Ranucci, l’eolico (e la ‘ndrangheta) dietro le bombe
L’attentato potrebbe essere maturato “a titolo personale”

ROMA Secondo gli inquirenti, l’ordigno esploso nella notte sotto l’auto di Sigfrido Ranucci a Pomezia potrebbe avere legami con i due proiettili calibro 38 trovati un anno prima davanti alla sua abitazione. Le analogie tra i due episodi sono notevoli. Innanzitutto, il punto in cui sono stati rinvenuti i proiettili coincide con la zona dove è stato piazzato il “bombone” artigianale, vicino all’ingresso del villino in viale Po, in una siepe non sorvegliata da telecamere. Quel tratto, come ha spiegato lo stesso giornalista, non è coperto da videocamere, forse perché chi ha agito conosceva già il luogo.
In secondo luogo, in entrambe le occasioni, Ranucci stava tornando a casa dopo un periodo di assenza, fatto che suggerisce possibili appostamenti e pedinamenti. I proiettili vennero lasciati volutamente in vista – visibili a un occhio attento – quasi con la consapevolezza che sarebbero stati scoperti. Da qui è nata una riflessione investigativa sul mandante: più che un grosso clan criminale, l’ipotesi più concreta è che qualcuno abbia commissionato l’atto, affidandolo a manovalanza locale. Qualcuno che ha agito “a titolo personale” — magari un imprenditore legato ad appalti poco chiari o un intermediario che teme di perdere vantaggi.
Un elemento che alimenta ulteriori sospetti: nello stesso giorno dell’attentato è stato trasferito un pentito di mafia, che aveva collaborato con Report su temi quali la “trattativa Stato-mafia” e affari illeciti legati all’eolico — argomenti che torneranno nella prossima stagione del programma. Al momento non ci sono riscontri certi, ma la coincidenza è al vaglio degli inquirenti. Proseguono le indagini: acquisiti filmati di telecamere vicine per risalire al percorso di un’auto sospetta e di un uomo incappucciato visto aggirarsi davanti al villino.
Ranucci a “In mezz’ora”
“Tocchiamo talmente tanti interessi, talmente tanti argomenti, talmente tanti centri di potere che è un po’ impossibile capire l’origine” dell’attentato, ma “io credo che sia opera di qualcuno legato alla criminalità, o comunque di qualcuno che si serve della criminalità. Non vedo scenari di mandanti politici, la politica ha altri strumenti se vuole fare male. Quindi sarei molto più con i piedi a terra, tuttavia è possibile che qualcuno possa pensare di fare un favore a qualche amico, questo sì”. Lo ha detto il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, intervistato a In mezz’ora su Rai 3 a proposito dell’attentato subito giovedì sera, quando un ordigno artigianale ha distrutto la sua auto e quella della figlia di fronte alla loro abitazione a Pomezia (Roma). “Il messaggio io credo sia stato quello di dire che chi l’ha fatto conosce i miei spostamenti, conosce anche le mie abitudini, questo è abbastanza chiaro”, spiega il giornalista. “Abbiamo in ballo delle puntate molto delicate che riguardano interessi anche criminali e questo può farci pensare che l’origine sia quella, ma nessuno esclude che possa essere qualcosa invece di passato”.
La Procura antimafia di Roma – scrive il Fatto Quotidiano – sta seguendo varie piste, una delle quali legata a un’inchiesta che il programma di Ranucci sta preparando sugli interessi della ‘ndrangheta nel settore dell’energia eolica. “Adesso lasciamo agli inquirenti le indagini. Mia figlia ha avuto una legittima crisi di pianto: i miei familiari sono abituati da anni, non ho mai voluto pubblicizzare nulla degli avvertimenti che ci sono stati nel passato”, racconta Ranucci. Confermando che “il 26 ottobre Report ripartirà alla solita maniera, col solito sguardo: la squadra di Report non è abituata ad abbassare l’asticella, sono dei ragazzi coraggiosissimi che hanno negli anni dimostrato di mettere a repentaglio la propria salute, anche quella dei propri cari, per raccontare la pancia del Paese e continueranno a farlo, questo è fuori di dubbio”. Martedì nella Capitale, alle 17.30 in piazza Santi Apostoli, ci sarà la manifestazione “Viva la stampa libera” promossa dal Movimento 5 stelle in solidarietà a Ranucci: interverranno tra gli altri il direttore del Fatto Marco Travaglio, il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e i giornalisti Rula Jebreal e Lirio Abbate.