Open Arms, assoluzione definitiva per Salvini
Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Cassazione

E’ definitiva l’assoluzione per il vicepremier Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. Lo hanno deciso i giudici della quinta sezione della Cassazione che hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo dopo l’assoluzione di primo grado. Il leader della Lega il 20 dicembre del 2024 era stato assolto dal Tribunale di Palermo ”perché il fatto non sussiste” dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Accuse che erano state mosse dai pm per non aver consentito, nell’agosto del 2019, lo sbarco della ong spagnola rimasta in mare per 19 giorni con a bordo 147 migranti. Contro la sentenza la procura di Palermo lo scorso luglio aveva presentato ricorso per saltum, impugnando il provvedimento direttamente davanti alla Suprema Corte. Ricorso rigettato stasera dai supremi giudici.

“Difendere i confini non è reato”. Lo scrive su X il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, commentando l’assoluzione definitiva, decisa dalla quinta sezione penale della Cassazione, rigettando il ricorso presentato dalla procura di Palermo nell’ambito del processo Open Arms. Salvini pubblica una foto che lo ritrae con la scritta “Assolto”.
Il commento di Occhiuto
«L’assoluzione definitiva del ministro Matteo Salvini è un’ottima notizia. Un processo che evidentemente non doveva neanche celebrarsi si chiude, dopo 5 anni, con un nulla di fatto. L’allora titolare dell’Interno ha agito rispettando la legge e il mandato popolare». Lo scrive su X Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia.
La reazione di Furgiuele
«La Cassazione pone definitivamente la parola fine al processo contro Matteo Salvini. Nessun sequestro, nessun abuso: solo una scelta politica legittima. Chi ha cercato di colpirlo usando i tribunali come clava oggi perde ancora una volta: difendere i confini non è un reato. Come non lo è agire, forti di un mandato elettorale, nell’interesse del Paese». Lo dichiara il deputato e vicecapogruppo della Lega Domenico Furgiuele.