Il giro di droga nella Piana gestito da “Zi Micu” Alvaro: 6 condanne in abbreviato
Nel luglio 2024 l’inchiesta “Fata verde” della Dda di Reggio Calabria. Tra le condanne più pesanti quelle a Domenico Alvaro, Marcello Spirlì e Vincenzo Violi

REGGIO CALABRIA Condanne fino ai vent’anni di reclusione per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato nell’ambito del processo nato dall’inchiesta “Fata verde” della Dda di Reggio Calabria che nel luglio 2024 ha portato all’arresto di 11 persone, 14 in totale gli indagati coinvolti nella coltivazione, produzione, commercializzazione e traffico illecito di cannabis. In primo grado non regge l’aggravante dell’associazione mafiosa. Tra le condanne più pesanti quelle a Domenico Alvaro (15 anni e 6 mesi), Marcello Spirlì (20 anni) e Vincenzo Violi (18 anni e 4 mesi).
L’inchiesta
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, tra i comuni reggini di Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Taurianova, San Procopio, Candidoni, coinvolgeva anche Lamezia Terme, si svolgeva un giro illecito di cannabis, che aveva al vertice proprio Domenico Alvaro e Vincenzo Violi. L’organizzazione – hanno ricostruito gli investigatori – era in grado di riorganizzarsi rapidamente anche nei casi in cui, come effettivamente avvenuto, una parte dei sodali veniva coinvolta in altre indagini di rilievo, come nel caso più rilevante di Domenico Alvaro, arrestato nell’ambito dell’operazione “Eyphemos” della Dda di Reggio Calabria, oppure nel caso in cui le aree in cui decidevano di effettuare la coltivazione illecite venivano scoperte e sequestrate dalle forze dell’ordine, come accaduto per la prima piantagione di canapa di Lamezia Terme.
Il dominio della cosca Alvaro nelle mani di Domenico Alvaro (classe ’81). Figlio di Giuseppe Alvaro (cl. ’43) noto come u “Trappitaru”, considerato unitamente ai fratelli Carmine (cl. ’53) e Nicola (cl. ’46), il principale esponente del ramo Alvaro “Carni i cani”. Definito addirittura “Re dell’Aspromonte”, Domenico Alvaro viene indicato come colui che «comanda» il clan e descritto come un uomo «senza scrupoli» in materia di affari.
Alvaro e Violi, secondo gli investigatori ricoprivano il ruolo di «promotori, finanziatori, organizzatori e dirigenti degli altri sodali che operavano all’interno delle piantagioni, dirimevano i contrasti tra i sodali e adottavano le decisioni di maggior rilievo circa la coltivazione illecita e la ripartizione delle quote dei relativi proventi. Assicuravano il pagamento delle spese legali agli altri sodali nel caso di indagini a loro carico». Anche lui promotore e co-finanziatore delle piantagioni illecite di canapa, Marcello Spirlì – secondo l’accusa – «coordinava i lavori e gli aspetti relativi alla sorveglianza dell’area della piantagione e, in generale, si occupava di amministrare la piantagione e i sodali che gravitavano nell’area di coltivazione, eseguendo anche materialmente le colture e curando altresì la successiva fase di taglio/produzione e trasporto dello stupefacente».
Le condanne
Domenico Alvaro 15 anni e 6 mesi
Marcello Spirlì 20 anni
Vincenzo Violi 18 anni e 4 mesi,
Giuseppe Carmine Barone 7 anni e 8 mesi
Paolo Scalese 8 anni
Vincenzo Molinaro 6 anni e 2 mesi
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