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Cosenza calcio, un amore fuori sede. Crotone, il cantiere avanza

Allo Scida i Lupi hanno mostrato cuore e limiti. Sugli spalti 600 tifosi per dimostrare cosa vuol dire appartenenza. Crescita in corso per i pitagorici: bene la difesa, ma il tabù derby resta

Pubblicato il: 08/09/2025 – 9:53
di Francesco Veltri
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Cosenza calcio, un amore fuori sede. Crotone, il cantiere avanza

Un pareggio a reti bianche con poche emozioni. È questo il risultato del derby ritrovato in serie C tra Cosenza e Crotone. Il Catanzaro, dopo la pausa nazionali, tornerà in campo sabato 13 settembre al Ceravolo per sfidare la Carrarese.

Cosenza calcio, un amore fuori sede

Parlare di calcio giocato a Cosenza oggi significa inevitabilmente fare i conti con una realtà complicata, divisa, quasi imbarazzante se si pensa alle aspettative di una piazza che, nonostante tutto, non smette di credere nei propri colori. Dopo una retrocessione che ha bruciato entusiasmo e speranze, e una cessione di proprietà che, promessa dopo promessa, si è rivelata un’illusione, la società ha scelto una strada vecchia, di distacco e apparente immobilismo, come se il problema potesse risolversi da solo con il semplice passare del tempo. Un atteggiamento che non può non sollevare più di qualche perplessità, specie in un mondo – quello del calcio di Serie C – dove le scelte e le ambizioni fanno la differenza tra il nulla e qualcosa di concreto. Il derby di ieri a Crotone è stato l’ennesima dimostrazione di un gap evidente. La squadra, assemblata con risorse ridotte all’osso, ha messo in campo voglia e impegno, ma anche fragilità e limiti strutturali che appaiono difficili da colmare nel breve periodo. L’allenatore Antonio Buscè, persona di grande dedizione e con idee chiare, nonostante le sue richieste pubbliche è però costretto a lavorare in un campo minato con un materiale tecnico incompleto e poco rinforzato, soprattutto in attacco, dove la sterilità offensiva è già un problema tangibile dopo tre giornate di campionato. Non è un caso che la squadra abbia portato a casa appena due punti, una magra consolazione rispetto a ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare.

Crema: in tutto questo, la vera ricchezza resta la tifoseria rossoblù, capace di riempire la trasferta di Crotone con oltre 600 cuori accesi, a dimostrazione che l’attaccamento ai colori non conosce crisi. Gli striscioni “Noi tifiamo Ultrà Cosenza” e “Siamo tutti figli di Padre Fedele” non sono solo un coro nostalgico, ma un manifesto di appartenenza e di pressione – l’unica vera forza al cospetto di una società chiusa testardamente a riccio nelle sue incomprensibili strategie. Aggiungiamo la prova di Vettorel, il portiere che con interventi decisivi ha evitato una nuova sconfitta, riscattando così la prestazione insufficiente di pochi giorni fa. Piccole luci in un quadro che fatica a brillare.
Amarezza: eppure l’amarezza è l’ingrediente dominante. Domenica prossima, dopo la folla dello Scida, davanti alla capolista Catania, il San Vito-Marulla resterà quasi certamente ancora semivuoto, a simboleggiare la distanza ormai certificata tra una città che non vuole arrendersi e una società incapace di mantenere le sue promesse, alimentare sogni e ambizioni. Insomma, un amore fuori sede. La classifica parla chiaro: due punti in tre partite, tre gol fatti e un attacco che ancora non si vede. Se non arriveranno rinforzi veri dal mercato degli svincolati (ma anche in quel caso sarebbe come mettere una toppa a un lavoro fatto male) e segnali concreti, il rischio è che questa stagione somigli più a un lento galleggiamento che a una reale volontà di riscatto.

Crotone, il cantiere avanza

La sensazione, dopo lo 0-0 di ieri contro il Cosenza, è che il Crotone abbia acceso solo a intermittenza il motore. Qualcosa si muove, qualcosa cresce, ma non tutto gira come dovrebbe. Ed è qui che nasce quella sottile linea tra il cauto ottimismo e la legittima insoddisfazione. Perché la squadra c’è, è in costruzione, ha qualità e margini. Ma ieri serviva una spinta in più.
L’approccio è stato buono, quasi in continuità con le uscite precedenti. Il Crotone ha tenuto il campo, ha mosso il pallone con discreto ordine, ha mostrato quell’identità che già nella passata stagione era uno dei suoi punti di forza. Per la seconda gara consecutiva la porta è rimasta inviolata, segno che l’assetto dietro, pur con volti nuovi, è già ben saldo.
Ma è dalla metà campo in su che il discorso si fa più complicato. I tanti innesti offensivi – molti dei quali arrivati negli ultimissimi giorni di mercato – hanno inevitabilmente bisogno di tempo per integrarsi. Longo lo sa, e da ottimo costruttore di gruppi ha già dimostrato in passato di saper trasformare potenziali individuali in un collettivo efficace. Tuttavia, ieri il Crotone, dopo un buon inizio di partita, ha fatto fatica a trovare continuità nella manovra offensiva. La brillantezza vista contro il Team Altamura, per esempio, si è persa nel secondo tempo, proprio quando serviva l’affondo decisivo.
Le occasioni non sono mancate del tutto, va detto: due interventi importanti di Vettorel hanno impedito ai pitagorici di sbloccare una gara che, pur senza un padrone netto, poteva tranquillamente prendere la via di casa. Ma l’impressione complessiva è che manchi ancora una vera connessione tra i reparti. Maggio, protagonista nella gara precedente, non ha inciso. Ma si tratta di un giovane talento, destinato a crescere. E forse proprio questa partita rappresenta una di quelle tappe obbligate in un percorso di maturazione.

Crema: la fase difensiva conferma di essere già in buone mani: due partite, zero gol subiti, e l’impressione di una struttura solida su cui costruire. Con i nuovi innesti offensivi e la guida di Longo, la sensazione è che il meglio debba ancora venire. La squadra, pur non ancora brillante, c’è.
Amarezza: il Crotone continua a non vincere in casa il derby col Cosenza dal 1976. Un dato pesante, che ieri poteva essere cancellato con una prova più convinta. Il pareggio lascia il tabù intatto e la sensazione che, per sfatarlo, serva qualcosa in più di una buona organizzazione. (f.veltri@corrierecal.it)

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