, i gruppi locali beneficiano dell’esperienza, della logistica e delle risorse finanziarie degli europei». (g.curcio@corrierecal.it)

(Foto El Tiempo e AFP)

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