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terremoto sulla fondazione

L’eredità inquieta di Corrado Alvaro

Alcuni dei componenti del Comitato Scientifico rassegnano le dimissioni. «Figure politiche hanno appoggiato e garantito iniziative volutamente contrapposte»

Pubblicato il: 16/12/2025 – 9:54
di Fabio Benincasa
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L’eredità inquieta di Corrado Alvaro

REGGIO CALABRIA «C’è un Corrado Alvaro non ancora esplorato e che merita di essere indagato». Vito Teti, antropologo e scrittore, dieci giorni fa – in una intervista al Corriere della Calabria (LEGGI QUI) – rilanciava i progetti della Fondazione dedicata allo scrittore di San Luca, sottolineando i dettagli del robusto lavoro, svolto insieme a tutti i componenti del Comitato Scientifico. L’Ente, sciolto dalla prefetta di Reggio Calabria Clara Vaccaro, oggi è guidato dal commissario straordinario Luciano Gerardis, pronto a lasciare il passo ad una nuova e stabile guida. Il futuro però è quantomai incerto. Nelle scorse ore, infatti, un vero e proprio terremoto si è abbattuto sulla Fondazione: alcuni dei componenti del Comitato Scientifico – compreso Vito Teti – hanno deciso di rassegnare le dimissioni. Sui motivi ci soffermeremo più avanti, intanto per comprendere la narrazione degli ultimi avvenimenti pare doveroso compiere un passo indietro.

Dove eravamo rimasti

Tra il 2019 ed il 2024, la Fondazione arranca nel realizzare i programmi come da statuto. «L’organo amministrativo ha prodotto iniziative episodiche e circoscritte, insufficienti al raggiungimento degli scopi statutari, omettendo, tra l’altro, la riedizione del prestigioso premio letterario-giornalistico intitolato a Corrado Alvaro e lasciando inerte il Comitato Scientifico», sentenzia la prefetta nelle motivazioni che accompagnano lo scioglimento del Cda. Nel documento non mancano le sottolineature in merito ai vulnus di un’azione, quella perpetrata dal vecchio consiglio di amministrazione, caratterizzata «da una sostanziale totale assenza di attività concretamente volte al perseguimento degli scopi della Fondazione». C’è di più. Accanto ai mancati sforzi di promozione e valorizzazione, sull’Ente che porta il nome Alvaro si allunga l’ombra della ‘ndrangheta (ne abbiamo parlato qui). Alla decisione della prefettura, l’allora presidente Aldo Morace ha proposto ricorso al Tar: il responso è atteso nei prossimi mesi.

Alvaro e l’Opera Omnia

Arriviamo ad oggi, agli ultimi quindici e tormentati giorni. Il 30 novembre 2025, il sub-commissario straordinario della Fondazione: il viceprefetto aggiunto Zaccaria Sica, invia una missiva al Dipartimento per le Attività culturali, direzione generale biblioteche e Istituti Culturali di Roma e per conoscenza al prefetto di Reggio Calabria. Nella lettera si fa riferimento ad alcune incongruenze legate alla presentazione della domanda da parte della stessa Fondazione, con la quale è stato chiesto un finanziamento destinato all’istituzione dell’Edizione Opera Omnia di Corrado Alvaro. Ad avanzare l’istanza è il professore Aldo Maria Morace, all’epoca presidente pro tempore dell’Ente poi sciolto dalla prefettura. «Si è appreso – si legge nella missiva – che il suddetto Morace avrebbe ottenuto un contributo finanziario (pari a 15mila euro, ndr) dal Ministero della Cultura finalizzato alla istituzione dell’Edizione Opera Omnia di Corrado Alvaro». «Al riguardo – scrive il sub commissario Sica – si chiede di far conoscere se sia stato concesso un finanziamento al professore Morace e, in caso affermativo, di riferire se lo stesso sia stato concesso in qualità di rappresentante legale della Fondazione o ad altro titolo». La chiosa del viceprefetto è lapidaria: «Si chiede, di non procedere all’erogazione del contributo, prima di aver appurato l’effettivo beneficiario, che parrebbe essere questa Fondazione».

