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Il calcio minore e la lunga ombra della violenza: Francica non è un caso isolato

L’aggressione dello scorso novembre ha riacceso il dibattito sulla sicurezza degli arbitri. I dati nazionali mostrano un fenomeno diffuso che coinvolge soprattutto le categorie inferiori

Pubblicato il: 27/12/2025 – 13:30
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Il calcio minore e la lunga ombra della violenza: Francica non è un caso isolato

La scena dell’aggressione di Francica dello scorso 23 novembre, ripresa da un cellulare e divenuta virale in poche ore, ha funzionato come un interruttore: ha riacceso una discussione che negli ambienti del calcio dilettantistico non si è mai davvero spenta. Questa volta, però, qualcosa si è mosso con una rapidità inedita.
La società ha sospeso immediatamente il giovane calciatore autore del gesto; il ragazzo – travolto dalle reazioni e forse anche dalla comprensione lucida di quanto accaduto – ha diffuso un messaggio pubblico di scuse, rivolto all’arbitro e all’intero movimento. È un gesto che non annulla il fatto, ma che contribuisce a spostare il discorso dalla cronaca alla responsabilità.
Accanto alla società, sono arrivate tempestive anche le reazioni dell’Aia (Associazione italiana arbitri). I vertici regionali hanno espresso solidarietà al direttore di gara e, soprattutto, hanno chiesto l’applicazione della nuova norma del codice penale dedicata alla tutela degli arbitri. Una richiesta condivisa dal presidente Aia Carlo Pacifici e da diversi dirigenti nazionali, che seguono con «estrema attenzione» gli sviluppi non solo di Francica.


È un contesto che racconta molto più della singola domenica storta. Racconta, soprattutto, un fenomeno che in Calabria non nasce oggi, e che non riguarda soltanto questa regione.
Se c’è una costante che attraversa gli anni, è la geografia della violenza arbitrale: più si scende nelle categorie, più aumentano le tensioni.
Campi senza barriere, ruoli sfumati, dirigenti improvvisati, pubblico a pochi metri dal terreno di gioco e un legame emotivo con la squadra che, in alcuni casi, supera largamente la dimensione sportiva. L’arbitro diventa l’unico estraneo: un ragazzo spesso giovanissimo, mandato a gestire partite di adulti. La Calabria, da questo punto di vista, è solo uno dei territori in cui la fragilità delle strutture sportive e quella sociale tendono a sovrapporsi. Gli episodi degli ultimi anni lo mostrano con chiarezza.

I casi più recenti in Calabria

Gennaio 2024: Rossano, nel cosentino

Durante un incontro regionale Under 17, un giovane arbitro viene aggredito nello spogliatoio da un soggetto non tesserato, introdotto in campo come “massaggiatore”. Lo afferra per la divisa, lo spinge contro il muro, lo prende per il collo.
Il Giudice Sportivo infligge una delle sanzioni più dure degli ultimi anni: 350 euro di ammenda, retrocessione all’ultimo posto in classifica e trasmissione immediata degli atti alla Procura Federale.
Un episodio sorprendente per modalità e gravità, soprattutto perché consumato fuori dallo sguardo del pubblico, nella zona tradizionalmente considerata più protetta del campo.

Ottobre 2024: Fabrizia, nel vibonese

Una gara di Prima Categoria si chiude all’intervallo, ma non per motivi tecnici. L’arbitro viene aggredito negli spogliatoi da un sostenitore che chiude la porta e lo colpisce con violenza al collo e alla schiena. Lo stesso arbitro, il giorno successivo, ottiene una prognosi di due giorni.
Nel referto si legge una sequenza di espulsioni, proteste, accessi non autorizzati allo spogliatoio e interventi tardivi dei dirigenti. Il Giudice Sportivo assegna la vittoria a tavolino agli ospiti, infligge una gara a porte chiuse, ammende e squalifiche prolungate.

Febbraio 2025: Bianco, nel Reggino

Il caso forse più simbolico degli ultimi mesi. Un arbitro di 15 anni viene aggredito da un dirigente durante una gara dei Giovanissimi. Il padre – lì per accompagnarlo – interviene per difenderlo e viene colpito fino a perdere i sensi.
Entrambi vengono portati in ospedale. Le indagini della Procura di Locri sono immediate; la sezione Aia locale convoca una riunione straordinaria alla presenza dei dirigenti arbitrali e del vescovo di Locri-Gerace, un segnale chiaro del peso sociale assunto dalla vicenda.

Non solo Calabria: un fenomeno nazionale

Osservando i dati federali, si comprende come la Calabria non rappresenti un’eccezione. L’Italia intera si confronta con una forma crescente di violenza contro i direttori di gara. Negli ultimi giorni, un nuovo episodio ha colpito il calcio giovanile italiano. Nicola, 15 anni, arbitro in una gara del Campionato Under 16 Ginosa-Hellas Laterza in Puglia, è stato aggredito durante la partita. L’Aia ancora una volta ha denunciato l’accaduto sottolineando l’«inaccettabilità» della violenza nei confronti dei giovani arbitri e richiamando istituzioni, società e famiglie a intervenire con urgenza. L’Hellas Laterza ha preso le distanze dal gesto del proprio tesserato, definendolo «intollerabile e inqualificabile», sospendendo immediatamente il calciatore responsabile e annunciando provvedimenti esemplari in collaborazione con la giustizia sportiva.
Nelle stagioni 2022/23 e 2023/24 sono stati registrati 870 episodi complessivi, 978 giorni di prognosi, 180 casi di violenza fisica grave, 257 episodi di violenza fisica
La maggior parte nei campionati regionali e provinciali. Nella stagione 2024/25 (dato aggiornato al 20 novembre) 195 episodi già registrati di cui 15 gravi.
Sono numeri che mostrano una continuità: il fenomeno non è episodico ma sistemico, e trova terreno fertile soprattutto dove la struttura organizzativa è più fragile.
Il 30 aprile 2025, la Figc ha istituito un Osservatorio nazionale sulla violenza contro gli arbitri, con il compito di raccogliere dati, proporre misure e monitorarne gli effetti. Un passaggio che riconosce la necessità di un approccio più organico, oltre le singole sanzioni disciplinari

Uno sguardo più ampio

La violenza contro gli arbitri nel calcio minore non nasce sul campo. Il campo, semmai, la mette in scena. Dietro ci sono dinamiche sociali note: frustrazione, assenza di strutture, ruoli confusi, una cultura sportiva che soprattutto in certe aree resta fragile.
Non si tratta di criminalizzare territori o categorie: la Calabria, come evidenziato, è solo uno dei luoghi in cui questo fenomeno appare più evidente perché più visibile nei referti, nei comunicati e nei video condivisi sui social. Francica non è un caso isolato. È uno specchio. E come tutti gli specchi, costringe a guardare anche ciò che sarebbe più comodo ignorare.
In attesa che l’Osservatorio Figc inizi a produrre misure strutturate, l’unica certezza è evidente: finché l’arbitro resterà il soggetto più esposto e meno tutelato del sistema, ogni provincia italiana rischia di diventare teatro del prossimo episodio. (f.v.)

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