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sette giorni di calabresi pensieri

Storie di coloni, cercatori d’oro e specialisti nel salto carpiato

La priorità delle liste per le regionali calabresi dove non manca qualche passo a lato interessato

Pubblicato il: 06/09/2025 – 6:47
di Paride Leporace
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Storie di coloni, cercatori d’oro e specialisti nel salto carpiato

In un bel romanzo di Luis Sepulveda si legge di coloni e cercatori d’oro che commettono ogni tipo di stupidaggine nella foresta amazzonica. Ebbene, questi “la depredavano sconsideratamente” e questa stupidaggine “faceva sì che alcune bestie diventassero feroci”. La metafora letteraria viene utile per raccontare le ultime ore prima delle presentazioni ufficiale delle liste e dei candidati che si contendono la guida della Calabria il prossimo ottobre. Coloni e cercatori d’oro non ne mancano in questa ultima avventura politica. In 55 anni di regionalismo calabrese depredazione dello spirito pubblico non ne è mancato senza indugiare troppo nel catastrofismo. Anche naturale se una Regione nasce nel fuoco della più grande rivolta novecentesca d’Europa che si trasformò in guerra civile combattuta da feroci componenti calabresi. Per fortuna oggi gli elettori non sono più bestie feroci ma calabresi stanchi dal solito tran-tran e votano sempre meno come ben sappiamo dal numero di affluenza, schede bianche e nulla. Si vedrà il 7 ottobre se la tendenza alla partecipazione continuerà a decrescere o se i tre i capitani in gara saranno stati capaci di invertire la tendenza.
Ai nastri di partenza l’uscente Roberto Occhiuto che con le sue dimissioni ha determinato il match inatteso e inizio di campagna elettorale per lui a Cassano Jonio roccaforte dell’assessore Gianluca Gallo forte di molte preferenze per Forza Italia ammiraglia del centro. È arrivato anche l’avvocato Conte ad accompagnare il professore Pasquale Tridico nel riunito Campo largo calabrese dopo le divisioni del passato. Terzo incomodo Francesco Toscano a creare disturbo ai due schieramenti avversi. Avvio molto in salita per Tridico, al netto dei sondaggi, nella sua sfida. Da osservatore terzo mi sembra che il tradizionale umore avverso verso chi governa in Calabria, dove l’uscente ha sempre perso, sia veramente minimale. Sarà la buona comunicazione di Occhiuto negli unidirezionali social e con le interviste amiche dei media postberlusconiani nazionali ma anche i no all’autonomia differenziata (resta sempre valido?) e i medici cubani impiegati negli ospedali calabresi nella ridotta platea elettorale calabrese abbiamo ridotto il voto contro. A mio parere mi sembra che Occhiuto parta come lepre da inseguire nonostante la sanità malata e i dirigenti regionali con il mal di firma.
Tridico che molto punta sull’istituzione del Reddito di dignità non è riuscito ancora a far diventare il suo punto preferenziale di programma agitatore del termometro della partecipazione verso i ceti più sofferenti per povertà ed esclusione dell’ascensore sociale molto lento in Calabria.
Battaglia tattica quindi demandata molto sul voto di preferenza che affolla la cronaca di queste ore.
Nel 1882 nel vocabolario politico italiano entrò la parola trasformismo, nata per volontà di Agostino De Pretis, lombardo di origine, che si spese in Parlamento per la collaborazione tra Destra e Sinistra storica su programmi contingenti e gli interessi personali. Si tenga conto che i partiti in senso novecentesco non erano ancora formati e prevaleva molto l’individualismo.
La parola è rimasta contemporanea ma con maggiore accezione negativa perché, dopo la mutazione genetica dei partiti italiana il fenomeno è costante. Si cambia insegna ormai come le casacche del calcio d’oggi che ha demolito i giocatori bandiera alla Marulla o alla Palanca. E le motivazioni sono spesso molto personali e hanno molto poco di politico.
Nella pratica molto diffusa ha ben lavorato la Lega di Salvini in Calabria che ha già annunciato un triplete di candidati beneficiati da inevitabili foto-opportunity con capitan Salvini.
