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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

‘Ndrangheta e politica, controinchiesta sull’inchiesta di Millenium. Su 127 coinvolti circa la metà sono stati assolti e prosciolti

Nel sepolto Cud di rende i grandi dinosauri informatici del passato e una mostra da non perdere

Pubblicato il: 25/10/2025 – 6:55
di Paride Leporace
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‘Ndrangheta e politica, controinchiesta sull’inchiesta di Millenium. Su 127 coinvolti circa la metà sono stati assolti e prosciolti

L’informazione nazionale sulla ‘ndrangheta è oggi una sorta di mantello a macchie di leopardo che spesso non offre una visione unitaria di quello che accade. Ad esempio fatta eccezione per le cronache emiliane e calabresi tutti i media hanno ignorato le notizie di agenzia sul fatto che l’altro giorno si è concluso con tre ergastoli e una condanna a 18 anni, il processo di appello bis “Aemilia 92” a carico del boss della ‘ndrangheta Nicolino Grande Aracri, Angelo Greco, Antonio Ciampà e Antonio Lerose. Tutti accusati degli omicidi di Nicola Vasapollo, 33 anni, e di Giuseppe Ruggiero morti in provincia di Reggio Emilia tra il settembre e l’ottobre 1992, nell’ambito della faida tra cosche rivali. Ad un caporedattore d’altri tempi non sarebbe sfuggita la notizia che le due vittime trent’anni fa erano state uccise mentre si trovavano agli arresti domiciliari. Sorte gemella anche per un’altra notizia sull’iniziativa dell’avvocato Giuseppe Pagliani che ha chiesto un risarcimento di 250.000 euro alla Rai per aver trasmesso in prima serata lo scorso maggio il pregevole docufilm “Aemilia220”. Il colletto bianco reggiano ritiene che la sua piena innocenza decretata dal processo non ha ricevuto giusto spazio nel lavoro audiovisivo ritenendo insufficiente confinare il dato, in effetti rilevante, solo nei titoli di coda. Eppure nei giorni caldi della vicenda Ranucci, comunque la si pensi, la notizia meritava visibilità se non approfondimento.
Ci sono poche eccezioni nazionali che provano ad alzare una lente su queste questioni, purtroppo per noi rilevanti non poco in Calabria. Per esempio al Fatto Quotidiano. Giornale dinamico che per aumentare la diffusione è dotato di un mensile “Millenium” che nell’ultimo numero ha deciso di puntare sul tema ‘Ndrangheta e politica. Dalla Calabria alla Lombardia parlamentari, sindaci, assessori: 200 nomi per 200 storie”. Un’inchiesta vecchio stile come quelle dell’Espresso dove il direttore di Millennium, il valente Peter Gomez, si è formato negli anni della sua meglio gioventù.
Un lavoro di ricostruzione sulle indagini degli ultimi tre lustri. Per dichiarata scelta editoriale si è voluta “stimare la dimensione enorme di un fenomeno politico-giudiziario che probabilmente non ha paragoni in Europa” perché la conta di queste pagine gialle segna 142 eletti in Calabria finiti per presunti rapporti mafiosi e almeno 62 nel resto d’Italia. Numeri da Colombia senza dubbio.
Ho scrutato con attenzione il dossier, non limitandomi a leggere le 7 schede con foto in evidenza dei big calabresi di ogni partito condannati o sotto processo per mafia (in ordine alfabetico Demetrio Berna, Domenico Creazzo, Pietro Fuda, Orlandino Greco, Giuseppe Mercurio, Giancarlo Pittelli, Santi Zappalà) ma ho analizzato tutti i nomi coinvolti. E a leggere il primo nome di Nicola Adamo che nei suoi guai giudiziari ha da tempo visto cadere l’aggravante ‘ndranghetista ho notato che qualcosa non tornava perché si è deciso di inserire nella non onorevole lista anche assolti e prosciolti e anche casi in cui “è forte l’odore di macchinazione o di fragilità del movente accusatorio” come lo stesso Millenium tra le righe specifica. Ho capito che era necessaria una doverosa verifica e dallo spoglio mi è emerso che dei 124 politici calabresi ben 55 sono stati assolti o prosciolti. Sono quasi la metà. Sono quei casi che riportiamo ogni volta che nel tempo lontano della sentenza definitiva pubblichiamo cercando di risarcire il danno che ha subito l’innocente. Storie come quella del sindaco di Strongoli, Michele Laurenzano, cui il tribunale ha riconosciuto persino “il suo impegno per la legalità” o come quella dell’ex sindaca di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, simbolo di una recente stagione dell’Antimafia rimasta vittima di una vendetta della cosca che aveva isolato.
Confesso di essermi sentito come l’investigatore dei romanzi di Sciascia il quale, quanto più indaga, tanto più si sente coinvolto nell’equivoco e nell’ambiguità. A mio parere il lavoro di approfondimento di Millenium su ‘ndrangheta e politica calabrese alla fine della giostra mostra soprattutto quanto sia alto e diffuso l’errore giudiziario rovinando la vita e la carriera di troppi politici innocenti. Ha scritto il grande giornalista Giuseppe D’Avanzo: “Un’inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza”. Un principio che mi sembra sia sfuggito ai giornalisti di Millenium forse condizionati troppo dalla loro lente giustizialista.