L’annuncio dell’Opera Omnia

E’ il 5 dicembre 2025, quando l’europarlamentare Giusi Princi annuncia – in conferenza stampa – l’istituzione dell’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Corrado Alvaro. Per l’ex assessora regionale alla cultura è il raggiungimento di un «risultato culturale storico per la Calabria: per la prima volta viene istituita un’Edizione Nazionale per uno scrittore calabrese. Per troppo e per lungo tempo si è dimenticato che la Calabria è stata faro della civiltà e della cultura a partire dalla Magna Grecia, si è sottovalutato che nel campo letterario ha il suo figlio più illustre del’900: Corrado Alvaro». Alla Cittadella regionale a Catanzaro, insieme ai cronisti, erano presenti – tra gli altri – l’assessore all’istruzione della Regione Calabria Eulalia Micheli, la scrittrice Giusi Staropoli e il professore Aldo Morace, intervenuto in qualità di presidente del Centro internazionale di studi Corrado Alvaro.
In una nota, la Regione Calabria, precisa che il percorso avviato si è concretizzato con il progetto presentato al Ministero della Cultura dal Comitato promotore presieduto proprio da Aldo Morace. E’ lo stesso studioso a delineare i caratteri principali dell’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia «istituita e finanziata dal Ministero della Cultura» e che «prevederà la pubblicazione di 21 volumi da parte de La Nave di Teseo. Le opere più importanti di Alvaro verranno pubblicate anche in volumi tascabili». «Il Centro internazionale di studi Corrado Alvaro – aggiunge Morace – declinerà questo risultato in una serie di iniziative editoriali e scientifiche in Italia e nel mondo per rivendicare la grandezza plurimillenaria della storia culturale della Calabria». «Sono molto commosso – ha chiosato il professore – finalmente posso dire di aver pagato il mio debito con la regione in cui sono nato». Tutto questo accadeva a poche ore dalla durissima missiva inviata dal Sub commissario della Fondazione, desideroso di ricevere chiarimenti in merito al presunto contributo erogato dal Ministero della Cultura al professore Morace. Quanto accaduto, solleva evidentemente alcuni interrogativi. Qual è il ruolo della Fondazione? Perché nessuno riconosce il lavoro avviato dal commissario Gerardis e dal Comitato Scientifico? Dove sono finiti i progetti avviati dai 19 componenti chiamati a risollevare le sorti della Fondazione dopo lo scioglimento e la macchia di possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta? Domande alle quali nessuno pare rispondere e che hanno prodotto un inevitabile effetto domino.

Le dimissioni

La nomina del presidente e di un nuovo board non sono evidentemente prioritarie, le richieste del Comitato Scientifico restano inevase e la delusione viene riassunta in poche righe che riempiono una missiva inviata al Presidente della Commissione Straordinaria del Comune di San Luca, il prefetto Antonio Reppucci. A scrivere, sono alcuni componenti del Comitato Scientifico della Fondazione Alvaro: Anna Mallamo, Annarosa Macrì, Demetrio Paolin, Vito Teti, Francesca Tuscano, a cui si aggiungono Angela Bubba, Annalisa Insardà, Alberto Gangemi e Giuseppe Caridi. «Avendo constatato l’impossibilità di realizzare il programma che avevamo ideato e presentato insieme all’intero Comitato scientifico in vista delle celebrazioni dei 70 anni dalla morte di Alvaro (per troppo tempo siamo stati costretti all’immobilità per la vacanza della presidenza), e avendo compreso che la nascita di una nuova Fondazione, quanto lo scioglimento della precedente, è diventata oggetto di contrapposizioni del tutto estranee al mandato che ci eravamo assunti e assunte quando abbiamo risposto all’invito del Commissario Luciano Gerardis (con l’intromissione di figure politiche che hanno appoggiato e garantito esplicitamente iniziative volutamente contrapposte a quanto avrebbe dovuto portare avanti il nuovo Comitato scientifico secondo il suo programma); e avendo, con dolore, dovuto constatare anche il silenzio degli enti fondatori rispetto ai volgari attacchi fatti al Comitato Scientifico dalla stampa locale, abbiamo deciso, dopo lunga e sofferta riflessione, di dimetterci dal Comitato scientifico».
Demetrio Paolin ha affidato ai social il suo sfogo. «Queste dimissioni, le mie, le nostre, sono un gesto politico, perché nella vicenda Alvaro e della sua Fondazione, c’è ben poco di legato alla filologia, alla critica letteraria, alla curatela dei testi di archivio, ma molto se non tutto è legato ad un discorso politico e economico. Ci è stato vietato qualsiasi orizzonte di manovra o di intervento all’interno di questa istituzione, che, via via, è stata svuotata del tutto. Ora a me possono togliere tutto, ma non la mia dignità di studioso, di scrittore e di intellettuale, che non ama certi giochi, che non è fatto né per la guerra di logoramento né di posizione. Sono chiaramente triste e amareggiato. Mi dispiace profondamente per la mia Calabria. Per la Calabria dei faccendieri invece non mi spiace per nulla, anzi».

La risposta del prefetto Reppucci

La risposta del presidente della Commissione Straordinaria del Comune di San Luca, il prefetto Reppucci, è netta. «Con molto rammarico e forte amarezza, prendiamo atto delle dimissioni di autorevoli nominati in seno al comitato Scientifico, consapevole che è una indubbia, grave perdita per il migliore dispiegarsi dell’attività della Fondazione cui avrebbero potuto fornire apporti e contributi di sicura, inarrivabile valenza culturale, alla luce dei ricchi profili biografici, espressioni di ben variegate e diversificate esperienze maturate». (f.benincasa@corrierecal.it)

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