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In Italia prosegue discesa delle nascite: già 13mila in meno

Tra le regioni più colpite c’è anche la Calabria, mentre le uniche ad aumentare sono quelle “montane”

Pubblicato il: 21/10/2025 – 15:14
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In Italia prosegue discesa delle nascite: già 13mila in meno

ROMA La denatalità prosegue nel 2025: secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-luglio, le nascite sono pari a 197.956, in diminuzione di circa 13mila unità (-6,3%) rispetto allo stesso periodo del 2024 (211.250 nati). Il tasso di natalità, che nello stesso periodo del 2024 si attestava al 3,6 per mille, nel 2025 è pari al 3,4 per mille. Lo rileva l’Istat. Dal 2008, ovvero dall’inizio del progressivo calo della natalità, una diminuzione della stessa entità, nei primi sette mesi dell’anno, si è già verificata nel 2013 (con 13mila nati in meno sul 2012, per una variazione del -4,3%), nel 2016 (-17mila nati e -6,2% sull’anno precedente) e nel 2019 (-13mila nati sul 2018 e un calo percentuale del 5,1%). A livello sub-nazionale, secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-luglio 2025, le ripartizioni nelle quali si osserva la diminuzione maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono il Centro (-7,8%) e il Mezzogiorno (-7,2%); segue il Nord (-5,0%). Le regioni che hanno registrato il calo più intenso sono l’Abruzzo (-10,2%) e la Sardegna (-10,1%). In entrambe, nello stesso periodo dell’anno, la diminuzione del 2024 sul 2023 era stata decisamente meno intensa (rispettivamente, -1,0% e -0,1%). Tra le altre regioni che presentano una diminuzione del numero delle nascite, si rilevano l’Umbria (-9,6%), il Lazio (-9,4%) e la Calabria (-8,4%). Le diminuzioni meno intense si sono osservate in Basilicata (-0,9%), nelle Marche e in Lombardia (rispettivamente -1,6% e -3,9%). Le sole regioni a registrare un aumento sono, secondo i dati provvisori, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+5,5%) e le Province autonome di Bolzano/Bozen (+1,9%) e di Trento (+0,6%). Nel 2024, nei primi sette mesi dell’anno, le stesse regioni avevano invece registrato un decremento delle nascite rispetto al 2023 (-7,5% la Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste, -3,7% la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e -1,6% quella di Trento).

1,18 figli per donna nel 2024

Sempre secondo l’Istat nel 2024 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,18, un valore in calo rispetto a quello osservato nell’anno precedente (1,20) e inferiore al minimo storico di 1,19 figli per donna del 1995. Si è quindi ben al di sotto del valore massimo del nuovo millennio, pari a 1,44 figli per donna registrato nel 2010. La fecondità diminuisce sia per effetto del calo attribuibile alle donne italiane sia per quello che compete alle straniere. Nel 2024 il numero medio di figli per queste ultime è di 1,79; un valore più elevato di quello delle donne italiane, ma in calo sia rispetto al valore di 1,82 del 2023 sia, in misura più marcata, rispetto a quello di 2,31 del 2010. La fecondità delle donne italiane è nel 2024 pari a 1,11 (nel 2023 si attestava a 1,14 e nel 2010 era pari a 1,33). La riduzione della fecondità si osserva in tutto il territorio nazionale. Il Centro, che presenta la fecondità più bassa, registra la diminuzione più lieve, da 1,12 del 2023 a 1,11 del 2024. Nel Nord, il numero medio di figli per donna diminuisce da 1,21 del 2023 a 1,19 del 2024, mentre nel Mezzogiorno cala da 1,24 a 1,20. La provincia autonoma di Bolzano/Bozen continua a detenere il primato della fecondità più elevata, pari a 1,51 (era 1,57 nel 2023). Seguono la provincia autonoma di Trento e la Sicilia (1,27), la Campania (1,26) e la Calabria (1,24). La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa, inferiore all’unità (0,91) ma stabile sul 2023. Nel periodo gennaio-luglio 2025, in base ai primi dati provvisori sulle nascite e alle stime che su di essi è possibile costruire, il numero medio di figli per donna continua la sua discesa. Nei primi sette mesi del 2025 la fecondità è stimata pari a 1,13 figli per donna, in netta diminuzione rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo del 2024 e del 2023 (1,21).

Sempre più diffusa tra giovani tendenza ad avere figli fuori da matrimonio

In un contesto di natalità decrescente, nel 2024, come già osservato nel 2023, anche i nati da coppie non coniugate registrano una diminuzione, sebbene in misura inferiore rispetto ai nati da coppie coniugate. I figli nati fuori dal matrimonio, che dal 2008 al 2024 sono aumentati di oltre 46mila unità, si attestano nel 2024 a 159.671, diminuendo dello 0,8% sul 2023. Lo rileva l’Istat. I nati all’interno del vincolo coniugale, pari a 210.273 nel 2024, diminuiscono invece del 4,0% rispetto all’anno precedente. Pur a fronte di una riduzione assoluta, l’incidenza dei nati da coppie non coniugate continua comunque a crescere: 43,2% nel 2024, +0,8 punti percentuali sul 2023 e +23,5 punti percentuali sul 2008. In particolare, ad aumentare rispetto al 2023 è la quota di nati da genitori che non sono mai stati coniugati (dal 35,9% del 2023 al 36,9% del 2024), mentre scende, anche se di poco, la quota di nascite da coppie in cui almeno un genitore proviene da una precedente esperienza matrimoniale (dal 6,5% del 2023 al 6,2% del 2024). Permangono le differenze tra le aree del Paese che, tuttavia, tendono ad assottigliarsi anno dopo anno. La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (49,6%), seguito dal Nord (42,8%). Il Mezzogiorno registra ancora la quota più bassa ma, grazie a una crescita di 1,8 punti percentuali, raggiunge il 40,3%, continuando a ridurre il differenziale con le altre ripartizioni. La regione con la più alta proporzione di nascite more uxorio è la Sardegna (56,6%). Nel Centro spiccano l’Umbria (stazionaria al 50,7%) e il Lazio (50,6%); nel Nord, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (stazionaria al 49,3%) e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (49,0%). Nel Mezzogiorno, la quota più elevata si osserva in Abruzzo (47,5%). Le percentuali più basse si registrano in Basilicata (30,0%) e in Calabria (33,4%). 

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