Centrodestra, big in Calabria ma niente vertice per le altre Regionali
Serviranno altri giorni per definire le candidature di Veneto, Campania e Puglia

ROMA Sempre più distanti, ma vicinissime per un’ora e dieci. La durata del volo da Roma a Lamezia Terme, lo stesso su cui hanno volato Giorgia Meloni ed Elly Schlein, come gli altri leader di centrodestra e centrosinistra (a parte Matteo Salvini partito da Milano) che in Calabria hanno lanciato la volata ai loro candidati nella campagna elettorale per le Regionali. La premier ha approfittato del viaggio per riposarsi. Con la segretaria del Pd ci sarebbe stato un breve scambio con l’impegno ad aggiornarla sulle evoluzioni della Flotilla. Una volta atterrati, Meloni, Antonio Tajani e i loro alleati si sono fermati in città. Schlein, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni si sono diretti in piazze diverse. Di nuovo lontani, su fronti con umori decisamente opposti dopo il risultato delle Marche e la riconferma del meloniano Francesco Acquaroli. Lì hanno votato la metà degli 1,3 milioni di elettori. In Calabria quattro anni fa l’astensione andò anche oltre, con 838mila alle urne su quasi 1,9 milioni. Questa volta – domenica 5 e lunedì 6 ottobre – devono scegliere fra il bis di Roberto Occhiuto, uno dei cinque governatori di Forza Italia attualmente in carica, e Pasquale Tridico, europarlamentare del M5s, considerato il padre del reddito di cittadinanza, sostenuto dal campo largo, che rischia di chiudere questa settimana elettorale con uno 0-2. “Chi mette in discussione il campo largo dopo le Marche evidentemente non vedeva l’ora di litigare – constata Matteo Renzi -. Ma mi pare che non lo stia facendo nessuno”. Con un’incursione nel campo avversario, il presidente del Senato Ignazio La Russa liquida lo scivolone progressista notando che ha perso anche se “erano tutti insieme, tutti, anche i topi si erano aggiunti dall’una e dall’altra parte, e le formiche”. Con ogni probabilità le riflessioni nel centrosinistra verranno a galla nei prossimi giorni. Ci sono ancora cinque sfide regionali per un totale di 18 milioni di potenziali elettori. E per tre di queste regioni il centrodestra non ha ancora definito il proprio candidato, Veneto, Campania e Puglia. La trasferta di Lamezia Terme non è stata l’occasione per l’atteso vertice che era stato ipotizzato in un albergo della città. Come minimo serviranno un paio di giorni ancora, perché solo giovedì pomeriggio Meloni tornerà dai vertici europei di Copenaghen, probabilmente giusto in tempo per il Consiglio dei ministri che alle 19 dovrebbe riunirsi per varare il Documento programmatico di finanza pubblica. Alcuni meloniani sostengono che sia tutto aperto. Ma nella maggioranza non manca chi considera invece sostanzialmente chiusa la scelta del leghista Alberto Stefani come front runner in Veneto. Ma se così sarà, “non sarà un baratto con la Lombardia fra FdI e Lega”, ha chiarito La Russa, che ha respinto al mittente il paragone degli “amici di Forza Italia” con la “generosità” che Silvio Berlusconi mostrava con gli alleati. “Berlusconi governava un sacco di regioni quando diede il Veneto a Bossi”, mentre FdI ne ha solo due (Marche e Abruzzo) e “non sta battendo i pugni sul tavolo perché Giorgia ha l’interesse di mantenere la coalizione”. La partita, potrebbe intrecciarsi con quella delle Amministrative a Milano, comunque ancora lontane. La Russa sostiene che sia “più facile” trovare un candidato politico, ma “va bene” se si dovesse individuare “un civico con un nome famoso e grandi capacità per governare”. Il civico è la proposta di Forza Italia, che a Milano lo propone per attirare Azione, e in Campania e Puglia per strappare agli avversari il consenso dei centristi, anche ex Dc ed ex Psi. L’idea, soprattutto in Campania, si scontra con la freddezza di FdI. Gli azzurri puntano anche all’area che ha sostenuto Vincenzo De Luca. Ma il governatore uscente, seppur mai entusiasta sulla scelta di Roberto Fico, liquida le mosse del centrodestra come “cabaret”, e rivendica: “Con il lavoro che abbiamo fatto in Campania è difficile perdere”. Intanto suo figlio, Piero De Luca, è diventato segretario campano del Pd, unico candidato per un voto a cui ha partecipato circa la metà dei 14mila dem aventi diritto. (Ansa)
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