«Oggi i bomber non esistono più»: Dario Hübner ricorda Gigi Marulla e scommette su Gattuso
Per l’ex capocannoniere in A, B e C1 la bandiera del Cosenza era tra quelli che «rappresentavano il calcio autentico». “Ringhio” «saprà riaccendere la Nazionale»

A 58 anni, Dario Hübner è rimasto esattamente com’era quando stupiva l’Italia del calcio: genuino, diretto, lontano dalle luci dei riflettori. L’uomo che ha scritto un pezzo unico di storia – capocannoniere in serie A, B e C1 – oggi si divide tra i boschi alla ricerca di funghi e la panchina della Zeta Milano, squadra di Seconda Categoria. «Mi sto divertendo – ha raccontato alla Gazzetta dello Sport – coi ragazzi mi impegno relativamente. Non so se saprei allenare da primo in alto, mi vedo più come un vice». Un approccio semplice e concreto, proprio come il suo calcio, quello di un bomber vecchio stampo. E non è un caso che Hübner, quando parla dell’attuale povertà realizzativa del nostro campionato, guardi con nostalgia agli anni Novanta, a un’epoca in cui ogni squadra aveva un attaccante capace di fare la differenza: «In serie A c’erano fenomeni, ma anche in B trovavi punte fortissime: Paci alla Lucchese, il Cobra Tovalieri, Marulla al Cosenza… Ovunque andavi c’era qualcuno che la buttava dentro. Oggi il centravanti puro sta piano piano scomparendo».
Quel riferimento anche a Gigi Marulla non è casuale. Il compianto bomber del Cosenza rappresentava per Hübner un simbolo di quell’Italia calcistica autentica, dove il gol era passione, istinto, sudore. Marulla, come lui, incarnava la provincia del pallone, la fame di chi si faceva largo a spallate senza bisogno di riflettori o social. Oggi, il “Bisonte” di Muggia osserva un calcio diverso, più tattico, più attento a non perdere che a vincere: «Una volta le prime giornate finivano 3-1 o 4-2. Ora tutti pensano a non scoprirsi. Troppi passaggi, troppa paura. E quando serve rischiare, arrivano i lanci lunghi all’ultimo minuto. Così si perde lo spirito del gioco». Eppure, dietro la critica, c’è l’amore per il calcio vero, quello che Hübner riconosce in chi, come Gennaro Gattuso, sa trasmettere valori. A proposito della Nazionale, l’ex centravanti si dice fiducioso: «Gattuso ha il dono speciale di far amare la maglia, e questo ci è mancato. Negli ultimi anni ho visto troppi convocati tornare a casa per “problemini”. Se Trapattoni mi avesse chiamato da stirato, avrei giocato lo stesso e poi sarei stato fermo un mese. La Nazionale è la Nazionale». (f.v.)
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