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Medici introvabili tra concorsi disertati e borse di studio “snobbate”

La “grande fuga” dai pronto soccorso e quella dei medici di famiglia: -10mila in vent’anni

Pubblicato il: 27/12/2025 – 13:35
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Medici introvabili tra concorsi disertati e borse di studio “snobbate”

ROMA Il 17% dei posti resta vacante, ma la percentuale sale al 47% per i reparti di medicina d’urgenza e al 60% per anatomia patologica. In aumento anche chi va via dall’Italia: dal 2020 oltre 5mila professionisti. Lo rivela un’inchiesta de La Stampa in edicola oggi: l’emergenza non riguarda solo il nord-ovest (in Valle d’Aosta a vuoto il 56% dei concorsi e in Piemonte snobbati i Pronti soccorso) ma in generale tutto lo Stivale, dove dopo i pensionamenti nel 2031 mancheranno anche 10mila dottori di base.
Nel corso del 2025 – si legge sul quotidiano torinese – su 15.283 posti messi a bando nelle regioni per varie specialità mediche, 2.569, pari a circa il 17%, sono rimasti vacanti. I camici bianchi si tengono alla larga soprattutto da settori nevralgici e usuranti: nella medicina di emergenza e urgenza, quella che deve cavarsela nel “girone dantesco” dei PS, su 976 posti disponibili ne sono stati assegnati solo 537, con circa il 47% dei poti vacanti. Ma anche specializzazioni come anatomia patologica, radioterapia e discipline di laboratorio hanno oltre il 60% di posti non assegnati; non va meglio se si guarda a microbiologia, patologia clinica, radiologia e medicina nucleare.
A rischio desertificazione – annota la Stampa citando dati di Istat, Fnomceo, Agenas ed Enpam – sono soprattutto i medici di famiglia: nel 2024, su 2.623 borse di studio disponibili sono stati solo 2.240 i candidati che hanno accettato, lasciando vuoto il 15% dei posti disponibili con punte negative in Marche, Toscana e Veneto. Dagli oltre 46mila medici di famiglia del 2002 si è arrivati a 36mila nel 2025. Il turnover e le pensioni di massa che si avvicinano (nel 2022 un quarto dei medici di famiglia e ospedalieri aveva già superato i 60 anni) non fanno ben sperare, così come la scarsa attrattività di un sistema sanitario nazionale che arranca rispetto al resto di Europa, uno scenario con salari e condizioni di lavoro ben più vantaggiosi. (redazione@corrierecal.it)

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