Cosenza calcio, “Marulla” sempre vuoto e in stand-by dopo l’annuncio del sindaco Caruso
Domenica contro l’Atalanta Under 23 gli spalti saranno ancora deserti. Revisione della concessione dello stadio: cosa farà il Comune? C’è il precedente Rimini

COSENZA Sono passati undici giorni da quell’assemblea pubblica al Cinema San Nicola che ha segnato un passaggio forte nella lunga crisi di identità tra la città di Cosenza e la sua squadra di calcio. Una serata intensa, dove il presidente onorario Eugenio Guarascio ha ribadito con i fatti (più che con le parole) di non essere intenzionato, almeno per adesso, a cedere il club, smentendo nei comportamenti mesi di dichiarazioni formali.
Ma l’elemento politico più rilevante di quella giornata è arrivato dal sindaco Franz Caruso, che in chiusura di assemblea ha annunciato l’intenzione di investire il Consiglio comunale per una revisione della concessione dello stadio San Vito-Gigi Marulla, affidata nel luglio 2023 per cinque anni al Cosenza calcio. Parole nette, pronunciate pubblicamente davanti alla tifoseria, agli imprenditori interessati all’acquisizione del club e alla stampa. Un impegno che ha segnato una cesura con il passato, in cui l’amministrazione comunale era spesso apparsa in posizione di attesa o di silenziosa tolleranza rispetto al caos venutosi a creare intorno alla squadra di calcio cittadina.
Dopo l’annuncio, arriverà l’atto formale?
A oggi, a campagna elettorale ed elezioni regionali terminate, nessun atto formale risulta ancora avviato. Non si ha notizia di una mozione consiliare in preparazione. La macchina amministrativa, almeno visibilmente, è ferma in attesa. Una fase che potrebbe essere di riflessione (dopo i recenti risultati positivi della squadra), di approfondimento tecnico-giuridico, oppure semplicemente di prudenza istituzionale. Di certo, la partita annunciata in pubblico non è ancora cominciata in sede ufficiale e non è più così scontato che avrà realmente inizio. Si sa, il tempo, in politica come nel calcio, ha un valore, e quando le parole – per quanto forti – non vengono seguite da gesti concreti, l’effetto promesso può gradualmente smorzarsi nella percezione pubblica.
Il precedente Rimini: quando la politica prende posizione
A ricordare che la gestione di uno stadio comunale è una questione pubblica, e non tecnica né secondaria, è arrivato di recente il caso Rimini. Una vicenda che ha scosso la cronaca sportiva nazionale, non tanto per il clamore mediatico, quanto per il messaggio istituzionale che ha prodotto. Il Comune di Rimini, rilevando gravi inadempienze da parte della società calcistica, ha deciso di negare l’utilizzo dello stadio “Romeo Neri” per la sfida contro la Ternana, programmata per domenica 7 settembre scorso. Un atto forte, che ha spinto il Rimini Fc a rivolgersi con urgenza al Tar chiedendo la sospensiva del provvedimento. Il Tribunale amministrativo regionale dell’Emilia-Romagna ha dato ragione al club, concedendo in via provvisoria l’uso dell’impianto per evitare danni sportivi, disciplinari ed economici. Una decisione assunta in sede monocratica e in “inaudita altera parte”, cioè senza sentire l’amministrazione comunale, ma solo sulla base degli atti presentati dal ricorrente. Il Comune, da parte sua, ha preso atto del pronunciamento del Tar ma ha confermato la volontà di proseguire il contenzioso, sostenendo che «permangono le condizioni per revocare la concessione». Non solo: ha evidenziato come il provvedimento impugnato fosse, a suo giudizio, errato nella forma e superato dai fatti, sottolineando che la società non aveva neppure presentato nei tempi previsti l’istanza formale per l’uso dell’impianto, né il piano sanitario obbligatorio per legge.
Ma il caso Rimini, al di là delle specifiche giuridiche, dimostra che la concessione di un impianto pubblico non è mai automatica. Non può essere trattata come un diritto acquisito da parte delle società sportive, ma come un atto di fiducia pubblica, che presuppone reciprocità, trasparenza e affidabilità. È per questo che l’annuncio del sindaco Caruso – che ha parlato di «frattura ormai insanabile tra la società e la città» – ha avuto un peso simbolico forte. Perché ha riportato al centro una domanda fondamentale: chi rappresenta, oggi, il Cosenza calcio? E soprattutto: quali obblighi, oltre a quelli sportivi, ha nei confronti della comunità che gli ha affidato il cuore del proprio patrimonio sportivo e identitario?
Nel frattempo, la società continua ad avanti per la sua strada. La nuova direzione generale, affidata a Salvatore Gualtieri, ha presentato il progetto “Cosenza Identity” come piattaforma per rilanciare il club nel medio-lungo periodo. Dialogo con il territorio, rapporti con il Comune, prospettive di sviluppo. Tutto positivo, in teoria. Ma in pratica, questo rilancio (in realtà promesso più volte e mai attuato in passato) arriva in un momento in cui il rapporto tra club, tifoseria e lo stesso Comune è al minimo storico.
Domenica stadio ancora vuoto
Sul campo, il Cosenza prova a restare lontano dalle tensioni societarie. La squadra, che domenica tornerà al San Vito-Marulla per affrontare l’Atalanta Under 23, è a quattro punti dalla vetta della classifica. Un rendimento fin qui più che positivo, nonostante un avvio di stagione tormentato e con una rosa mai completata. Bisognerà capire se ci sarà Beretta, il nuovo arrivato dall’universo degli svincolati per far rifiatare Mazzocchi che ha tirato la carretta da solo in queste prime giornate. L’attaccante ovviamente non è ancora al top, ma per domenica potrebbe essere convocato.
Tutto questo nel rettangolo di gioco, mentre sugli spalti il solito vuoto (il tifo organizzato resterà ancora fuori) ricorderà a tutti che a Cosenza il calcio si gioca – e anche bene ultimamente – ma non si vive più. (f.veltri@corrierecal.it)
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