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Cosenza, 31enne picchiato a Natale per l’abbigliamento “non conforme”. «Aggredito quattro volte»

La nota dell’Arcigay Cosenza. «Il ragazzo, purtroppo non è nuovo ad atti di violenza. Apostrofato con insulti omofobi»

Pubblicato il: 28/12/2025 – 19:31
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Cosenza, 31enne picchiato a Natale per l’abbigliamento “non conforme”. «Aggredito quattro volte»

COSENZA Gli episodi di violenza si susseguono mentre la movida conquista interi quartieri della città di Cosenza. L’ultimo episodio risale alla notte del 25 dicembre. In uno dei quartieri animato dalle notti dei giovani, Santa Teresa, a poche decine di metri dal luogo in cui appena sabato scorso si era registrata un’altra rissa. Un ragazzo di 31 anni è stato aggredito intorno alle 2 dopo essere stato insultato con frasi omofobe e discriminatorie, oltre a essere raggiunto da uno sputo da parte del gruppo che – secondo i racconti – era composto da meno di 10 ragazzi, tutti intorno ai vent’anni. Sul caso è intervenuto, con una nota, anche l’Arcigay di Cosenza. «Il ragazzo, che purtroppo non è nuovo ad atti di violenza e che abbiamo avuto modo di ascoltare in queste ore, ha condiviso con noi una posizione consapevole e lucida, pur sapendo che potrebbe non essere sostenuta da tutti. Sulla base della sua esperienza, ha sottolineato l’importanza di reagire non per alimentare lo scontro, ma per non lasciare campo libero a chi ritiene di poter agire impunemente.
Ha inoltre evidenziato come questo tipo di violenza non sia quasi mai un fatto individuale, ma trovi forza nel gruppo, nella dinamica del branco, nella sensazione di impunità e nella convinzione che nessuno risponderà delle proprie azioni. È proprio questo meccanismo che, secondo lui, non deve essere accettato. Reagire non significa cercare la violenza, ma rifiutare di abbassare la testa e di farsi zittire». «Da un dettaglio – si legge ancora nella nota – emerge con particolare forza la necessità di strumenti legislativi concreti: il ragazzo, apostrofato con insulti omofobici, è eterosessuale e l’aggressione è stata scatenata da un semplice stile di vestire ritenuto “non conforme”. A rendere il quadro ancora più allarmante è il fatto che gli aggressori non si siano fermati a un solo attacco, ma siano tornati ad accanirsi per quattro volte contro il ragazzo e contro l’amico che tentava di difenderlo. A quel punto le intenzioni erano evidenti: non si trattava più di “dare una lezione”, ma di un reale tentativo di fare del male. È anche per questo che parlare di una legge contro le discriminazioni non è una posizione ideologica, ma una necessità urgente. Quando l’odio colpisce senza motivo, nessuno può dirsi davvero al sicuro».
«L’episodio, insieme ad altri fatti di cronaca – continua la nota – conferma che non siamo di fronte a casi isolati, ma a un problema strutturale che riguarda l’intera società. Per questo riteniamo fondamentale ribadire alle istituzioni la necessità di intervenire in modo più incisivo sul piano educativo: è attraverso l’educazione alla cittadinanza e alle differenze, in tutti i contesti possibili, che si prevengono realmente i crimini d’odio.
Il nostro impegno nelle scuole, tramite progetti e laboratori, non può e non deve restare l’unico presidio in questa direzione. Lavoriamo prioritariamente sul piano della prevenzione, dell’educazione civica e affettiva e del contrasto culturale alle discriminazioni, riconoscendo questo impegno come profondamente intersezionale. È un lavoro che portiamo avanti da anni, in modo spesso silenzioso ma continuo, e che rifiuta di ridurre questi fenomeni a semplici emergenze di ordine pubblico, riconoscendoli invece come questioni culturali, sociali e politiche. La costruzione di una società civile non passa esclusivamente dalla punizione o dall’inasprimento dei controlli, ma da un lavoro profondo e continuativo di responsabilità collettiva. Accogliamo con favore la decisione della persona coinvolta di sporgere denuncia: un atto tanto coraggioso quanto essenziale. A questo si affianca il pieno supporto del nostro CAD, che offre consulenza legale e psicologica alle vittime di discriminazione omobitransfobica». (redazione@corrierecal.it)

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