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Dal sequestro alla rinascita

Reggio Calabria, Dominijanni sul protocollo: «Siamo stati costretti a supplire all’assenza della politica»

L’accordo punta a trasformare i beni sottratti alla ‘ndrangheta in opportunità di sviluppo, legalità e occupazione

Pubblicato il: 07/11/2025 – 15:29
di Paola Suraci
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Reggio Calabria, Dominijanni sul protocollo: «Siamo stati costretti a supplire all’assenza della politica»

REGGIO CALABRIA «Parliamo di 273 aziende, di cui 154 nella provincia di Reggio Calabria: 145 sono attualmente in liquidazione e nove in vendita. Sono invece 437 le aziende in gestione, 259 delle quali già oggetto di confisca definitiva. Solo nel Reggino se ne contano 240, con 156 confische ormai definitive», snocciola numeri Wanda Ferro la sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai beni confiscati, arrivata in prefettura a Reggio Calabria per la firma del Protocollo d’intesa per il rafforzamento della collaborazione tra le parti del procedimento di prevenzione per ottimizzare la gestione e lo sviluppo dei beni e delle aziende sequestrate e confiscate. Numeri importanti che fotografano un patrimonio imprenditoriale sottratto alle mafie, ma spesso fragile e in difficoltà nel proseguire l’attività.
È da questi dati che nasce il Protocollo d’intesa siglato oggi in Prefettura di Reggio Calabria, pensato per rafforzare la collaborazione tra magistratura, Prefettura, Agenzia nazionale per i beni sequestrati, ordini professionali e sistema bancario. Un «gioco di squadra», ha sottolineato Wanda Ferro, necessario per evitare che le aziende confiscate finiscano in liquidazione, disperdendo posti di lavoro e rafforzando la falsa retorica secondo cui «la criminalità crea occupazione mentre lo Stato la distrugge».

L’obiettivo del Protocollo

Il protocollo istituisce un Tavolo tecnico stabile che si riunirà con cadenza almeno semestrale e che avrà il compito di accompagnare le imprese nella fase successiva al sequestro, – come ha sottolineato la perfetta Vaccaro – sostenendo la continuità produttiva e favorendo l’accesso al credito, elemento che negli anni si è rivelato uno dei principali punti critici. La durata dell’accordo è biennale, con proroga automatica qualora non intervenga recesso delle parti, e resta aperto all’adesione di ulteriori enti e soggetti economici del territorio. A sottoscrivere il documento, insieme al prefetto Clara Vaccaro, sono stati la direttrice dell’ANBSC Maria Rosaria Laganà, il Procuratore generale presso la Corte d’Appello Gerardo Dominijanni, la presidente del Tribunale Mariagrazia Arena, il procuratore della Repubblica – DDA Giuseppe Borrelli, il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana – Commissione Calabria Maurizio Coppola, e i presidenti degli Ordini degli Avvocati e dei Dottori Commercialisti di Reggio Calabria, Locri e Palmi.

Dominijanni: «Siamo stati costretti a supplire all’assenza della politica»

Il Procuratore generale Gerardo Dominijanni ha voluto richiamare una delle questioni più delicate, quella della continuità delle aziende una volta colpite da misura di prevenzione. «Mi dispiace doverlo ricordare, ma nel 2022, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, posi il problema delle imprese sottoposte ad amministrazione giudiziaria che poi vengono, come dire, devolute e liquidate. Questo fa sì che si perda forza lavoro anche quando non sarebbe necessario, perché in molti casi c’erano margini per continuare l’attività. Così si rischiava di far passare il messaggio che mentre la ’ndrangheta crea posti di lavoro, lo Stato li distrugge. Ho reiterato questo appello anche l’anno scorso e oggi, finalmente, trova un piccolo ma fondamentale sbocco in questo protocollo. Devo ringraziare i colleghi del Tribunale che se ne sono occupati materialmente, la Presidente e i magistrati della sezione, che hanno lavorato a lungo per arrivare a questo risultato. Devo però dirlo con un po’ di amarezza: avevo sollecitato anche la Commissione parlamentare antimafia a occuparsi di questa vicenda, ma da quattro anni non ho avuto alcun riscontro. Ne prendo atto. Evidentemente non ci si rende conto della distanza che a volte si crea tra la politica e la gente. Non è polemica: quando si contesta ai magistrati di fare politica è giusto ricordare che noi non dobbiamo farla. Ma in questo caso siamo stati costretti a supplire a qualcosa che la politica non riusciva a dare. E per questo, paradossalmente, abbiamo dovuto farla. Di questo però sono orgoglioso, perché lo abbiamo fatto nell’interesse del territorio. Ringrazio il Prefetto che si è fatto carico di questa iniziativa, l’Ordine dei Commercialisti e anche l’Associazione Bancaria Italiana. Non è stato facile convincere le banche, certo. Però questo è un primo passo. Un passo importante per un futuro in cui possiamo continuare a salvaguardare le imprese e i lavoratori».

La lotta alla mafia come costruzione di economia legale

Una posizione condivisa anche dal Procuratore della Repubblica – DDA Giuseppe Borrelli, che ha richiamato l’esigenza di evitare che la sottrazione dei beni ai clan si traduca automaticamente in chiusure o crisi irreversibili. La lotta alla mafia, è stato ribadito, non può limitarsi all’azione repressiva: deve essere anche costruzione di nuova economia legale. «Il compito dello Stato – ha detto – è ricondurre questa ricchezza dentro circuiti trasparenti, trasformandola in occasioni di sviluppo reale. Questo protocollo permette di farlo con metodo, tutelando i lavoratori e restituendo fiducia alle comunità».

Ferro: «Un atto dovuto ai cittadini onesti»

Per Wanda Ferro si tratta di una tappa che consolida un percorso già avviato: «In Calabria la destinazione dei beni confiscati è più che triplicata negli ultimi tre anni. Credo che questo protocollo significhi tanto rispetto anche al lavoro che si sta facendo, perché pensiamo che solo su Reggio abbiamo aumentato dal 2003-2025 l’assegnazione dei beni che è di quasi il triplo, parliamo di oltre 3.800 di cui solo 2.600 sono sul territorio provinciale di Reggio, di cui altrettanti 615 sono nella città di Reggio. Credo che sia un atto dovuto per i cittadini sani, onesti. Si fa sentire la presenza dello Stato, uno Stato fattivo che contribuisce a non girarsi dall’altra parte. È un atto dovuto soprattutto a un territorio altrettanto importante come quello calabrese ancor di più qui a Reggio». «Con questo protocollo – specifica Ferro – si dà potenzialmente la possibilità intervenire nella fase di sequestro, affinché le aziende non abbiano un deterioramento che li porta poi alla chiusura, e di poter avere accesso al credito e soprattutto la possibilità di avvalersi di professionalità, figure specializzate per proseguire il percorso di continuità operativa. È il segno concreto di un territorio che non subisce, ma reagisce, trasformando la lotta alla mafia in un percorso di sviluppo e rinascita sociale». (redazione@corrierecal.it)

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