Reggio, in consiglio comunale opposizione dilaniata
REGGIO CALABRIA A Reggio il teatro comunale e il palazzo di città si trovano uno dirimpetto all’altro, separati dalla via principale, il corso Garibaldi. Eppure mai come nella seduta odierna del civi…

REGGIO CALABRIA A Reggio il teatro comunale e il palazzo di città si trovano uno dirimpetto all’altro, separati dalla via principale, il corso Garibaldi. Eppure mai come nella seduta odierna del civico consesso i due contesti si sono assomigliati. Da un lato l’ordine del giorno sulla carta, prevedeva l’elezione dei questori (uno per la maggioranza e uno per le opposizioni), dall’altro i siparietti da aspiranti attori che hanno visto per protagonisti diversi consiglieri comunali. In realtà il dibattito in aula ha da subito manifestato toni accessi, scaturiti dalle richieste di trasparenza di Massimo Canale (Energia Pulita). Prima sulla presenza della ‘ndrangheta all’interno delle istituzioni e nella fattispecie delle municipalizzate come la Multiservizi, che – stando alla recente operazione Astrea – era partecipata dal Comune e dalle cosche (per il 33%). E poi sull’indagine della magistratura che ha lambito l’assessore Morisani, ritenuto dagli inquirenti vicino ad ambienti criminali. Al centro di ulteriori scontri l’elezione dei questori: la maggioranza proponeva Plateroti, le opposizioni frammentate esprimevano i nomi di Liotta (Pd ed Energia Pulita) e Brunetti (in quota Polo Civico appoggiato da Idv). Sostiene Canale che ogni schieramento dovesse – per legge – votare il suo rappresentante, uno per parte. E, invece, con i voti determinanti della maggioranza, Brunetti la spunta su Liotta, consegnando due opposizioni, spaccatissime e opposte e contrarie. L’elezione di Plateroti e Brunetti è cosa fatta, con la benedizione di quella parte di minoranza che viene definita «collaborativa» dalle forze del centrodestra. Ovvero, Peppe Bova (Terzo polo) e De Caridi (Idv), che hanno un scambio di opinioni al vetriolo proprio con Canale. Bova dice passando di fronte allo scranno dove sta parlando Canale: «Questa che dici è una sciocchezza» con la replica «ne dici tante tu di sciocchezze, dalla campagna elettorale…». Quindi nei confronti di De Caridi che borbotta qualcosa, si rivolge con uno «stai zitto» perentorio. Il centrodestra se la ride, mentre il consigliere Scarfone (da buon suggeritore del dietro le quinte del teatrino) si lancia in un accorato appello al sindaco Arena affinchè chiarisca che non si può contribuire alla crescita della città con questo clima (all’interno dell’aula), avventurandosi in un latino zoppicante («a chi prodest questo atteggiamento» dice) e denunciando il dito medio che sarebbe stato sollevato al suo indirizzo da Canale, che nel frattempo esce dall’aula. «Canale è meglio che ascolti, ce n’è pure per te…» promette Scarfone. L’ecumenico Arena aborrisce tutto quest’«odio» e questo «modo di fare corrosivo». E continua a celebrare la necessità di un ramoscello di ulivo (reminiscenze prodiane?). «O si trova unità, oppure si finisce nelle aule dei tribunali» dice, riferendosi alle questioni tecnico-giuridiche. Delle altre aule di tribunale non fa menzione. Anzi sì. Cita Avetrana, la cittadina pugliese sconquassata dal caso di Sarah Scazzi, e la paragona alle vicende del comune di Reggio: «Ogni giorno esce un fatto nuovo, questo è sciacallaggio, macelleria sociale». Bagnato dell’Udc dice di aver sposato il progetto dell’amministrazione Arena. E quindi, da buon cattolico, non può essere favorevole ai divorzi (politici) ancorché formalizzatisi a livello nazionale da un bel pezzo. E – a proposito delle società miste – Bagnato dichiara di aver chiesto che venissero sostituiti tutti i presidenti delle municipalizzate «perché non rappresentano questa amministrazione, ma la precedente». Interessante – e prima – presa di distanze da Scopelliti e dal modello Reggio: sarà fortuita? Daniele Romeo e Scarfone, del Pdl, si rivolgono più volte alla stampa collaborativa, cercando collaborazione: «Sottolineate che quando la maggioranza e alcune parti dell’opposizione trovano punti d’incontro non si deve gridare per forza all’inciucio». Se lo dicon loro. Si chiude con battutine su Boris Becker (al secolo l’ex sindaco facente funzioni Naccari) e col tentativo di delegittimazione del compianto sindaco Italo Falcomatà, sulla base delle risultanze della relazione della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti: «Non volevamo tirarle fuori queste carte, ma dato il clima” ribadiscono Romeo e Scarfone. Il tentativo voleva far passare il messaggio che tutti sono uguali a tutti. Più che di carte, si è trattato di un botta e risposta a colpi di citazioni di agenzie estratte con iPhone e iPad. La politica giace sepolta dal teatro. Senza risposte, senza soluzioni, senza soldi.