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Catanzaro, la versione beta e lo sfogo di Iemmello. Cosenza, il cuore non copre i buchi

Il Ceravolo si è fermato per il piccolo Marco, poi l’applauso a una squadra ancora incompleta. A Monopoli il pari e l’orgoglio dei Lupi, ma fuori dal campo resta il dissenso. Stasera tocca al Crotone

Pubblicato il: 25/08/2025 – 11:06
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Catanzaro, la versione beta e lo sfogo di Iemmello. Cosenza, il cuore non copre i buchi

Due pareggi in rimonta per Catanzaro e Cosenza all’esordio nei rispettivi campionati di B e C, contro Sudtirol e Monopoli. Prestazioni in chiaroscuro, difficoltà evidenti e una certezza che si fa sempre più ingombrante (soprattutto per i Lupi): da qui al primo settembre, il mercato dovrà portare calciatori di spessore, in grado di alzare il tasso tecnico e competitivo delle squadre di Aquilani e Buscè. In attesa del Crotone, che questa sera ospita il Benevento nel primo vero big match del girone C.

Catanzaro, la versione beta e lo sfogo di Iemmello

È ancora una bozza, un cantiere aperto, il Catanzaro che ieri ha pareggiato in casa contro il Sudtirol. Un parente lontano di quello ammirato nelle ultime due stagioni, culminate con due semifinali playoff. Primo tempo negativo, più ordine e coraggio nella ripresa, ma la sensazione è che il vestito disegnato da Aquilani sia ancora da cucire su misura.
«Dopo il gol di Iemmello potevamo mettere più qualità in campo», ha detto l’allenatore. Ma quella qualità non si è vista. E la lista dei nomi sotto esame cresce: buona la prima per Cissé, male Nuamah, Verrengia, Bettella e Frosinini. Serve altro. Serve di più. E se in campo ancora si fa fatica a trovare la quadratura, fuori è arrivata una scossa forte. Quella del capitano, Pietro Iemmello, autore del solito gol da copertina ma soprattutto di parole che pesano: «Ho 33 anni e mi sono stancato di rincorrere gli altri. Dobbiamo alzare l’asticella, tutti. Lo dico ora, pubblicamente, perché credo in questa squadra. Oggi lo stadio era pieno: è un segnale». Un messaggio chiaro, diretto, senza margini di interpretazione. Un punto da cui (ri)partire.

Crema: non è il solito gol – splendido – di Iemmello a prendersi la crema giallorossa della prima giornata. È lo stadio pieno, sold out, che ancora una volta ha fatto da cornice al debutto casalingo delle Aquile. Un amore mai in discussione, una passione che non si assottiglia, anzi. Col passare delle stagioni, cresce. Per la maglia, per la squadra, per il progetto coinvolgente del presidente Floriano Noto. A Catanzaro, la gente c’è.
Amarezza: dolce il ricordo, amarissimo il motivo. Il Ceravolo si è fermato per cinque minuti prima del fischio d’inizio, in memoria del piccolo Marco, due anni appena, tragicamente scomparso pochi giorni fa nel quartiere Jano. Uno striscione, un silenzio che faceva rumore, uno stadio intero unito nel dolore di una comunità. La partita, per quei lunghi minuti, è sembrata la cosa meno importante.

Cosenza, il cuore non copre i buchi

Parlare di calcio, quando il pallone rotola su un campo che sembra più una zona di guerra istituzionale che un rettangolo verde, non è semplice. Farlo a Cosenza, oggi, è quasi un atto di resistenza civile. Ma “Crema&Amarezza” è nata due anni fa anche per questo: raccontare il calcio per ciò che è – e, soprattutto, per ciò che sta rischiando di non essere più.
A Monopoli ieri è finita 2-2. E chi ha seguito la partita senza filtri ha visto una squadra, quella di Buscè, che nonostante tutto – e tutti – ha messo in campo cuore, polmoni e, in diversi momenti, anche buone idee. Ma non è sufficiente. Perché questi ragazzi, gli unici davvero al di sopra di ogni sospetto in questo caos rossoblù, sembrano combattere contro un destino che pare già scritto, e non nel modo migliore.
A sette giorni dalla fine del mercato, la rosa resta un mosaico incompleto: mancano tasselli nei ruoli chiave e altri sembrano aggiunti senza una visione d’insieme. Più che una strategia, si avverte una rincorsa affannosa a una parvenza di credibilità venuta meno.
Ed è qui che si concentra il nodo della questione. Dopo la retrocessione e l’ennesima (finora non concretizzata) promessa di cessione da parte del patron, era lecito aspettarsi un segnale forte, immediato, un mercato all’altezza di una piazza che ancora dimostra passione. Cosenza, invece, ha ricevuto poco o nulla. O forse, come spesso accade, ha ricevuto parole deboli.
Buscè, finora, è stato l’unico a metterci la faccia. Quando gli è stata data l’opportunità di parlare con il cuore e con la mente (una settimana fa dopo la prima col Monopoli in Coppa Italia), ha detto una verità scomoda nella sua semplicità: «Qui qualcuno non sta facendo il suo lavoro». Parole che hanno toccato un nervo scoperto. Il solito nervo scoperto. Perché se la squadra, tra mille limiti, prova a fare la sua parte, chi la guida dall’alto sembra più intento a gestire l’ordinario che a costruire qualcosa.

Crema: la prestazione di Monopoli è figlia soprattutto dell’orgoglio. Florenzi e Mazzocchi hanno segnato due gol che avrebbero meritato un contesto diverso. Se resteranno concentrati sulla dimensione che ora vivono, potranno essere protagonisti veri. La squadra, con i suoi difetti, ha mostrato spirito e sacrificio, quasi a voler dire: “Noi, nonostante tutto, ci siamo”.
Amarezza: il resto è un deserto relazionale. Le curve hanno annunciato che seguiranno la squadra solo in trasferta, il dialogo con il sindaco non c’è più, e una parte notevole della stampa – mai così compatta – ha rotto gli indugi. La città, stanca di spaccature, decisioni discutibili e promesse mancate, continua a chiedere la cessione della società. Guarascio, invece, va avanti come se nulla fosse. Ma fino a quando tutto ciò potrà durare? (fra.vel.)

Foto Us Catanzaro e Cosenza calcio

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