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la riflessione

Gualtieri, un uomo solo (non) al comando del Cosenza calcio

Arrivato come mediatore tra club e città, il dg si ritrova nel ruolo più scomodo: parafulmine silenzioso di una società contestata

Pubblicato il: 19/11/2025 – 13:23
di Francesco Veltri
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Gualtieri, un uomo solo (non) al comando del Cosenza calcio

COSENZA Verrebbe quasi voglia di abbracciarlo, Salvatore Gualtieri. Neo direttore generale e ultimo parafulmine di una lunga stirpe di parafulmini del Cosenza targato Guarascio. Uomo mite, onesto e coriaceo insieme, figura elegante e asciutta, col suo impermeabile scuro, fin dai primi passi mossi dalle parti del San Vito-Marulla è sembrato ciò che in molti temevano: un uomo solo non al comando, chiamato a destreggiarsi dentro un ambiente cosentino ruvido, bruzio, spesso insofferente. Eppure tenace. Un compito improbo su mandato: ricucire uno strappo che ormai sembra non avere più margini di ricamo tra il club che rappresenta e l’intera città.
Ai giornalisti “dissidenti” e bistrattati, ha aperto le porte con garbo, lasciando cadere sul tavolo il repertorio delle frasi giuste, belle da ascoltare ma fragilissime quando devono reggersi in piedi: «riconquistare la fiducia», ecco il suo mantra. Lo ha ripetuto come si ripete un voto, sperando che risuoni nelle orecchie di chi dovrebbe tornare allo stadio a sostenere una squadra che, sorprendendo persino chi è sul ponte di comando, sta facendo bene e merita rispetto.
Ha chiesto e ottenuto persino un incontro con il sindaco Franz Caruso, che aveva giurato di non voler più avere nulla a che fare con il Cosenza calcio e soprattutto con il suo proprietario. Nel faccia a faccia, il primo cittadino ha elogiato la professionalità di Gualtieri – riconosciuta da più parti – ma ha anche ribadito il proprio distacco dal datore di lavoro del dg. Un credito aperto, quello con Gualtieri, di cui bisognerebbe capire la reale portata.
Nel confronto con i cronisti di qualche ora prima aveva fatto effetto sentirgli spiegare, a chi gli chiedeva perché mai con il progetto “Cosenza Identity“, di cui è fautore e ideatore ambizioso, il presidente Guarascio dovrebbe rinnegare il proprio DNA e soprattutto quattordici anni di impeccabile coerenza caratteriale e imprenditoriale, che a oggi non hanno mai contemplato una reale intenzione di cedere il club. Gualtieri ha risposto che non deve pensare al passato, ma a ciò che gli è stato promesso oggi. E quindi si fida. Forte dei 25 sponsor raggruppati con fatica, ha un solo obiettivo: far dimenticare alla città le mancanze (anche di rispetto) accumulate dalla società nel tempo, insieme alle promesse di cessione rimaste tali.
«Riconciliare», ha ribadito. «Siamo aperti al dialogo con chi vuole costruire insieme a noi, mentre chi vuole distruggere se ne assumerà la responsabilità». Verrebbe allora da chiedersi: chi, secondo il dg, vorrebbe distruggere la passione calcistica a Cosenza? E se anche le critiche, pure se dure, vengono interpretate come volontà di demolire e non come forma d’amore, significa che in città non si parlano soltanto lingue diverse: si abitano proprio pianeti differenti.
Il compito di Gualtieri, l’uomo solo non al comando, appare così quasi impossibile. Perché pare non aver ancora compreso completamente (o forse più di lui chi guida il club) che la tifoseria, la piazza tutta, provincia compresa, è arrivata a un tale livello di esasperazione da essere disposta persino a sacrificare la propria passione e un eventuale sogno di classifica, pur di ribadire in modo definitivo la propria contrarietà a questa proprietà.
Vederlo girare, quasi in controluce, con il suo impermeabile scuro da commissario di romanzo noir, come un uomo in cerca d’aria, di un aiuto o un indizio illuminante, di una stretta di mano, di uno sponsor o semplicemente di un gesto di comprensione, lascia una sensazione forte. E l’idea che nasce – inevitabile, quasi spontanea – è che uno come lui, con i suoi trascorsi, la sua esperienza e la sua buonafede, meriterebbe ben altra luce. (f.veltri@corrierecal.it)

Foto extratv.it

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