Storia, ulivi secolari e agricoltura tra memoria e innovazione. Alla scoperta della Tenuta Acton a Rizziconi – VIDEO
L’occasione è la quarta edizione di Coltiviamo la Cultura – Festa dell’Agricoltura nelle Dimore Storiche”, l’iniziativa nazionale promossa da Confagricoltura

Tra gli ulivi secolari e le corti silenziose di un borgo agricolo settecentesco, la Tenuta Acton di Leporano, nella frazione di Cannavà di Rizziconi in provincia di Reggio Calabria, ha aperto le sue porte alla Calabria per la quarta edizione di “Coltiviamo la Cultura – Festa dell’Agricoltura nelle Dimore Storiche”, l’iniziativa nazionale promossa dall’Associazione Dimore Storiche Italiane ETS in occasione della Giornata Nazionale dell’Agricoltura. Un luogo dove la storia non è solo memoria, ma vive ancora tra chi lavora la terra e tra chi la visita: famiglie, agricoltori, turisti hanno passeggiato tra gli edifici storici e i campi, riscoprendo il valore della terra come patrimonio culturale, economico e identitario. La mattinata è iniziata con una visita guidata al borgo agricolo storico e agli spazi produttivi ancora attivi della Tenuta. Tra i protagonisti assoluti, gli ulivi settecenteschi: piantati a venti metri di distanza l’uno dall’altro secondo un’antica tecnica, con chiome che arrivano a 400 metri quadrati e tronchi alti oltre venti metri, capaci di produrre fino a 500 chili di olive ciascuno. Accanto a loro, nuovi impianti con varietà autoctone testimoniano la continuità tra tradizione e innovazione.

In sinergia con Confagricoltura
Nel cortile centrale si è animato lo stand di Confagricoltura, che ha riunito quindici imprese agricole calabresi. Mele e nocciole, sottoli e marmellate artigianali, olio extravergine d’oliva, vino locale e originali souvenir naturali ricavati dalle bucce essiccate di bergamotto hanno raccontato la creatività rurale e la qualità dei prodotti locali. «Abbiamo creato questa sinergia con le Dimore Storiche per far conoscere la storia e la cultura che stanno dietro le nostre produzioni. Oggi qui abbiamo quindici imprese agricole che rappresentano qualità, lavoro e identità del territorio» – ha detto Angelo Politi, direttore di Confagricoltura Calabria.

Le dimore storiche in Calabria
In tutta Italia, l’iniziativa ha coinvolto oltre 50 dimore storiche in 15 regioni. In Calabria, oltre alla Tenuta Acton, hanno partecipato il Museo della Liquirizia Amarelli, la Masseria Zurlo, il Castello del Principe di Sangineto, Palazzo Grillo – Le Corti di Polistena e Palazzo Provenzano di Catanzaro. «Le dimore storiche in Calabria sono circa 90, ossia novanta proprietari già associati ad A.D.S.I., ma il patrimonio reale è almeno il triplo» – ha spiegato Maria Elisabetta Biffis, presidente A.D.S.I. Calabria. «Coltiviamo la cultura, significa consolidare l’amicizia tra Dimore Storiche e Confagricoltura. L’obiettivo è unire i proprietari, creare coesione e aprirci al territorio. Le dimore non devono essere solo memoria, ma motori di economia e sviluppo rurale».

La storia della Tenuta Acton
Ma per comprendere pienamente il significato di questa giornata, occorre volgere lo sguardo alla storia del luogo che l’ha ospitata. «L’attuale Tenuta Acton è ciò che resta di un antico feudo di circa quarantamila ettari, – racconta Pietro Taccone Acton – un territorio vastissimo che, tra Seicento e Settecento, univa simbolicamente due mari, dal Tirreno di Gioia Tauro allo Ionio di Gioiosa, attraversando l’Aspromonte come una spina dorsale rurale. Quel feudo fu acquistato nel XVII secolo dai Grimaldi, mercanti genovesi poi divenuti Principi di Gerace. La loro storia si intreccia alle vicende della Calabria fino al terremoto del 1783, che devastò gran parte della regione e costò la vita all’ultima principessa, Maria Teresa Grimaldi, a Cittanova morta sotto le macerie della sua casa. Da quel momento, il territorio si frammentò attraverso eredità e matrimoni, passando di madre in figlia, fino a giungere, agli inizi del Novecento, agli Acton, famiglia di origine Inglese impiantata a Napoli nel Settecento, discendente dell’ammiraglio Giovanni Acton, chiamato alla corte dei Borbone per riformare la Marina del Regno».

Ancora oggi, quel passato non è solo documento: è struttura visibile, leggibile nello spazio. Il borgo agricolo di Cannavà conserva la sua impostazione settecentesca: una corte quadrangolare attorno alla quale si dispongono i fabbricati rurali. Da un lato le antiche abitazioni dei contadini, il forno, la cappella gentilizia; dall’altro i magazzini, i fienili, la casa padronale. Le strutture portano i segni delle mani che le hanno costruite e vissute. La corte è attraversata da un asse viario che conduce agli uliveti, come fosse una linea di continuità tra la vita domestica e il lavoro nei campi. Qui, gli ulivi settecenteschi e i nuovi impianti di varietà autoctone testimoniano una continuità silenziosa: non una nostalgia del passato, ma un passare di mano, un dialogo tra storia e presente con il territorio per contribuire allo sviluppo economico e culturale. (redazione@corrierecal.it)

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