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RACCONTO D’ESTATE

No grazie, la vacanza non fa per me

Era il 2006 quando feci l’ultima della mia vita: Ortisei, Val Gardena, d’inverno, per sciare

Pubblicato il: 25/08/2025 – 8:06
di Francesco Bevilacqua*
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No grazie, la vacanza non fa per me

Nuoto lentamente verso la boa poco a largo. Dopo il film di Spielberg penso sempre all’azzurro insondabile del mare sotto i miei occhi come ad un proscenio da cui compaia, improvvisamente, lo squalo. Appena emergo mi avvedo, invece, che c’è lui, l’amico che mi attende, sguardo fra il compiaciuto e il sornione, braccia aperte che lo mantengono a galla: “Quando parti?” “Dove vai in vacanza?”. Beccato. Provo a formulare una risposta credibile. Altrimenti non mi lascia proseguire la nuotata.
Cerco di fargli capire perché né parto né vado in vacanza. Era il 2006, quanto feci l’ultima vacanza della mia vita: Ortisei, Val Gardena, d’inverno, per sciare. L’amico rabbrividisce pensando alla neve. Sai – dico – ho smesso di fare vacanze perché non mi sento a mio agio da nessuna parte fuorché in Calabria o, al massimo, Sicilia e Basilicata, perché sono stremato dallo stress lavorativo, perché voglio godermi più che posso la casa nel bosco in cui abito, perché ho tutt’intorno a me quel che mi serve per riposare: montagne, foreste, mare, spiagge, laghi, fiumi, terme, occasioni di incontro, il mio orto, il mio frutteto, la mia biblioteca, il pc, la connessione e tante altre cose che mi interessano meno. E poi non ho bisogno di girare il mondo, perché il mondo viene qui.
Ogni obbligo, ogni dovere, ogni appuntamento, ogni orario prefissato, ogni festa, ogni convegno, ogni invito (cose che comunque non posso evitare) mi paiono un ostacolo a realizzare il mio sogno. Vorrei vivere un tempo senza orari, uno spazio senza barriere, un silenzio senza rumori, una comunità senza folle.
Ora, la Calabria offre tanto in questo senso: siamo una regione che si spopola lentamente, da cui tanti partono in cerca di illusioni oltre che di lavoro. Anche se d’estate pare presa d’assalto. Evito per quanto possibile spiagge e montagne affollate, strade trafficate, ristoranti, concerti, convegni, festival, sagre. Prediligo itinerari in montagna poco battuti, paesi non blasonati, strade secondarie, campagne isolate, spiagge libere non facilmente raggiungibili. Mi piace invitare amici – o essere invitato da amici – non per mangiare ma per cucinare insieme, per chiacchierare dolcemente non tanto di ciò che accade intorno a noi ma piuttosto di quel che c’è dentro di noi. Infine, provo a far scorrere il tempo lentamente, a scandire i vari momenti della giornata come fanno certi monaci. In modo che quel periodo di sospensione che dovrebbe essere l’estate non si trasformi in una bulimia di pensieri, azioni, eventi più assillanti di quelli che si affastellano nei periodi lavorativi.
Forse mi sto trasformando in un eremita. Forse sto provando ad accettare l’invecchiamento. Forse è iniziata la parte più malinconica e tenera della vita. Ecco perché non parto. Ecco perché non vado in vacanza. Sono appena tornato a casa.

*Avvocato e scrittore

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