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verso il voto di primavera

San Giovanni in Fiore, per il cambio di passo serve un contributo di contenuti e proposte

Riflessione a margine degli ultimi eventi politici, in vista della prossima tornata elettorale per la conquista del Municipio

Pubblicato il: 09/12/2025 – 13:00
di Emiliano Morrone
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San Giovanni in Fiore, per il cambio di passo serve un contributo di contenuti e proposte

SAN GIOVANNI IN FIORE Finalmente San Giovanni in Fiore è libera e potrà camminare, si legge in alcuni angoli social, dopo la decadenza di Rosaria Succurro dalla carica di sindaca. No, dicono altri, la città è ancora sotto il giogo dei «Regnanti cosentini». Il riferimento è in questo caso a Succurro e al marito Marco Ambrogio, che – continuano gli stessi commentatori – hanno piazzato al vertice del Comune quella «bella statuina» di Claudia Loria per dettare ancora l’indirizzo politico, preparare saldi di fine stagione e così riprendere il Comune alle prossime elezioni di maggio o giugno 2026.
Nel frattempo, è interessante capire, auspicano in rete altri, chi e quando abbia dato il benservito al vicesindaco Cocchiero, umiliato – continuano alcuni condomini di Facebook – nell’ultimo Consiglio comunale del 6 dicembre scorso e sostituito in Zona Cesarini con la più rassicurante Loria, garante dei poteri forti – chiosano sempre degli utenti Meta – e soprattutto delle manovre della «Coppia reale di Cosenza». Sarebbe roba da tenente Colombo, l’ispettore Derrick è già meno adatto e Montalbano è troppo impegnato in Sicilia. Una signora in giallo chiede al riguardo verifiche, ispezioni e l’intervento del prefetto: risulta prioritario – a suo supremo avviso – ricostruire in dettaglio l’accaduto, che secondo lei conferma una gestione capovolta della cosa pubblica, mentre in passato tutto era regolare e concretava un kósmos politico-amministrativo che ci invidiavano finanche i tedeschi e gli scandinavi, un esempio di pulizia che all’indimenticabile Lea Garofalo avrebbe fatto concludere: «Qui la ’ndrangheta non entra».
E ancora, una via e due servizi: se riapre l’isola pedonale il traffico si aggiusta e nello stesso tempo riparte l’economia. Magicamente, per incantamentum; find out full a bad imitation.
Un airone nero, ha significato un altro commentatore social, ha attraversato il cielo dell’inverno bianco, nella nebbia grigia che ha riempito le strade. Infine, l’uccello si è posato sulla vasca blu del municipio locale, presagio di una nuova primavera. Insomma, l’aruspice allude alla possibilità che ci sia un ultimo Avvento oppure che un sacerdote laico applichi una teologia della liberazione dalle ciclovie, dagli alberghi tristi di Lorica, dalle luminarie d’oro e d’argento, evocazione del brano dei Matia Bazar Vacanze romane.
Dal canto suo, riferisce qualcun altro, «Il re cosentino»ha pubblicato un post sfottente proprio nel giorno di Sant’Ambrogio. Significa che è sicuro di vincere e quindi gioca sulla simpatia.
Poi c’è chi fa teatro e accademia virtuale in una specie di Stazione orbitante antisistema, scherza un ingegnere sangiovannese dall’estero, sicché – prosegue il professionista – «taluni utenti del web inseriscono in una sorta di libro nero nomi di soggetti indicati, senza uno straccio di prova, quali predatori del bene pubblico e di loro complici opportunisti che, a giudizio insindacabile degli stessi internauti, sarebbero spesso nullafacenti arricchiti dal potere, dalla casta, dai colletti bianchi, da quelli sporchi o dal Padrone del mondo», richiamo al romanzo di Benson del 1907.
Se domattina arrivassero degli extraterrestri e vedessero questa ridicola commedia virtuale, ci prenderebbero tutti per pazzi e fuggirebbero nauseati. In un territorio periferico che si spopola a grande velocità mentre in Europa insiste un’economia di guerra, dare linfa, spazio, senso e séguito a queste sciocchezze è un lusso imperdonabile. Questa non è politica, e non è neppure vigilanza etica, che richiederebbe equidistanza, obiettività, documentazione e il coraggio della denuncia. Semplicemente, è un modo per nascondere la totale assenza di idee; per celare d’emblée una pigrizia e povertà intellettuale impressionante. È inoltre una semplificazione di comodo di fatti, problemi e contesti. E spesso è una forma di autopromozione, nel desiderio ossessivo e annebbiante di poltrone, denaro, fama e riscatto individuale. «Si tratta di distrazione di massa», accusa ironico Giovanni Iaquinta, già assessore di sinistra della giunta ibrida di Antonio Barile, a sua volta già sindaco di San Giovanni in Fiore con l’imprimatur di Forza Italia prima e poi del Nuovo Centrodestra. «Bisogna allontanare la politica – spiega Iaquinta, tra l’altro ex segretario della locale sezione “Gramsci” dei Ds – dai personalismi e dall’autoreferenzialità. Senza formulare alcuna proposta oppure indicare l’alternativa, purtroppo qualche tribuno ancora ripete che la città è nel baratro, a un passo dalla sepoltura, e che forse si potranno risanare i conti e avere nuovi redditi dalla Regione, se in massa si darà mano a qualche uomo della Provvidenza, candidandosi con lui e comunque osannandolo come simply the best, stupor mundi o finanche santu Paulu meu de le tarantate. Bisogna invece spostare la discussione sulle idee, come raccomandava Eleanor Roosevelt, e coinvolgere i giovani, i più adatti alla rivoluzione culturale e politica».
Tranne qualche eccezione palese, in giro, nelle piazze dei social, non c’è traccia di discorso politico su come recuperare i servizi sanitari pubblici; su come reagire sul piano locale al dominio del mercato via Internet; su come sfruttare in senso produttivo le risorse di natura e cultura di San Giovanni in Fiore e del proprio comprensorio, a partire dall’abate Gioacchino e dalla Sila; su come assicurare opportunità e credito ai giovani, difendere i lavoratori da uno sfruttamento disumano alquanto esteso, alimentare il commercio, l’attività imprenditoriale, l’economia, i servizi primari e lo Stato sociale. Non c’è perché in troppi hanno partecipato a codesto, avrebbe detto Paolo Conte, «spettacolo d’arte varia»: recitando una parte, restando nella dimensione virtuale e respingendo – per cattiveria, invidia o brama di potere – ogni tentativo di aprire un dibattito sulle priorità e sull’avvenire del posto, della comunità, del territorio; ogni sforzo di uscire dall’ambiente digitale, di produrre coesione, solidarietà e sinergie per finalizzare progetti di crescita e progresso con cui contenere l’emigrazione e invertire la tendenza.
Allora, prima che decidere con chi schierarsi alle prossime elezioni comunali, la scelta è se continuare a gingillarsi in rete, a invidiare gli altri desiderando replicarne cammino e destino, oppure se dare un contributo di contenuti, proposte e prospettive a San Giovanni in Fiore, luogo di grande storia popolare e cultura spirituale; se aprire un orizzonte alla comunità del luogo. A un futuro più sereno, umano, civile. (redazione@corrierecal.it)

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