E quindi spazio all’ex sindaco di Vibo Maria Limardo, ex esponente di Forza Italia e che ha deciso di restare in partita trasformandosi da liberale in sovranista determinando nuovi assetti di coalizione ben graditi anche dagli azzurri calabresi in ragione del risultato finale. Ha scelto di diventare leghista anche Gianpaolo Bevilacqua che pochi mesi orsono da candidato sindaco a Lamezia Terme con un alto consenso di voti ha cercato di opporsi alla destra che oggi serve e alla sinistra di Doris Lomoro. Stessa sorte di Orlandino Greco sindaco attrezzato di grammatica e politica politicante dotato anch’egli di masse di consensi a Castrolibero e dintorni. Nelle ultime comunali di Rende si era buttato a sinistra odorando l’annunciata vittoria di Sandro Principe e anche sostenuto dalla comune battaglia campanilistica contro l’istituzione del comune unico a Cosenza. Orlandino Greco è la personificazione del pendolo nomade del va dove ti porta il consenso. Ha creato un partitino nazionale dal logo meridionale utile da disporre dove meglio si conviene, è stato vicesegretario nazionale del defunto Mpa di Lombardo, consigliere regionale alleato di Mario Oliverio con cui ha avversato i progetti di riforma istituzionali della Lega, più volte sindaco, qualcuno ricorda l’ingegnere in carriera da giovane militante anche nel Fronte della Gioventù.
Un uomo per tutte le stagioni che riesce a non disperdere il suo florido consenso che gli ha procurato anche qualche noia per un processo finito nel dimenticatoio del dibattito pubblico.
Al suo primo salto carpiato in queste ore anche Danila Nesci di Tropea, due volte deputata a Cinque stelle del periodo “uno vale uno” e anche sottosegretaria di Mario Draghi per vicinanza a Gigino Di Maio. Ora approda alle liste di Fratelli d’Italia con spavalda certezza affermando “che la politica deve essere esercita con onestà e spirito di servizio”.
È evidente che si cambia mantenendo il valore dell’onesta, scandito ritmato ai tempi del grillismo e oggi recitato per parola intera grazie alla talent scout Arianna Meloni che ha trovata la candidata che tanto onesta pare quando altrui partiti saluta. Non gentile il popolo dei social con Danila Nesci a quello che con gergo popolare viene ancora chiamato salto della quaglia considerato che quel volatile quando è inseguito dai cacciatori è capace di cambi di volo spiazzanti e inattesi.
A urne aperte si vedrà se la fidelizzazione personale di consenso dell’ex sottosegretaria di Mario Draghi ha convinto vecchi e nuovi elettori.
Sembra invece priva di fondamento la notizia del Manifesto che indica Mario Oliverio come candidato di Avs. I bene informati dicono invece che l’ex presidente della Regione si appresti a correre come sindaco della sua amata San Giovanni in fiore che vede l’attuale prima cittadina Rosaria Succurro molto lanciata verso l’Astronave di Palazzo Campanella. Tra tante rincorse allo scranno c’è anche chi ha scelto il passo a lato. E’ il caso del consigliere regionale del Pd Mimmo Bevacqua che avrebbe obbedito alla trattative correntizie romane per dar spazio all’a volte ritornano di chi sembrava essere uscito di scena. Passo a lato anche di Nino Spirlì della Lega che visti i nuovi arrivi ha ben pensato che del suo impegno si può fare anche a meno.
Intanto c’è chi ha cambiato lista con Tridico come la professoressa Di Cesare e Mimmo Lucano che hanno abbandonato il listone Tridico per stare con Avs in ragione del fuoco di fila della destra nazionale per un antico tweet  mortuario in ricordo generazionale di una brigatista defunta. Si sa che un processo per mafia di un candidato s’ignora facilmente, un tabù politico invece è buona merce da social. Ma anche a sinistra c’è chi rulla su questo tamburo come ha fatto ieri il figlio del giuslavorista Tarantelli dalle colonne del Foglio.
La politica è comunque l’arte del possibile e ne ha dato dimostrazione Matteo Renzi nella sua prima uscita pubblica calabrese a sostegno di Tridico dove abbiamo appreso che tutto sommato il reddito di cittadinanza o di dignità che dir si voglia tutto sommato è fratello del reddito di inclusione da lui varato e proseguito da Gentiloni. A Rende Renzi ha presentato la sua capolista Filomena Greco, che forse è meglio che si esprima a più chiare lettere sulla difesa della sanità pubblica, perché non sono pochi a sinistra a dubitare sui conflitti d’interesse della sua famiglia. 
Fra poche ore si chiudono le liste. Poi si comincia a cercare preferenze. Chiamale se vuoi elezioni. (redazione@corrierecal.it)

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