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C’è un grande dinosauro informatico come il computer GE di 5 tonnellate che ha gestito il traffico aereo dell’aeroporto di Zurigo dal 1970 al 1984 e che è stato salvato dalla discarica per volontà del suo inventore e affidato ad un gruppo di strepitosi volontari calabrese dell’associazione Verde Binario capitanati da Irene De Franco che hanno dato vita ad un’operazione di cura che merita tutta la nostra attenzione. Grazie alla sensibilità dell’Università della Calabria è nato il Museo interattivo di archeologia informatica che è stato destinato nella miglior sede possibile. La sede del Cud di Rende, luogo di innovazione visionaria pubblico finito nell’abbandono dopo ingiustificato sperpero di denaro pubblico.
I volontari da tempo alla ricerca di una sede adeguata si sono messi al lavoro dal 2017 per riqualificare la decrepita sede del Cud bonificando tonnellate di carte e strumentazioni di ogni tipo. Ma come in una matrioska agli occhi attenti dei costruttori del Museo salta agli occhi un archivio dimenticato, sepolto da faldoni, VHS, fotografie, cataloghi e lettere che raccontano il grande censimento dell’arte in Calabria promosso all’inizio degli anni Novanta dal Consorzio Università a Distanza e curato dalla professoressa Simonetta Lux.
Quel progetto – Avvicina – aveva raccolto voci, tracce e materiali di oltre cinquanta artisti attivi in regione dal 1945 al 1990, con l’intento di restituire una mostra negli stessi spazi del Cud, in occasione della sua inaugurazione. Tutto, però, si interruppe bruscamente: il Consorzio fallì, l’esposizione non fu mai realizzata e la documentazione cadde nell’oblio. Ma come un’araba fenice quel progetto è rinato a nuova vita e a trent’anni di distanza. “Avvicina”, salvata dal macero, torna alla luce come archivio riattivato e in espansione, attraverso una mostra che arriva all’oggi intrecciando documenti e opere d’arte, storia e presente, memoria e nuove voci allocati tra l’ex mensa e il parcheggio del Cud dove era stato concepito.
Negli spazi interni del Museo il percorso segue una linea del tempo che ricostruisce fenomeni e passaggi cruciali dell’arte in Calabria e del suo rapporto con il contesto nazionale. All’esterno, nel parcheggio seminterrato, lo spazio accoglie opere successive al 1995, interventi e molti lavori inediti chiesti ad artisti di giovane generazione.
La mostra che si è aperta lo scorso 27 settembre dovrebbe chiudere domenica prossima, ma è auspicabile sia prorogata per permetterne una diffusione più allargata a chi non ha saputo di questa grande occasione. E oggi c’è la possibilità alle 17 al Museo di partecipare ad un evento da non perdere; infatti Alfredo Pirri, forse il più grande artista calabrese vivente, e Agostino Conforti memoria audiovisiva dell’Unical nell’ambito del workshop “Disegnare con il video” proporranno un imperdibile viaggio nelle sperimentazioni del Centro radiotelevisivo dell’Unical quando la rivoluzione digitale e informatica muoveva i suoi primi pionieristici passi.
Un plauso innanzitutto ai volontari di Verde Binario ma anche ai numerosi artisti, associazioni e fondazioni che hanno contribuito ad arricchire l’esposizione e va anche sottolineato che la Regione Calabria in un meritorio Bando ha concesso un contributo indispensabile per la realizzazione di una tra le mostre a mio parere tra le più significative del 2025 nella nostra regione. (redazione@corrierecal.it)

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